L’amore è idrosolubile, il nuovo romanzo di Fulvio Ervas, è un flusso istantaneo e vibrante di immagini e di intuizioni.

Linguaggio diretto come nei suoi precedenti lavori (ricordiamo Pinguini arrosto e Finché c’è prosecco c’è speranza), in cui è ripreso a tinte forti l’immagine di un nordest spogliato della sua cornice piccolo borghese e presentato nella sua naturale essenza.

Romanzo iperbolico che affronta la sua contemporaneità nella Marca Trevigiana, dove Stucky, un ispettore geniale ma con la testa tra le nuvole, risolve casi complicati quasi inciampando sugli indizi.

Alice è scomparsa da dieci anni e di lei non si è saputo più nulla.

Improvvisamente, durante il mese di novembre, un’alluvione flagella la Marca, trasformando la campagna in un acquitrino. Quando le acque si ritirano ecco comparire, tra i capannoni devastati e le porcilaie, lo scheletro di un essere umano.

Una giovane veggente marocchina è sicura che quello scheletro appartenga alla povera Alice. A rivelarglielo è stata la Madonna.

Stucky è perplesso. Il suo spirito laico rifiuta questa supposizione e si chiede come mai la Madonna sia comparsa al cospetto di una mussulmana?

A questo si aggiunge un fatto intriso di mistero: la donna ha lasciato un’agenda, dove dentro ogni pagina c’è ritratto un suo amante. Accanto ai ritratti la scritta “amori idrosolubili come lo zucchero e il sale” infittiscono il mistero.

Ecco che dopo il ritrovamento dello scheletro, le fotocopie di questa agenda compaiono in tutta Treviso, invadono i tavolini dei bar all’aperto, panchine, parapetti, sportelli bancomat, cabine del telefono.

Sono coinvolti rispettabili professionisti trevigiani che a sua volta entrano in crisi, mettendo in fermento tutta la città, Treviso, foriera di un nordest arrabbiato e confuso.

Toccherà a Stucky districarsi tra mille problemi per risolvere il caso, tra gli ex amanti di Alice e i satanismi che si incontrano a mezzanotte.

Ci sono tutti gli ingredienti per il sapore di un bel noir di casa nostra, con una forte connotazione territoriale rappresentato degnamente da questo nordest misterioso e inquietante.

Ervas ha saputo colpirci ancora una volta sapendo infilare tra le pieghe della scrittura una ironia sottile e sagace che affascina sicuramente il lettore.

Il suo protagonista non smette di tenerci per mano, lasciandoci con il fiato sospeso fino all’ultima riga.