Il silenzio nella stanza è pesante e denso di aspettative.
«Allora, questa carta?» chiede impaziente Grazia Negro.
De Luca la guarda stupito. Posa la foto che un attimo prima aveva sventolato ed assume un'espressione interrogativa. «Quale carta?» chiede.
La donna lo fissa. «Come "quale carta": un attimo fa ha gridato "La carta, ma certo", come se avesse capito qualcosa. Allora, cos'ha capito, commissario?»
L'uomo guarda negli occhi gli altri presenti nella stanza. Coliandro scuote la testa come a dire "Questa sta fuori di melone".
«Non è il momento di giocare, Grazia», prosegue con tono seccato. «Abbiamo parecchio lavoro da fare e siamo in alto mare.»
La donna si guarda in giro, chiedendo aiuto, ma si rende conto che è in minoranza: nessuno degli altri dà segno di aver trovato strana quella faccenda, com'è invece per lei. Possibile che non abbiano sentito l'esclamazione del commissario? Possibile che lei se la sia immaginata? Oppure...
«Scusate, tutta questa storia mi ha scosso», dice Grazia prendendosi il viso tra le mani. Dopo il giusto tempo "teatrale", riprende: «È meglio che vada a riposarmi.» Si alza velocemente e si dirige verso l'uscita senza esitazione e senza voltarsi indietro.
«Ma dove va ora 'sta matta?» bisbiglia Coliandro.
«Grazia, aspetti», cerca di fermarla De Luca, «non può mica andarsene nel bel mezzo di...»
Ma la donna è già fuori. Non credeva che ci sarebbe riuscita, ma evidentemente è più "libera" degli altri, e deve approfittarne. Deve cercare di salvare i suoi colleghi e se stessa. E non necessariamente in quest'ordine.
* * *
Il ristorante è gremito. È l'ora di punta e il vociare della gente è quasi assordante. Alcuni tizi stanno festeggiando in modo fastidioso e rumoroso un qualche traguardo raggiunto.
«Scusate...» Grazia cerca di farsi ascoltare ma i camerieri non sembrano neanche vederla. «Scusate, sapete se qui...» Un cameriere le pesta i piedi e questo tinge di rosso la sua mente.
Afferra per il bavero il ragazzo che l'ha calpestata, lo fa voltare e gli sbatte davanti agli occhi il tesserino di polizia. «Questa è un'operazione di polizia, amico, e ringrazia che ti mostro solo il distintivo e non la pistola.» Mai pestare i piedi di una donna, soprattutto quando ha indosso delle scarpe che adora. «Mi hanno detto che posso trovare qui X, lo scrittore...»
Con consumata abilità il cameriere riesce a non far cadere i vari piatti tenuti in equilibrio sulle braccia, malgrado la sorpresa e lo spavento. «È al suo solito posto», risponde con un cenno del capo in una direzione. «Ultimo tavolo a sinistra.»
L'ispettrice lo strattona via e si dirige velocemente al posto indicato. C'è un uomo corpulento che sta mangiando come se fosse il suo ultimo giorno di vita. Grazia gli si avvicina decisa e quasi minacciosa, anche se l'uomo non se ne accorge.
«Omelette Omero per il signor X» annuncia all'improvviso un cameriere sbucato quasi dal nulla. Il piatto che porta per poco non colpisce la testa della poliziotta. Nel ricevere il pasto, l'uomo si accorge della donna che l'ha raggiunto.
«Grazia! Che piacere vederti: quanto tempo è passato? Se arrivavi prima potevamo dividerci l'antipasto Tre porcellini: prosciutto, pancetta e zampone» esclama X, sorridente e quasi raggiante.
«Non ho tempo per le chiacchiere», risponde Grazia sbrigativamente. «Ho bisogno del tuo aiuto: è una questione di vita o di morte.»
«Addirittura. Forza, siediti e prendi un po' di omelette Omero. Sai come la fanno? Si preparano uova fresche ad occhi chiusi, poi si aggiunge un po' di formaggio greco e si serve con un velo d'olio d'oliva.»
«X!» esplode Grazia. «Non me ne frega niente di mangiare. Ti ho detto che sono nei guai. Non ho molto tempo, e non so quanto ci metteranno a trovarmi. Devi scrivermi assolutamente un finale...»
«Ub bfifale?» bofonchia X con la bocca piena di cibo.
L'ispettrice, rimasta in piedi, prosegue come un treno impazzito. «Investigando sulla morte di Carlo Lucarelli - o almeno sulla sua presunta morte - mi è nato il sospetto che in realtà sia tutto un gioco: non escluderei anzi che dietro ci sia lo scrittore stesso. Prima erano solo pensieri, fantasie che mi venivano in mente ma che scacciavo come ridicole. Poi oggi c'è stata una conferma: il commissario addetto alle indagini ha avuto un'intuizione... e poi puff, ha negato tutto come se non fosse mai successo. Lo so che sembra assurdo... ma io credo che sia stato Lucarelli a cancellare l'intuizione prima che potesse portare a risolvere l'enigma. Dal cancellare intuizioni al cancellare personaggi il passo è breve.»
