«Non ti preoccupare – disse il secondo uomo facendo scivolare abilmente lo stuzzicadenti da un angolo all’altro della bocca – tanto ha smesso».
La mazzata lo prese tra il collo e la spalla. L’aria gli fuggì dai polmoni e si accasciò al suolo come un sacco vuoto. Il Bisonte lo sollevò per i capelli e gli disse: «Ci sono tre cose che detesto sopra ogni cosa: gli juventini, gli spezzini, e i ficcanaso con una licenza da detective, e tu, amico, hai fatto tombola, perché hai tutte e tre questi difetti».
Poi Casali non vide e non vide né sentì più niente, i due lo stavano massacrando di botte. Rinvenne un’ora dopo, dolorante e sanguinante, e probabilmente con un paio di costole incrinate. Aveva la faccia completamente pesta, e non era più una gran bellezza; ma del resto non lo era mai stato. Anche per la signora Lia, sua madre, fin da piccolo era stato un bambino al massimo passabile, e non si sarebbe mai lontanamente sognata di iscriverlo a un concorso sul genere “Ed ecco a voi il bambino più carino del mese!”.
Non solo mi fai gonfiare come una zampogna da due amici, ma poi fai anche di questi apprezzamenti. Quand’è che mi fai piantare una bella palla in testa. Eh, quand’è?
Ci sto giusto lavorando.
Casali si trascinò a fatica fino alla macchina, aprì lo sportello, e vi entrò. La sua guida non era tanto sicura, aveva la vista che andava annebbiandosi, ma riuscì lo stesso a raggiungere l’appartamento della signora Martini. Un porto sempre sicuro per i momenti difficili.
Nel parcheggiare l’auto fece la fiancata di una Lancia. Ci mancava solo che il proprietario gli chiedesse di rifondergli i danni. Rifece manovra e parcheggiò una decina di metri più in là. L’ascensore del palazzo era bloccato, e fu costretto a farsi a piedi i quattro piani che lo separavano dall’appartamento della signora.
Quando la Martini gli aprì la porta di ingresso era lì per svenire. Tutto intorno gli vorticava come se fosse su di un otto volante.
«No! No! – gli gridò la donna – Non sul tappeto». Casali si trascinò a fatica fino ad una poltrona nel salotto.
«Guai a te se ti siedi lì, che me la imbratti tutto di sangue!».
Con le ultime energie residue Casali si trascinò fino al centro del corridoio, si accertò che non vi fossero tappeti, tende o soprammobili che potesse tirarsi dietro nella caduta, e dopo aver ricevuto il consenso della donna, si lasciò cadere per terra.
Sognò di dormire in un vero letto, e quando riaprì gli occhi diverse ore più tardi, era davvero adagiato su di un vero letto. Le lenzuola profumavano di pulito. Sentiva che il busto gli era stato fasciato, ma non avvertiva particolari dolori particolari. Dovevano avergli dato qualche antidolorifico. Con una certa fatica sollevò lo sguardo e vide che la signora Martini lo fissava amorevolmente, e poco più in là, vicino alla finestra, con sua grande sorpresa, c’era la signorina Zolden.
«Ci hai fatto prendere una bella paura – disse la signora Martini – Non sono scherzi da fare!», lo rimproverò aspramente. Anche se da tempo in pensione, della maestra che fu era ancora intatta in lei l’indole dell’educatrice. Casari avrebbe voluto risponderle qualcosa, ma gli costava troppa fatica, e si limitò ad annuire con la testa.
In serata, rinfrancato anche dal primo pasto decente mangiato da giorni, si sentiva molto più ciarliero. La signora Martini aveva preferito assentarsi per lasciare ai due giovani un po’ di intimità.
«Si sente meglio, ora?», chiese la Zolden.
«Meglio, grazie», rispose l’investigatore.
«Le hanno dato una bella strigliata».
«Già».
«Le faccio vedere una cosa». Tirò fuori dalla borsa una busta da lettera, da cui estrasse un biglietto piegato in due, che passò a Casali. Era scritto con ritagli di giornali e diceva:
ABBIAMO ALESSANDRO TESTONI
SE VUOLE RIVEDERLO VIVO
PREPARI DUECENTOMILA EURO IN BIGLIETTI DA CENTO
VECCHI E NON CONSECUTIVI
CI FAREMO SENTIRE
SE CHIAMA LA POLIZIA È
UN UOMO MORTO
«L’ho ricevuta con la posta stamattina. Il timbro postale è quello di Pisa. È stato rapito. Lei ha scoperto nulla?».
«Sì».
«Mi racconti».
«L’ultima volta in cui Testoni è stato visto è stato in una discoteca chiamata “Fantomas”. In quel posto è stato avvicinato da una biondina».
«Vada avanti».
«Credo si trattasse di una prostituta».
«Come fa ad affermarlo?».
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