Siamo di fronte a un nuovo stadio evolutivo nella vita del libro? Come sempre, quando si parla di evoluzione, la risposta va lasciata ai nostri successori: gli studiosi del futuro penseranno alla nostra epoca e la chiameranno “di transizione”... Oppure tutto si risolverà nel nulla.
Si sa, tutto cambia ma niente cambia. Nel IV secolo d.C. giunge a compimento un passaggio epocale nella storia del libro: la forma del rotolo viene ormai abbandonata per lasciare spazio al più utilizzato codex. Nel 1975 lo studioso Guglielmo Cavallo elenca così i motivi di questo passaggio: «la forma più maneggevole meglio si adattava alla lettura, al trasporto in viaggio, all'uso scolastico; ed ancora la capacità di contenuto, tanto più grande di quella del rotolo, ben rispondeva alle esigenze di selezione o sistemazione»: non sembra che stia parlando degli eBook?
Nel 1895 il bibliofilo francese Octave Uzanne in un racconto ipotizzava la fine del supporto cartaceo e l’apparire di una nuova tecnologia che avrebbe stravolto l’uso dei libri fatto fino ad allora. Nel 1951 il celebre Isaac Asimov immaginava che nel 2157 si sarebbe letto su schermi interattivi. Gli esempi non mancano per dimostrare che di editoria digitale se ne parla da tanto tempo, anche se con nomi diversi. Perché questa corrisponde alla regola aurea che ha accompagnato l’evoluzione del libro: da forme costose e tecnicamente complesse si passa sempre a supporti più leggeri, comodi e soprattutto economici.
Nel citato IV secolo l’avvento del codex, del concetto di libro come noi oggi lo conosciamo, venne visto con raccapriccio dai cultori del rotolo, ma l’evoluzione la si può rallentare: non la si può fermare. Però, va specificato, per moltissimo tempo sia il rotolo che il codex hanno convissuto.
Oggi forse (e sottolineo forse) ci troviamo di fronte ad un nuovo modo di intendere il libro: l'eBook è più snello, più comodo, più “portatile” e - in alcuni casi - decisamente più economico di un libro cartaceo. Se questa non risulterà essere solo una moda passeggera, ci aspettano parecchi anni di amichevole accostamento fra le due editorie.
Per avere un’idea di come viene percepita questa fantomatica evoluzione editoriale, abbiamo chiesto a degli scrittori professionisti la loro opinione in proposito. Il risultato è variopinto ma comunque incoraggiante.
Barbara Baraldi. Sin dal suo esordio nel 2007 con “La ragazza dalle ali di serpente”, è una scrittrice “cartacea” che in pochi anni si è imposta nel panorama giallo-noir italiano. È da poco uscito in libreria il suo nuovo romanzo, “Scarlett - Il bacio del demone” (Mondadori).
Sono feticista della carta stampata, del profumo delle pagine, delle sottolineature, dei libri prestati e dei libri regalati, e tuttavia mi sono avvicinata all’eBook con una certa curiosità, per cercare di capire cosa c’era di nuovo. La comodità di non dover decidere quale libro portare in viaggio, un peso in meno nella valigia e pile più piccole sul comodino. La possibilità di acquistare titoli di catalogo senza dover interrogare ogni libraio nel giro di una trentina di chilometri. Qualcuno dice che nell’ambito dei manuali tecnici l’eReader è già diventato irrinunciabile, e io non posso che auspicare che lo stesso avvenga per i testi scolastici, dato che la dimensione e il peso degli zaini degli studenti è fuori controllo da un pezzo.
Credo che prenderà piede anche per la narrativa, perché, alla fine, ciò che conta in un libro sono le parole che ci sono scritte. Forse in Italia un po’ più tardi del resto d’Europa perché, si sa, molti italiani sono convinti che i libri siano noiosi e che per raccontare storie ci siano già il cinema, le fiction e le soap. Alla domanda se ci sarà più spazio per i piccoli editori o, addirittura, per l’autoproduzione, la mia risposta è: perché no? A fronte della diminuzione dei costi e dei vincoli della distribuzione, ci sarà sempre più spazio per chi lavora bene. E poi il prezzo si è già livellato su livelli accettabili, al punto che si può acquistare una novità, anche di un grande editore, per meno di 7 euro. Cifre impensabili fino a qualche tempo fa, e che mi fanno ben sperare per le sorti della narrativa italiana, soprattutto per le nuove generazioni di lettori, nati in un mondo fortemente tecnologico, ma dall’animo inguaribilmente romantico.
