La risata dell’editore esplose e rimbombò nella stanza. «Questi scrittori, che mattacchioni! Se le hanno detto così evidentemente hanno voluto organizzare uno scherzo anche a lei. Che io sappia Bizzarro non ha mai voluto mettere le mani sul romanzo totale.»

«Infatti non ho detto che volesse: ho detto che gli scrittori erano convinti che lui volesse...»

«E che differenza fa?» chiese dubbioso l’editore.

«Niente in effetti: è una cosa contorta che in realtà è lineare...»

«E cos’altro le hanno raccontato quegli scrittori con troppa fantasia?» Non sembrava più il tono sornione di prima.

«Non molto, in realtà. Hanno fatto il loro scherzo, Cornelio ha lasciato la festa vistosamente imbarazzato e da allora non hanno più avuto sue notizie.»

«Cosa vuole, sono giovani», commentò l’editore, quasi fosse più tranquillo. «Se davvero pensavano che Bizzarro volesse rubare loro il libro, già è tanto che si siano limitati ad un purgante: potevano pensare a qualcosa di più... definitivo!»

«Curioso, è quello che ho pensato anch’io». Sorrisi falsamente. «Così come curiosamente mi sono detto: e se Cornelio non sapesse niente del romanzo totale, che fosse invece l’editore a volere il nome dello scrittore su un libro, dopo tanto silenzio, e che fosse disposto a farlo anche contro la volontà del Bizzarro?» Il mio interlocutore perse improvvisamente il suo sorriso. «Quando poi vede che lo scrittore vuole mollare la barca, si inventa qualche sistema per informare gli scrittori e per far credere loro che Cornelio voleva fregarli... confidando in una qualche reazione definitiva.»

«Be’ si è detto delle sciocchezze. Sa, dovrebbe abbandonare il giornalismo e darsi alla letteratura gialla: ne ha, di fantasia.»

«Non se la prenda: è il mio mestiere lavorare di fantasia. Evidentemente, però, non sono bravo: se è vero quanto ho supposto io, e Cornelio fosse stato fatto fuori dagli scrittori che si credevano raggirati, chi starebbe scrivendo gli articoli che stanno riempiendo i giornali? E soprattutto, chi ha scritto 4 salti nel buio, che sta per uscire?»

«Appunto, questo dovrebbe tagliare la testa al toro. Lo stile di Bizzarro è inconfondibile.»

«Con quell’incipit, poi. “Ogni vita è scandita da un numero di salti che ci rendono ciò che siamo. Io ho sempre misurato le distanze, nel mio saltare, ma per quattro volte sono stato costretto a saltare nel buio”.»

«Eh, lo capisce che uno stile così è inimitabile?»

Lo guardai sorpreso: mi aspettavo tutt’altra reazione. «Tutti i giornalisti del Paese stanno smaniando per avere qualche anticipazione del romanzo: non si chiede come mai io possa citarne addirittura l’incipit?»

L’editore mi guardò confuso. «Evidentemente è sfuggito detto a qualcuno: in casi come questo sono inevitabili fughe di notizie.»

«Ha ragione, è possibile. Ma è anche possibile che io abbia già letto il romanzo.» Tirai fuori dalla tasca un lercio mucchio di carta e lo feci cadere sulla lucida scrivania dell’editore. L’espressione del suo volto mi fece capire che malgrado lo stato pietoso il libro era stato riconosciuto.

«Ma... dove... dove...»

«Dove l’ho trovato? Dove la gente va a dimenticare i libri: in un negozio dell’usato. È evidente che ha passato parecchi anni in una cantina, un altro posto dove la gente seppellisce vivi i libri. Immagino che sepolto dov’era ha potuto sopravvivere alla sua ricerca spasmodica: qualcosa mi dice che lei ha comprato copie di questo titolo da ogni libreria esistente, convinto così di averlo cancellato.»

«Io... io...» l’uomo non sembrava riuscire a distogliere gli occhi dal testo.

«Ed è un vero peccato, amico mio. Questo 4 salti nel buio è una delizia, addirittura superiore allo stile di Bizzarro, a mio modesto parere. Ma immagino che non sia stato di questo parere il pubblico, all’epoca della sua uscita.»

«Non lo capirono...» bisbigliò l’editore. «Inoltre il mio nome in copertina era squalificante: il cognome corrispondeva all’editore. Mi aveva avvertito, mio padre, che lo avrebbe stampato ma che sarebbe apparso come un gesto di nepotismo: un editore famoso che fa uscire il romanzo del proprio figlio... Un insuccesso annunciato.» Si era alzato come un morto vivente. «Anche una tiratura bassissima non generò altro che avanzi di magazzino. Finì tutto al macero. Mi finsi un collezionista e ricomprai a due soldi le poche copie vendute, poi le distrussi. A nessuno è piaciuto quel romanzo, e doveva sparire...»