«Spaghetti all'assassina per il signor X», esplode un cameriere dietro le spalle della donna, intruppandole un braccio con il taglio del piatto.
Lei però neanche se ne accorge, e continua a parlare mentre l'altro si ingozza. «A quanto pare io non sono "controllabile" dallo scrittore, non può cancellare i miei pensieri: ma questo forse vuol dire che potrebbe cancellare direttamente il mio personaggio, magari usandone un altro come "sicario". Per questo mi serve uno scrittore - cioè tu, appena la pianterai di mangiare - per combattere contro la potenza oscura che sta manovrando la mia squadra e che mette in pericolo la mia vita. Se io sono infatti un personaggio "libero", sono un pericolo per Lucarelli, e potrebbe usare uno dei suoi personaggi chiave per farmi fuori. Se tu invece mi scrivi un finale diverso, potremo combattere... in uno scontro di penne!»
«Ecco!» sbotta X sputando anche un po' di pasta. «Penne: la prossima volta prendo le penne al sugo di pesce spada à la Hemingway.»
Grazia lo fissa incredula. «Ma... hai sentito quello che ho detto? Hai capito che io - tua cugina, sangue del tuo sangue - sono stata trasformata in un personaggio di un romanzo? Sono la sbirra dura e aspra che si contrappone agli altri più "morbidi" e comprensivi: insomma, sono un topos letterario!»
«Visto che sei una donna, al massimo puoi essere una topa letteraria!» X sbotta a ridere sguagliatamente agitando la forchetta e disseminando pezzi di spaghetti anche nei tavoli accanto.
«Si parla di tope?» esclama Coliandro, arrivato silenziosamente - anche se con il locale pieno non si sarebbe sentito neanche se fosse entrato sparando - e dopo aver dato una pacca sulla spalla di Grazia, sibila: «Sono un esperto sull'argomento.» Sorride, ma non con gli occhi, mentre guarda l'ispettrice. Lei è paralizzata.
«È un tuo collega?» chiede X, poi si rivolge all'uomo. «Me la stressate troppo mia cugina. Poi si va a leggere Jacques il fatalista di Diderot e si convince che i personaggi letterari possano comunicare con i propri creatori. Non è così: al massimo gli scrittori possono passarsi personaggi l'un l'altro e giocarci un po'. Sperando che non si rovinino... i personaggi, non gli scrittori.»
«Ah, quindi la nostra bella poliziotta crede di essere un personaggio, eh?» Coliandro fissa la donna con fare sarcastico. «Ecco perché è scappata così, alla chetichella.»
«Come mi hai trovata?» sibila la donna.
«Non ha importanza. Ora vieni con me, buona buona, e ce ne torniamo...»
«Vol-au-vent alla Don Chisciotte per il signor X» grida un cameriere riuscendo a colpire con il vassoio sia la Negro che Coliandro.
«E che modi della min... mmmm», esclama quest'ultimo annusando l'aria. «Mica male: sono buoni?»
X ha appena finito di spazzolare gli spaghetti e agita la forchetta alla volta di Coliandro. «Buonissimi, ma ne ho ordinati troppi. Vuole favorire? Prego, si segga.»
«Segga? Ma che lingua è?» chiede Coliandro accomodandosi.
X sghignazza. «Non ci badi. Gli scrittori e i loro strani imperativi...»
«Ah, lei è uno scrittore, quindi?» Fulmina con lo guardo Grazia, che è rimasta in piedi, immobile. «Ma guarda che coincidenza: stiamo proprio indagando su uno scrittore morto.»
«Sì, me lo stava raccontando Grazia or ora», risponde X chino sul piatto.
«Or ora, eh?...» i due poliziotti si studiano con gli occhi, mentre lo scrittore mangia come se non ci fosse un domani.
«Abfete tfofato l'affafsino?»
«Eh?» chiede Coliandro. «Che è, un altro strano imperativo?»
Lo scrittore inghiotte il boccone che sembra più grande del suo collo. «Dicevo, avete trovato l'assassino?»
«Siamo molto vicini alla soluzione del...»
«Bugie alla Pinocchio per il signor X.» Appena sente questo grido Grazia scatta con una velocità inaspettata: si sposta quanto basta per caricare la gamba e assesta un calcio deciso alla caviglia del cameriere. Dolore e sorpresa fanno il resto: il povero ragazzo crolla come un sacco di patate, versando il pesante vassoio addosso a Coliandro. L'ispettrice sfrutta la sorpresa e in un attimo afferra il poliziotto per i capelli e gli sbatte la testa sul tavolo: non fa troppa forza, ma tanto basta perché dolore e sangue e lacrime mettano fuori combattimento l'ex collega.