Stefano Di Marino. Scrittore di lunga data la cui bibliografia ha fatto impazzire più di un compilatore! Da sempre è legato al mondo cartaceo, ma - avventuriero nello spirito - ha anche tentato le strade del digitale.
Esattamente un anno fa ho partecipato con Andrea Carlo Cappi, Altieri, Franco Forte, Valeria Montaldi e Alessio Lazzati a un corso organizzato dal professor Andrea Rossetti alla Statale di Milano che aveva per argomento “editoria e nuove tecnologie”. Un bell’auditorio di 300 studenti che, però, mi parvero lettori non forti e piuttosto refrattari ad usare l’editoria elttronica anche per studio. Devo dire che all’epoca ne sapevo ben poco e potevo parlare solo delle possibilità fornite dall’elettronica per la promozione e le ricerche nel mio lavoro. Di eBook e altri prodotti del genere ancora non si parlava, o almeno io non ne parlavo. In meno di un anno ho pubblicato due eBook [“Per il sangue versato” e “Il labirinto di Lucrezia”] e mi appresto a varare con altri una serie di iniziative che spero vi stupiranno piacevolmente. A parte ciò devo dire che al momento la situazione mi sembra la seguente.
- Un ritorno economico per gli autori - e spesso per gli editori - è ancora da venire. Le percentuali sono più alte di quello che è il mercato tradizionale in cartaceo ma la fruizione poca. In ogni caso meglio esserci da principio, soprattutto per chi, come me, ha un vasto repertorio da poter riutilizzare e che magari resterebbe nel dimenticatoio.
- la discriminante fondamentale adesso è il prezzo. Se il testo ha un prezzo onesto o comunque basso ha possibilità di venire acquistato, altrimenti il lettore preferisce il cartaceo.
- le riviste hanno un futuro solo in digitale. Costi di produzione, stampa e diffusione, nonché problemi di stoccaggio da parte del lettore mi portano a pensare che sia molto più conveniente realizzarle in digitale.
- aver venduto un po’ di modelli di reader non ha aumentato il numero dei lettori. Il lettore è quello che si prende il suo tempo per leggere effettivamente il libro. Se il gioco è scaricare cento volumi che poi non guardo mai, vi assicuro che dura poco. Il lettore forte, quello che colleziona invece può essere invogliato con recuperi “onesti” nel prezzo. Mi pare che le grosse case editrici questo non lo abbiano ancora capito.
- alla fine, comne in tutte le cose, dopo la novità resteranno in piedi solo quelli che lavorano seriamente
Fabio Novel. Collaboratore di ThrillerMagazine nonché fenomenale intervistatore, ha provato entrambe le strade: cartaceo e digitale.
L’eBook è il futuro del libro? Se questa dovesse essere la domanda cardine, non me la sentirei di dare una risposta.
Non me la sentirei perché (io, ma sono convinto nemmeno gli editori) non ho un adeguato numero di elementi concreti (di fatti) che mi consentano di fare delle valutazioni deduttive di tale portata che abbiano adeguata concretezza.
E non me la sentirei perché, in fondo, ammetto che un futuro senza libri cartacei mi mette tristezza, e lo trovo in parte anche pericoloso (un volume potrebbe sopravvivere ad un medioevo prossimo venturo, dubito possa farlo un file – ma non voglio ora suonare pessimista!). Insomma: sì, anch’io sono profondamente affezionato al libro classico. Cartaceo. All’oggetto-libro, insomma, oltre che al contenuto che veicola. Con tutti gli aspetti positivi, ma anche maniacali, che tale approccio comporta.
Ma se non posso/voglio sbilanciarmi a rispondere se l’eBook sia, o meno, il futuro del libro, posso/voglio invece affermare che a mio avviso ha un presente e soprattutto un futuro per scrittori e lettori, e pure per editori capaci di sfruttarne le prerogative anche a loro beneficio.
È una grande innovazione. Come tutti i cambiamenti, reca in sé vantaggi e svantaggi. Ma, per quel che mi riguarda, gli aspetti positivi superano per ora quelli negativi. Ne cito solo alcuni…
Per quanto riguarda i bestseller, e ormai buona parte dei libri, il lettore può scegliere subito se spendere per l’hardcover o per la versione digitale (ad un costo minore, dove però l’abbattimento allo stato attuale è purtroppo in genere non rilevante - per ragioni che possiamo immaginare ma non per questo condividere), o aspettare al solito delle versioni tascabili o supertascabili. Una versione eBook del tascabile sarebbe ancora più conveniente!
