Il male mi attrae.
Irresistibilmente.
E non so perché.
(p.345)
Sebastian Fitzek con i suoi libri ha dato forza a un genere –lo psychothriller – che piace molto sia in Italia che all’estero (per fare un esempio, sia questo romanzo sia, tra i precedenti, Il ladro di anime hanno scalato le classifiche nella natìa Germania con oltre 500.000 copie vendute). Autore classe ‘71, con un curriculum variegato alle spalle – prima di diventare scrittore ha studiato medicina veterinaria per passare a legge, poi abbandonata; ha lavorato in radio come capo-editor e direttore dei programmi, Fitzek si distingue per una scrittura pulita e intrigante, per la capacità di stupire ogni volta il lettore, per atmosfere che portano al culmine la tensione. Elliot Edizioni è la casa editrice che ha puntato su di lui e c’ha visto giusto: grazie ad Elliot questo è il suo quinto romanzo che esce in Italia, dopo La terapia (2007), Il ladro di anime (2009), Il bambino (2009) e Schegge (2010).
Il libro comincia dalla fine, pagina 376 e le pagine procedono a ritroso. Ma ciò non significa niente, perché altro talento dell’autore è quello di coinvolgere il lettore in una spirale apparentemente illogica di ansia, fargli credere l’impossibile o, al contrario, immetterlo in realtà che poggiano su premesse dove tutto diventa possibile e poi, alla fine, sgarbugliare i fili anche ricorrendo all’appoggio della psichiatria, delle combinazioni e deviazioni mentali.
Gli elementi del Thriller ci sono tutti:
c’è un killer e ci sono delle vittime. Un pericoloso maniaco, detto il Collezionista di occhi, uccide donne cui rapisce i bambini. Li nasconde e il padre ha quarantacinque ore di tempo a disposizione per trovarli, altrimenti i bimbi muoiono. E, quando accade, si infierisce sul cadavere privandolo di un occhio.
C’è un inseguitore. Alexander Zorbach, narratore privilegiato, sguardo triste e qualche chilo in più, un ex poliziotto diventato cronista di nera, che si trova invischiato nella storia.
C’è un’aiutante (metto l’apostrofo perché è una donna: la giovane Alina Gregoriev, cieca dall’età di tre anni, in grado di vedere il passato delle persone in circostanze estreme).
E scorre tanta, tantissima tensione.
Con uno stile che confonde, veloce, elettrizzante, Fitzek ci rivela l’ignoto pericoloso in agguato dietro al paravento di un mondo apparentemente conosciuto:
«L’opinione pubblica era convinta che i bambini fossero stati uccisi in uno stesso nascondiglio, cosa che in effetti appariva molto probabile. Tuttavia l’autopsia aveva rivelato qualcosa che era stato volutamente tenuto segreto...».
Qui la nostra video-intervista all'autore: rubriche/9782/
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