«Ti credo che sei ancora single, Grazia!» esclama X, che non ha smesso un attimo di mangiare.
La donna libera il tavolo con un braccio. X trasale al vedere tutto quel ben di Dio versato in terra, ma non si muove e fissa il foglio che Grazia gli sbatte davanti. «Questa è la lista dei personaggi, X: devi scrivermi un finale che li veda tutti sani e salvi, dopo aver risolto l'enigma. Se proprio devi far fuori qualcuno, quest'idiota a terra è il candidato perfetto.»
«Non vorrei mai contraddirti», inizia lo scrittore leccandosi le dita, «ma io sono un poeta, non un romanziere. Io rubo il fuoco agli Dei, sono un nouveau Prométhée che...»
«Raccontale alle tue amichette queste cretinate», sbotta l'ispettrice sbattendo il pugno sul tavolo. «Quelle due o tre stupide poesie che hai pubblicato non basterebbero a pagarti neanche i grissini, qui. Lo so che scrivi romanzacci sotto pseudonimo: non mi serve un Premio Strega, mi basta un finale che mi salvi il cu...»
«Al tuo "cu" ci penso io, dolcezza», esclama Coliandro, rialzandosi da terra, con il viso coperto di sangue. Afferra al collo Grazia e i due cominciano a lottare ferocemente.
«Affogato al rhum Long John Silver per il signor X», dice un cameriere arrivando ed ignorando sia i due che lottano in terra sia l'altro cameriere che, sempre in terra, si massaggia la caviglia dolorante.
«Merci, garçon», risponde X per darsi arie da uomo di mondo. «I miei complimenti al cuoco. E una prece: la prossima volta meno olio sull'omelette.»
Il cameriere se ne va sbuffando. «Ancora con 'ste "preci"...»
X si appresta a gustare l'affogato, ma i due litiganti in terra crollano addosso a una delle gambe del tavolo: lo scrittore non riesce a tenere il bicchiere e un po' del contenuto si versa sul foglio di carta che Grazia gli aveva messo davanti.
Un rantolo improvviso e in pochi secondi la lotta finisce. La donna si alza, dolorante, insanguinata e con gli abiti strappati. «Che cosa hai scritto?» chiede balbettando ad X.
«Scritto? Niente. Mi si è solo versato un po' di delizioso affogato al rhum sulla lista dei nomi che mi hai dato.» Cerca di asciugare il foglio senza successo. «Questo nome qui s'è coperto di liquido...»
Grazia china la testa. Coliandro giace ai suoi piedi... morto annegato...
«Evidentemente non ho controllato bene la mia forza», dice Grazia Negro a De Luca. «Il medico legale mi ha detto che il setto nasale di Coliandro si è rotto in modo anomalo e così il sangue ha cominciato a colargli all'interno, in gola: lottando, alla fine s'è strozzato... anzi, è letteralmente annegato nel proprio sangue. Che brutta fine.»
«Già. Però, visto che abbiamo trovato le prove che era lui il colpevole, in definitiva possiamo dire che giustizia ha trionfato», risponde il commissario,
«Non ci posso ancora credere che sia stato Coliandro ad aver ucciso Lucarelli: è come se un personaggio si fosse ribellato al proprio autore! Non si può fare...»
«Abbiamo scoperto i loro traffici: più che un rapporto letterario quei due erano dei veri complici. E fra complici succede che uno faccia fuori l'altro. A proposito», De Luca dà una pacca sulla spalla della donna. «Mi spiace aver fatto finta di niente con quel discorso della "carta", ma mi sono reso conto che non potevo svelare i miei assi così presto. Avevo avuto un'intuizione e non volevo rivelarlo a nessuno, prima di esserne sicuro. Dovevo indagare... ma per fortuna ci hai pensato tu.»
Grazia sorride. Coliandro che ha ucciso Lucarelli, pensa fra sé: ma che razza di stupido finale è andato ad inventarsi X... Meno male che almeno io ne esco salva.
«Ora devo andare.» Si allontana ma De Luca la richiama per avvertirla che ha dimenticato un sacchetto. «Ah, già. Mio cugino mi ha offerto il pranzo. Panino Robinson Crusoe, con granchio e olio di cocco. Bah, farei volentieri a cambio con un'insalata mista.»
«Fa male, Grazia», risponde De Luca sorridendole. «Deve mangiare regolarmente un po' di letteratura, altrimenti cosa dirà quando un giorno si troverà al cospetto del Grande Sceneggiatore?»
Grazia sorride. «Probabilmente mi farei scrivere un finale alternativo...»
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