Le pubblicazioni in digitale facilitano l’archiviazione e le ricerche. Questo lo reputo particolarmente utile per gli abbonamenti a riviste, e in taluni casi anche per la saggistica, laddove si ritiene possa costituire elemento di successiva ricerca, oltre che di piacere di lettura presente. Chi è abbonato a riviste, soprattutto se settimanali, sa quanto spazio fisico vadano rapidamente ad occupare, e la loro “terminazione” è inevitabilmente ciclica, spesso dolorosa perché vissuta come spreco di materiale potenzialmente utile. Un peccato. La scelta di un abbonamento in PDF è una valida soluzione di ripiego. Purché si abbia un eReader o quantomeno un laptop. Altrimenti, in viaggio o a letto la vedo dura…
L’eBook ha dato la possibilità a tanti autori di proporsi anche autonomamente, fuori dalla cerchia delle mura editoriali. Che se da un lato garantiscono (in buona parte dei casi, purtroppo con svariate eccezioni) la professionalità di filtri qualitativi preparati e seri in termini di editing (poi, si può sempre sindacare sulle scelte/opinioni/preferenze/pregiudizi degli editor, ma raramente si tratta di persone impreparate) e non solo. Però gli editori non sono ONLUS, lavorano per il profitto. Fanno scelte, giuste o sbagliate, di mercato. E per questo alcuni romanzi, in taluni casi persino ottimi per soggetto e scrittura, non riescono a trovare pubblicazione. Rimanendo a decomporsi nei cassetti o a perdersi negli hard disk di autori in preda alla frustrazione. Con l’eBook, anche questi romanzi possono trovare la via per farsi leggere, magari solo da quattro gatti, amici di facebook, oppure persino da un fracco di gente (non succede ancora in Italia, ma di casi internazionali di successi prima nel web e poi in cartaceo ce ne sono stati) disposta ad acquistarli. È una chance, almeno. E siccome si scrive per farsi leggere, non per atto di onanismo letterario… Si può obiettare, correttamente per alcuni aspetti, che ci vorrebbe comunque il filtro di un editore che si faccia garante di qualità ed editing. Io dico che questo non è un obbligo. Io preferisco di sicuro propormi con un editore alle spalle. Ma non mi tirerò indietro nell’agire da indipendente, il giorno che lo riterrò opportuno su qualche progetto. In questi casi, lo scrittore è artigiano. È libero. Nudo di fronte al lettore, si prende i suoi rischi. Ma son tutti suoi. Con pochi benefici, visto che di soldi ne girano pochi, o niente. E il lettore non va sottostimato. Se un romanzo non piace, se è scritto con i piedi, se non è corretto, il lettore castiga l’autore, anche se lo ha pagato poco. O se si è scaricato un file gratuito. Se invece è contento, passa parola.
L’eBook può costituire poi una seconda chance per libri fuori catalogo. Non ristampati. O non ristampabili perché, almeno in previsione, non hanno i numeri per vendere un numero di copie tale da rientrare negli investimenti. E potrebbe esserlo per tutti quei romanzi che escono nelle collane da edicola della Mondadori, per esempio, che pure raggiungono numeri di lettori che in libreria sarebbero invidiati, ma che pagano purtroppo il limite della mensilità. Farli uscire a distanza di sei mesi/un anno in una collana parallela di e-Urania, e-Segretissimo e e-Gialli Mondadori non sarebbe male. Non dico di recuperare il passato, che sarebbe difficile, ma di impostare il futuro. Un rischio, in questo caso, purtroppo lo vedo. Che un giorno qualcuno possa pensare di sostituire le collane da edicola con quelle digitali. Sarebbe un suicidio per queste serie storiche.
L’eBook è giovane. Allo stato attuale non ha (in Italia) un giro d’affari significativo. Ma crescerà.
Come autore, mi sento motivato a muovermi anche in questa direzione. La reincarnazione digitale del mio “Scatole siamesi” (Nord 2002, DelosBooks 2010) mi sta dando soddisfazioni in tal senso.
Vediamo un po’ cosa ci riserva il libro, nel suo futuro…
Marilù Oliva. Inviata speciale di ThrillerMagazine, dopo anni di collaborazioni editoriali è divenuta scrittrice a pieno titolo nel 2009, con “Repetita”. È imminente l’uscita del suo nuovo romanzo (cartaceo) “Fuego”.
