Francamente stai diventando offensivo. Perché devo mangiare schifezze e vestire come un barbone?

È per caratterizzare meglio il personaggio; da che mondo è mondo il detective è sempre un poveraccio. Hai mai visto «Il lungo addio» di Robert Altman? C’è Elliott Gould che fa un Marlowe sfigatissimo...

E allora perché non un alcolizzato separato dalla moglie, che è un classico?

Ti ho già spiegato che il personaggio del racconto deve essere in simbiosi con l’originale, mica mi posso inventare quelle cose tanto per farti piacere.

Casali aveva appena finito la sua toletta e si stava interrogando su come avesse fatto a ridursi così, quando un bussare energico alla porta a vetri dell’ufficio lo riportò alla realtà.

«Avanti», disse. La porta si spalancò e apparve una ragazza. Cappello nero, vestito nero, guanti neri e scarpe nere. Se i capelli fossero stati biondi anziché scuri, sarebbe stata una perfetta dark lady alla Barbara Stanwyck. Era davvero ben carrozzata, e aveva tutte le curve nei punti giusti.

La ragazza si guardò attorno. Sembrava che qualcuno avesse scambiato quella stanza per un bidone dell’immondizia: scatole alla rinfusa, avanzi di pasti sparsi dappertutto, vestiti e cappotti accantonati in un cantuccio come per una raccolta per i poveri della Caritas. Si fece largo a fatica fra quel caos fino ad arrivare a una sedia, e ci si accomodò.

«Cosa posso fare con lei… ehm per lei? – disse correggendosi repentinamente il detective, – Signorina…».

«Zolden, Teresa Zolden».

Ehi, ma è la mia ex, hai tirato dentro anche lei…

Ci tiro dentro chi mi pare e piace. Il racconto è mio. Quando avrai finito di imparare tutte le lettere dell’alfabeto e avrai voglia di scrivertene uno tuo, ci metterai dentro chi vorrai tu.

“Bella ragazza”, si disse l’investigatore, anche se gli sembrava insolito che una ragazza dai chiari lineamenti mediterranei portasse un cognome tedesco. Il suo interrogativo doveva essere piuttosto palese, perché la ragazza chiarì subito: «Mio nonno era austriaco, di Innsbruck. Si trasferì qui in Toscana alla fine della guerra dopo aver sposato un’italiana. – Fece una breve pausa, poi riprese. – C’è un po’ di confusione qui».

«Un pochino. Ho dato alla donna delle pulizie quindici giorni di ferie pagate. Se li è meritati tutti, la brava donna. Cosa posso fare per lei?», ripeté.

«Trovarmi un uomo», rispose lei.

Per un momento gli balenò per la testa che non avrebbe avuto problemi a cercarsene uno anche per conto suo.

«Chi di grazia?», domandò.

«Il mio fidanzato».

«Il suo fidanzato, e chi sarebbe questo fortunato mortale?».

«Alessandro Testoni».

Cazzo, ma sei veramente un bastardo, adesso che finalmente si è mollata con quel tipo e io potrei provare a riavvicinarla, tu me lo ritiri fuori…

È soltanto un racconto Roberto, non è vita reale.

Allora se è solo un racconto, facciamo che lei è di nuovo interessata a me e non a quel tipo. Anzi, con me ha di nuovo una storia.

Vedremo.

Perché vedremo?

Perché, punto primo, ricordati che devo seguire l’indole dei personaggi realmente esistenti e non fare di testa mia, e perché, punto secondo, questo è un giallo, e non un racconto di fantascienza. Comunque lasciamo che la storia si sviluppi da sola. Potrebbe riservare delle belle sorprese.

«Alessandro Testoni – borbottò Casali – Il nome mi è familiare».

«Se segue le cronache mondane, l’avrà certamente sentito nominare. È piuttosto conosciuto nell’ambito dei locali notturni».

O, certo che l’aveva sentito nominare. Era il tipico figlio di papà dai soldi e dall’avventura facile. Gli scocciava non poco l’idea che quello schianto di ragazza si fosse fatta abbindolare da quel bellimbusto come la più ingenua delle collegiali, ma non disse niente di tutto questo, solo, con aria professionale domandò: «Da quanto tempo è scomparso?».

«Tre giorni, da venerdì. La notte si è fatto il suo solito giro di locali e al mattino era sparito. Nessuno l’ha più rivisto da allora».

«Ha pensato di denunciare la scomparsa alla polizia?».

«Per poi scoprire che è sparito per un po’ con la sua ultima conquista? No grazie. Se mi sono rivolta a lei è chiaro che voglio la massima riservatezza».

La bambolina non era poi così ingenua.

«Perché ci tiene tanto a ritrovarlo, signorina?».

«Soldi, signor Casali».

Quella ragazza gli piaceva, era diretta e sincera, e non si trincerava dietro le classiche frasi di facciata del tipo “è il mio grande amore” o “voglio passare tutta la vita tre le sue braccia” o le altre balle del genere.