Un film che riesce ad essere assolutamente atipico ma allo stesso tempo quasi succube dei luoghi comuni: Hanna è una pellicola indefinibile, perché quando ci si rende conto che non mantiene nulla di ciò che ha promesso, ci si accorge anche che in realtà... non ha promesso nulla!
Hanna (un’eccellente Saoirse Ronan, già ottima protagonista nel 2007 di Espiazione, dello stesso regista Joe Wright) è una bambina che vive con il padre nella foresta d’un paese gelido: non ci viene detto, ma sembra di capire che dalla nascita non abbia incontrato altro essere umano. Viene istruita dal padre nella caccia, nel combattimento, nelle lingue e il buon genitore passa tutte le sere a leggere l’Enciclopedia alla figlia. (Gli americani stimano il sapere enciclopedico più d’ogni altra cosa!) Non sa cosa sia la musica né, ci sembra di capire, tante altre cose: l’unico svago che sembra esserle concesso è quello di sfogliare - non vista - un libro illustrato di fiabe dei fratelli Grimm.
Chi è Hanna? Perché il padre Erik vive con lei una vita così solitaria e marziale? Lo si saprà negli ultimi istanti del film... e sarà un motivo talmente blando che sinceramente rimane un mistero come possa aver fatto prendere ad Erik una decisione simile...
Un giorno il buon padre fa scegliere ad Hanna se continuare con quella vita o passare ad una fase successiva: se premerà il bottone di uno strano apparecchio... qualcosa succederà. La ragazzina non resiste, preme il bottone e suona un allarme in casa di Marissa (una Cate Blanchett al minimo storico, quasi catalettica per tutto il film: non le andava proprio di lavorarci!): perché Melissa ha passato tutti questi anni ad aspettare che un allarme le suonasse in casa? Perché fa quello che fa dopo, così incredibilmente sproporzionato rispetto a quanto noi - poveri spettatori - sappiamo? Mi spiace, ma questo non verrà detto...
In un turbinio di location diverse - Bavaria, Brandeburgo, Berlino e la Germania in generale, senza tralasciare il Marocco e la Finlandia - il film diventa il più lento action movie di sempre: le sequenze d’azione sono ottime e girate con mano sicura, ma è troppo evidente che sono dei meri riempitivi di una storia assente, e l’uso occasionale del rallentatore non migliora la situazione.
Hanna è un film che non ha assolutamente nulla da dire, in cui vengono tirati in ballo tutti i luoghi comuni utili ad allungare un brodo insapore - la bambina innocente, novella Candide voltairiana, alla scoperta del mondo e delle sue assurdità, i rapporti umani, la corrente elettrica e un mucchio di altre banalità - e dove i personaggi sono gettati lì senza alcun motivo e quindi si muovono alla rinfusa e con un unico scopo: tirare all’ora e quaranta un film che in realtà poteva essere tranquillamente un cortometraggio!
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