Premesso che il libro-oggetto (e oggetto di culto) resterà ancora insostituibile, io guardo con grande attenzione alla realtà dell’eBook. Credo che i due sistemi possano procedere di pari passi ancora per qualche decennio, proprio in virtù delle diverse modalità di fruizione e, di conseguenza, della diversa utilità dell’oggetto cartaceo o elettronico. Le mie previsioni (puramente intuitive, quindi non scientifiche, lo sottolineo) dicono che entro mezzo secolo il libro di carta sarà oggetto da collezione.
Certo, già oggi i vantaggi dell’eBook sono differenti: da quelli commerciali come l’immediata reperibilità, la visibilità, a quelli più pratici: lo spazio compresso, il minor impatto sull’ecosistema. Niente, però, almeno per la nostra generazione, potrà sostituire il fascino della carta da sfogliare, soprattutto se sulla carta sono impresse opere notevoli.
Infine, come ha sottolineato Giacomo Brunoro, co-direttore della casa editrice digitale La Case: «Quello che è successo con gli mp3 nel mondo della musica dovrebbe far riflettere...»
Giovanni De Matteo. Blogger e scrittore di fantascienza. Nel 2007 pubblica il romanzo fantascientifico “Sezione π²” da cui viene tratta anche una serie a fumetti. Recentemente ha pubblicato in eBook (prodotto dalla DigitPub nella collana 40k) il romanzo breve “Codice Arrowhead”.
Sono convinto che l’editoria digitale rappresenti una sfida e che lo faccia in più sensi. Non solo per ragioni strettamente legate al mercato, che potrebbe avvantaggiarsi del dinamismo comportato dalla transizione e dall’ingresso in scena di nuovi soggetti capaci di mettere in discussione gli equilibri ormai consolidati, acquisiti sul libro cartaceo; ma anche e forse soprattutto dal punto di vista della proposta di contenuti. Il libro elettronico mette in condizione autori ed editori di cimentarsi con lunghezze solitamente sacrificate sulla carta. La diffusione del romanzo popolare, per molti altri versi benefica e benedetta, ha prodotto anche delle distorsioni grottesche: troppi editori brancolano alla costante ricerca del bestseller di turno e ci impongono l’incontestabile certezza che non si possa piazzare una novella al prezzo di 5 euro, siccome a parità di prezzo il lettore preferirebbe un romanzo in edizione economica a un romanzo breve. Dopotutto le case editrici non sono enti di beneficenza, sebbene in un mondo utopico la qualità dovrebbe essere la loro prima preoccupazione, svincolata da ogni ragione di profitto. Purtroppo questa non è un’utopia socialista e sotto una certa soglia i costi della carta e della stampa renderebbero del tutto improduttiva l’impresa.
E pensare che sulla dimensione del racconto e della novella sono maturati i generi, dalla letteratura poliziesca al fantastico, fino alla fantascienza. L’eBook può ripristinare gli equilibri a favore delle forme più compatte di letteratura. Velocità, dinamismo, flessibilità sono dopotutto qualità che si adattano alla perfezione ai nuovi mezzi di fruizione: monitor, tablet, eReader. Un ritorno alle origini? Forse, ma di sicuro con un approccio nuovo, al passo coi tempi. E l’anonimato garantito dallo strumento elettronico (niente copertina, niente titolo, niente autore in bella mostra a beneficio degli estranei che ci circondano sul treno e nei luoghi pubblici) potrebbe anche aiutare il rilancio dei generi popolari, oltre che della narrativa breve: quante persone, dopotutto, si sentono a loro agio esibendo l’ultimo tomo di Umberto Eco in metropolitana, e quanti invece trovano il coraggio di sfoggiare l’ultima copia del Giallo, di Segretissimo oppure di Urania? Con tutto ciò che questo potrebbe comportare anche sul fronte della riscoperta di classici che ormai giacciono sepolti nei cataloghi delle nostre amate collane del mass market, quelle ancora in vita e quelle purtroppo estinte. Quanti titoli varrebbe la pena riproporre al pubblico facendo leva sui minori costi garantiti dalle produzioni elettroniche? Innumerevoli, ne sono convinto: avremmo solo l’imbarazzo della scelta per cominciare.
Sono un po’ più scettico invece sulla possibilità rappresentata dall’eBook come canale alternativo all’editoria tradizionale: per evitare che il mercato finisca soffocato sotto il peso del dilettantismo, troppo spesso camuffato dietro l’etichetta apparentemente disallineata dell’autoproduzione, non si può e non si deve sacrificare la cura riservata alle produzioni cartacee, pensando di poter fare a meno dei diversi attori che intervengono nella filiera del libro: curatori, editor, correttori di bozze, copertinisti, impaginatori, etc. sono e restano indispensabili per la riuscita del libro, almeno tanto quanto l’autore che lo ha concepito. Niente è più reazionario, in un momento di potenziale rivoluzione, della velleità di rinunciare all’esperienza (e alla costruzione di esperienza) di professionisti. Anche il settore del libro elettronico ne ha bisogno.
