«Mi chiami Roberto, signorina Zolden, Casali sta bene solo sulla targhetta della porta. Mi diceva dei soldi».
«Sa cos’è una fideiussione?».
“É quando qualcuno si fa garante per l’adempimento dei debiti di qualcun altro».
«Esattamente. Io sono la garante dei debiti del signor Testoni. Non sto a fargliela troppo lunga, ma se non salta fuori entro il 13 di questo mese, io perdo 250 mila euro».
«Una bella cifretta».
«Già, signor… Roberto. Accetta il caso?».
«Non vuol sapere prima quanto costo?».
La ragazza aprì la borsetta, anch’essa rigorosamente nera, e ne estrasse una mazzetta di banconote.
«È per le prime spese». Scarabocchiò poi su un foglio di carta il suo numero di telefono prima di alzarsi in piedi.
«Mi serve anche l’indirizzo di casa di Testoni e una sua fotografia».
La ragazza aggiunse l’indirizzo sul foglio e gli allungò una fotografia dell’uomo.
«Quando scopre qualcosa mi chiami».
«Ci può contare. Posso chiamarla anche se non scopro niente?».
La ragazza gli sorrise prima di uscire dall’ufficio.
Davvero un bel pezzo di ragazza si ridisse l’investigatore. Guardò la fotografia. L’uomo era in braghette da bagno. Una faccia abbronzata e un bel sorriso, ma nient’altro di speciale. Non aveva certo spalle e gambe da atleta. Come facesse ad abbindolarle le donne, quello… Si fece un promemoria: se lo avesse trovato, se lo sarebbe fatto spiegare.
Aveva aspettato la sera prima di muoversi; un animale notturno come il Testoni andava cercato durante le ore piccole, muoversi prima non aveva senso. Comunque nel pomeriggio per scrupolo aveva fatto una capatina nel suo appartamento, ma senza esito. Lui non c’era. Non che ci avesse contato più di tanto, ma in ogni caso conveniva partire sempre dalle cose più semplici.
Raggiunse la sua vecchia Peogeot, parcheggiata come al solito in divieto di sosta, e come al solito multata. Prese l’ultima della serie dal parabrezza e la ficcò con le altre venti nel cassetto del cruscotto. Non le pagava mai. Per lui rappresentavano solo l’ennesimo fastidioso volantino pubblicitario, al pari di quelli per l’inaugurazione di un supermercato o l’offerta per la concessione di un prestito a tassi da usura. Un giorno era probabile che per quelle stesse multe non pagate sarebbe andato a tener compagnia nelle patrie galere ai tanti che aveva contribuito a spedire in gattabuia. Certamente gli avrebbero fatto una gran festa quando si fossero trovati tutti nudi sotto le docce.
Che cosa vorresti insinuare?
Assolutamente niente.
No! Tu stai facendo delle allusioni.
Allusioni? Non ti capisco. Ah… Ma guarda che sei tu che hai frainteso. Ho forse scritto «Sarebbe stato costretto a dare le terga al muro» o «Sarebbe stato estremamente pericoloso per lui chinarsi per raccogliere il sapone caduto sul pavimento?». No! Se lo avessi fatto avresti avuto tutte le ragioni. É qualcosa che ti stai figurando solo tu, a nessun altro sarebbe venuto in mente.
Sarà…
Alle sei del mattino era stanco morto, si era girato metà dei locali della riviera. Come facessero quei ragazzotti sbomballati a tirare su tutta la notte tra musica e confusione restava per lui un mistero. Si avviò lentamente verso la sua macchina. Non l’aveva posteggiata nel parcheggio dell’ultimo locale che aveva visitato, il “Fantomas”, ma l’aveva lasciata un po’ defilata, in una stradina senza uscita, per non dare nell’occhio.
Non era stato un giro infruttuoso dopotutto, aveva fatto un bel po’ di domande senza avere alcuna risposta, ma alla fine il barman di quel locale, in cambio di una buona mancia, gli aveva raccontato che Testoni era stato in quel locale quel venerdì insieme a una biondina appariscente.
“Non tanto male – si disse Casali – per un solo giorno di indagini”.
Era quasi arrivato alla sua auto, con il pensiero unico di un letto, anche se sapeva che quello che lo aspettava era la scomoda poltrona del suo ufficio, quando intravide nel buio una figura enorme. Una specie di bisonte alto più di un metro e novanta e pesante forse un quintale e mezzo gli si parava sulla destra.
«Hai da accendere?», domandò il Bisonte.
«Non fumo», rispose il detective circospetto. Poi sentì un rumore alle sue spalle, si voltò e apparve un secondo uomo.
Rispetto al primo era molto più piccolo. Era alto poco più di un metro e sessanta, con uno stuzzicadenti che gli penzolava ad un angolo della bocca, ma il fatto buffo era che fisicamente sembrava una copia del primo, solo una versione in scala ridotta. I due potevano passare per i pezzi di una matrioska russa.
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