Esce in edicola la versione economica di un romanzo sorprendente e appassionante, dai forti connotati shakespeariani che rappresentano lo stile principale dell’autrice Jennifer Lee Carrell, insegnante di Harvard ed appassionata del grande Bardo.
Il sangue che resta (il cui titolo originale, Haunt Me Still, è un verso del Macbeth che si potrebbe tradurre con “mi perseguitano ancora”) è la seconda avventura della Kate Stanley conosciuta con il romanzo W (edito da Rizzoli nel 2007).
Kate viene invitata ad una moderna ed alquanto atipica rappresentazione del Macbeth shakesperiano, l’opera temuta dagli attori di tutto il mondo per la sua terribile maledizione: tanto che non solo non si pronuncia mai il suo nome - preferendo chiamarla con giri di parole come The Scottish Play - ma è vietato addirittura agli attori citarne brani al di fuori delle sedute di prova.
Si dice che questa maledizione sia nata perché il giovane Hal Berridge sia misteriosamente morto prima di poter partecipare alla prima rappresentazione dell’opera, costringendo lo stesso Shakespeare a prenderne il posto. Sarà vero?
La rappresentazione moderna organizzata da Lady Nairn viene subito nefastata da strani avvenimenti e minacce sanguinolente. Antichi dissapori hanno scatenato la furia di collezionisti vendicativi, e quella che sembrava una semplice messinscena - con la particolarità di svolgersi nel luogo dove regnò il vero Re Macbeth - prenderà la forma di una caccia sul filo del rasoio, di un’avventura in cui c’è in ballo la vita di più persone.
Incastonata nella parte thriller della storia c’è l’affascinante ricostruzione del mondo del Macbeth, delle leggende e delle conoscenze relative a questa figura, di come William Shakespeare ne trattò ma soprattutto del rapporto di quest’ultimo con John Dee, il celebre specialista dell’occulto. Gli incantesimi magici presenti nel testo teatrale hanno sempre fatto discutere critici e appassionati: e se i veri incantesimi voluti dal Bardo fossero stati altri? Se cioè originariamente l’opera comprendesse riti magici tramandati dalla notte dei tempi e troppo pericolosi per venir divulgati a teatro?
La Carrell non è un’autrice che ami l’illazione: le parti più fantasiose delle sue ricostruzioni sono deliziose e mai “furbette”: non sta cercando il “Codice Shakespeare” né è interessata a proporre “misteri misteriosi”. È una studiosa ed appassionata del grande drammaturgo e ama giocare con i fatti (e le leggende) legati al suo Macbeth.
Il lettore di passaggio non si aspetti dunque un thriller librario come purtroppo certa letteratura l’ha trasformato: non mancheranno «molti strani e astrusi volumi d’obliata sapienza» (come dice E.A. Poe), ma l’unica magia che si troverà ne Il sangue che resta è quella legata al mistero di Shakespeare. Visto che sul più grande autore di lingua inglese non si sa praticamente nulla, c’è campo per ogni genere di speculazioni: quelle fatte con il cuore - come questa - sono quelle più gustose e meglio accette.
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