«Ora è anche razzista? Legge solo letteratura “alta”?» Stavo scendendo sempre di più nella sua classifica di gradimento.

«Il fatto che abbia passato la mattina a ravanare nell’immondizia dovrebbe dimostrare che bazzico anche il “basso”. È semplicemente che detesto quel Bizzarro e il suo stile... bizzarro! Ma a parte le mie considerazioni personali, devo farle una domanda fondamentale: perché io? Questo tizio è un nome di spicco, magari alle spalle ha anche editori potenti. Perché rivolgersi ad uno sconosciuto come me?»

Vanessa perse un po’ della sua strafottenza. «C’è qualcosa di poco chiaro in questa storia, e non mi fido del suo editore: se a lui non sembra strano che Cornelio tutto d’un tratto stia scrivendo a spron battuto, vuol dire due cose: o non gli interessa della persona, basta che produca, oppure la sa lunga ma si rifiuta di rispondere alle mie domande. In entrambi i casi non ci si può fare affidamento.»

Mi guardò strano. «Com’è che ho l’impressione che ci sia dell’altro?» chiesi.

«Ecco... Lei si chiama Marlowe e... be’, tanto vale dirle tutto. Il mio amico Cornelio sin da ragazzino vede intorno a sé alcuni noti personaggi legati alla letteratura: fra questi, c’è anche Marlowe. Così quando ho sentito di un investigatore bibliofilo con quel nome, ho capito che era una specie di segno del destino. Ho preso il treno ed eccomi qui.»

Sorrisi. «Cornelio vede il fantasma di Christopher Marlowe, il celebre drammaturgo cinquecentesco adorato da mio padre?»

Vanessa rimase vistosamente imbarazzata. «No, non quel Marlowe...»

La redazione del Menzognero era un delirio. Non mi piace la confusione, ma avevo bisogno di un aggancio giornalistico: articoli di quel Cornelio erano usciti su varie testate, e non potevo indagare su tutte. Decisi così di rivolgermi alla mia amica che si faceva chiamare La Guerrera: era grazie a me che era entrata nella redazione del Menzognero [vedi Dieci piccoli scrittori], ed era il momento di riscuotere.

Quando all’entrata mi chiesero cosa volessi, risposi sovrappensiero: «Devo vedere La Guerrera». Non volevo usare il suo soprannome, ma l’effetto sembrò dirompente. Senza darmi risposte, mi furono aperte tutte le porte e in un batter d’occhio mi ritrovai in piena redazione.

Cercai di chiedere a qualcuno ma erano tutti troppo agitati con notizie, conferme, smentite, bufale e roba giornalistica varia. Parlavano quasi in codice, e già disperavo di poter raggiungere la mia amica quando d’improvviso calò un silenzio irreale. Tutti si immobilizzarono e guardarono atterriti verso una porta che si era aperta, e dalla quale sbucò La Guerrera. Aveva un foglio in mano, che guardò brevemente poi alzò la testa: i suoi occhi erano di ghiaccio e i suoi muscoli contratti. A bassa voce sibilò un «Va bene!», e sentii tutti lasciarsi andare ad un rumoroso sospiro di sollievo, prima di tornare a gridare.

La Guerrera mi vide da lontano. «Marlowe, cabrón, come mai da queste parti?» Mi disse con un sorriso, e con un gesto della mano mi invitò a raggiungerla. Una volta seduti, mi chiese: «Ti piace il mio ufficio, querido

Mi guardai intorno stupefatto. «Io avevo capito che ti avevano assunto come giornalista, invece mi pare che qui sei una “capoccia”.»

Lei rise di gusto. «È vero, sono partita dal livello più basso, ma se ci sai fare le opportunità non mancano.»

«Opportunità?»

«Sì, le opportunità di beccare i punti deboli dei tuoi superiori e usarli per distruggerli, quei malditos.» Rise. «Con gli scoop che ho messo in cantiere e con le cose che so riguardo certi intrallazzi, la mia promozione era scontata. E di certo non mi fermerò qui.»

«Studi ancora la capoeira? Non è che a star seduta su una poltrona di pelle ti dimentichi delle arti marziali?»

«Tranquillo, querido, che posso ancora smontarti rimanendo comodamente seduta. Vedessi che faccia fanno i miei colleghi maschietti quando si rendono conto delle mie potenzialità: diventano tutti delicati fiorellini.» Mi offrì una tazza di caffè. «Ma non sei venuto qui per chiacchierare: sicuramente ti serve qualcosa.»

«Detta così sembro un amico profittatore: è vero, lo sono, ma non è il caso di farmelo pesare!» Ridemmo. «Conosci Cornelio Bizzarro, lo scrittore di thriller?»