Si può ridere della paura numero uno per noi occidentali? Si può accettare un film comico i cui protagonisti siano intenzionati a fare ciò che tutti noi abbiamo paura che prima o poi succeda? Se il film è un prodotto del british style, la risposta è sì.
Four Lions non è una commedia americana, non è né buonista né zuccherosa, né consolante né leggera: è una irresistibile commedia britannica che tratta argomenti fra i più seri che esistano. Le gag e situazioni umoristiche sono inedite perché fino ad ora nessuno aveva osato scherzare sull’integralismo islamico e ritrarre degli attentatori suicidi come personaggi brillanti. (Ad eccezione dello scrittore Y.B. che con il suo controverso “Allah Superstar” tentò - un po’ goffamente - di proporre l’improponibile: battute di spirito sull’11 settembre ancora fresco).
Omar (Riz Ahmed) è il leader (contestato) di una cellula islamica della periferia di Londra. Si professano mujaheddin ma in realtà sono poco più che dei perdigiorno che giocano con l’idea della jihad. Decidono di fare il salto di qualità, così Omar e Waj (Kayvan Novak) partono per il Pakistan dove parteciperanno ad un addestramento sul campo: la loro speranza è di incontrare uno sceicco che li ingaggi ufficialmente e dia loro compiti ben precisi. Per una divertentissima serie di incidenti, questo non avviene e i due se ne tornano mogi mogi a Londra: non sarà certo un incidente di percorso a negar loro il Paradiso islamico, così Omar si autoproclama capo e guiderà fino all’ultimo i suoi compagni verso il martirio “con il sorriso sulle labbra”.
In un dosatissimo equilibrio di concetti durissimi e trovate umoristiche divertentissime, il regista e sceneggiatore Christopher Morris guida lo spettatore su montagne russe che alla fine lo lasciano senza fiato. Di più, gli lascia addosso il senso di colpa: come può aver riso a crepapelle di una cellula terroristica? Come può essersi lasciato andare al divertimento mentre i protagonisti organizzano un attentato in cui dovranno morire decine e decine di innocenti?
Four Lions non è un film politicamente corretto. È un film duro, cattivo, tagliente, violento e sanguinario. Non c’è spiegazione, non c’è redenzione, non c’è sublimazione: non c’è niente se non quattro personaggi e le loro incredibili disavventure orribilmente comiche. La storia non li difende né li accusa, non li giustifica né li condanna: sta allo spettatore fare i conti con ciò che vede e darsi una risposta alla domanda: si può ridere della paura numero uno per noi occidentali?
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