Lui neanche mi guardò. «E tu perché non compri libri sani in libreria, invece di cercare nella spazzatura che vendo io?»

Risi. Eravamo della stessa pasta: due immondezzai...

Lasciai sul piccolo ripiano alcuni libri salvati alle cantine, gonfi ma asciutti, e non aggiunsi altro: il Messia era abituato al fatto che gli portassi libri in condizioni pietose, così come sapeva che era l’unico in città - anzi, al mondo - disposto ad accettarli come pagamento per altri libri. Il suo negozio dell’usato era noto per assomigliare più ad una discarica libraria che ad altro, ma a noi pazzi andava bene: lì si potevano trovare libri introvabili, rarissimi, unici... Il fatto che fossero in condizioni pietose non era assolutamente importante.

«Hai niente di Cornelio Bizzaro? Quello che scrive di “misteri misteriosi”» chiesi.

Alzò gli occhi dal suo modellino rotto. «L’ultima volta cercavi il secondo libro della Poetica di Aristotele: cosa ti è successo?»

Sorrisi, mettendomi una matita in bocca. «Sono passato in serie A: ora seguo autori che vanno in TV. Allora, hai qualcosa?»

Il Messia chinò gli occhi. «Prova a vedere lì...» Tese la mano con un dito che indicava tutto l’universo: il suo “lì” era una pila di qualche centinaia di libri ammucchiati del tutto casualmente. Mi tolsi l’impermeabile e il cappello e mi tuffai in quella montagna di carta straccia, impolverata e ammuffita: era quello il mio modo di riflettere.

«Che strano modo di riflettere», dissi allontanandomi dallo strano specchio alla parete. «Perché mai ha nel suo ufficio uno specchio distorto?»

L’uomo occupava per intero la sua enorme poltrona di pelle, e mi guardava con soddisfazione: evidentemente amava chi faceva onore al suo ufficio. «Io sono un editore e devo sempre guardarmi dalle apparenze, da ciò che sembra qualcosa e invece è qualcos’altro. Quello specchio mi aiuta a ricordarmi che alcune cose appaiono distorte, che tutto ciò che è lampante è in realtà contorto, a suo modo.»

Mi sembrò un concetto talmente stupido che non trovai nulla da rispondere.

«Prenda il nostro grande Cornelio», continuò l’editore. «È stata una nostra grande stella, poi si è offuscato, si è perso in lunghi mesi di silenzio: ora eccolo di nuovo, pronto a brillare. Non le sembra qualcosa di contorto? Eppure è lineare, a suo modo.»

«Ma non ha appena detto che è il contorto ad essere in realtà lineare?»

«È uguale: cambiando l’ordine dei fattori...»

«Lo so, la fattoria va avanti uguale. Mi scusi, ma lei capisce che un giornalista così famoso come sono io - e sono contento che lei ci abbia creduto - ha tanti impegni e tanto da fare. La ringrazio di aver accettato di incontrami di persona: sa, le mail sono così impersonali. Io amo incontrare di persona chi intervisto. Parliamo subito del nuovo romanzo di Cornelio, 4 salti nel buio: com’è nato?» Accesi il registratore che avevo appoggiato sulla scrivania, tanto per dare una parvenza di verità alla mia copertura.

«Oh, è molto divertente», gongolò l’editore. «Lei forse ricorderà il romanzo totale Chi ha ucciso Lucarelli?, una deliziosa iniziativa per festeggiare i 50 anni del celebre scrittore. Alcuni bravi autori hanno creato un capitolo a testa e alla fine la storia ha preso una sua forma e un suo carattere. Cornelio Bizzarro faceva parte del team che seguiva il romanzo, ma alla fine - non saprei dirle il perché - volle togliere il proprio nome dal progetto. Lo stesso i partecipanti lo invitarono alla cena finale, dove si pasteggiò a base di 4 salti in padella. Il giorno dopo Bizzarro mi chiama e mi dice che finalmente gli è passato il blocco, che la cena gli ha messo in moto le rotelle e che gli è venuta l’idea di un romanzo nuovo. Da quel giorno, finalmente lo scrittore è tornato in sé e promette di regalarci tanti altri nuovi romanzi.»

«Galeotto fu il salto in padella», chiosai io.

L’editore mi guardò incuriosito: credo che cominciasse a dubitare che io fossi un così celebre giornalista.

«È curioso», continuai, «recentemente ho intervistato alcuni partecipanti al romanzo totale da lei citato, ed è uscito fuori che erano tutti convinti che il Bizzarro volesse in realtà appropriarsi dei loro capitoli per tirar fuori un romanzo a propria firma - disperato com’era dopo tanto tempo di blocco dello scrittore. Quando invece quest’opportunità è sfumata, lui si è tolto dall’intero progetto. L’invito alla cena finale era una scusa per fargli un brutto scherzo: rifilargli cioè dei 4 salti in padella pieni di lassativo...»