Non escludo che si possano instaurare delle vere e proprie sinergie tra la carta e il digitale. Di sicuro, è solo preservando la qualità che esigiamo dalle edizioni cartacee, che l’eBook potrebbe funzionare davvero come detonatore per una lotta di classe in ambito editoriale, determinando la rivincita dei piccoli (editori, libri, autori) contro i colossi (i titani dell’editoria, i mattoni degli scaffali, i moloch delle lettere), la rivalsa degli ultimi sui primi, fino a pervenire a un nuovo equilibrio. In tutti i sensi. È presto per affermarlo con certezza. Ma è un auspicio che nessuno ci vieta di coltivare.
Maurizio “ScarWeld” Landini. Blogger, scrittore e compositore, sta per uscire in cartaceo con il romanzo fantascientifico “Il Corpo della fame” (Wild Boar).
Personalmente trovo molto stimolante il supporto eBook, sia per la narrativa che per il fumetto e non penso che il digitale possa escludere il cartaceo. Non entrando nel merito del dibattito economico ed ecologico, spero che questo supporto si sviluppi in futuro come un mezzo per comunicare una forma d’intrattenimento nuova, qualcosa di diverso dal cartaceo, quindi non alternativo ma complementare.
Andrea Carlo Cappi. Scrittore “cartaceo” di lunga data nonché traduttore di grandi firme. Ha recentemente tentato la strada del digitale... senza saperlo!
Essendo l’unico superstite di una famiglia che aveva più libri che soldi e se aveva soldi li spendeva in libri, sono fisicamente legato al “cartaceo”... che suona un po’ come “Cretaceo” e quindi preistorico. E, per quanto io detesti i dattiloscritti, ingombranti e poco maneggevoli, ne ho persino conservato qualcuno tra quelli su cui ho lavorato nel corso degli anni: la prima stesura (con qualche differenza rispetto a quella finale) di una novelization di 007 di Raymond Benson, quella del suo capolavoro “Le ore del male” e quella di uno degli ultimi libri di Richard Stark (non l’originale, purtroppo, solo una fotocopia del testo scritto foglio su foglio su una delle macchine da scrivere del defunto maestro del noir).
Nello stesso tempo però sono grato al mondo dei PC, senza il quale starei ancora correggendo gli errori di battitura del primo romanzo (ero un po’ un disastro alla macchina da scrivere) e all’universo di Internet, e mi rendo conto che ci sono enormi possibilità diverse. Per dirne una, lavorare al webmagazine www.borderfiction.com è diverso da lavorare su “M-Rivista del Mistero” come ho fatto per nove anni: è come contribuire a un numero unico e in perenne arricchimento di un’immensa megarivista interconnessa.
Quindi l’editoria digitale, tuttora in fieri, apre notevoli e interessanti possibilità. Ma tra questo e dire che è l’editoria che sostituirà quella convenzionale... ce ne corre.
In primo luogo, credo che l’unico territorio in cui funzioni attualmente siano gli USA. Perché? Anche se credo che la percentuale di lettori di libri, negli Stati Uniti, sia persino inferiore a quella in Italia, il numero totale di lettori - che si estende, grazie all’uso della lingua inglese, al Canada, alle Isole Britanniche e a un mondo intero popolato di anglofoni - è immenso. Questo spiega perché si consumi un numero enorme di hardcover, di tascabili anche di infimo livello e ovviamente ora anche di eBook, tutti di produzione americana. Le cifre di vendita sono più che sufficienti a garantire il rientro economico per chi li produce. Ciononostante alcuni autori americani, negli stessi USA, sono poco conosciuti, non vendono molto, a volte non vengono neppure pubblicati e - se il marketing editoriale non si mette di traverso - hanno molto più successo in Italia. Un esempio su tutti: Joe R. Lansdale.
Ma il mercato americano è quello che ha spinto alcuni autori, constatata la debolezza della promozione dei loro editori cartacei, ad avviare un’editoria indipendente fatta di autopubblicazione in eBook o in stampa on demand (rese possibili, naturalmente, dalla notorietà già acquisita in cartaceo e da un grande lavoro di autopromozione). Forse in futuro ci saranno anche autori USA bestseller nati esclusivamente su Internet e cresciuti solo in eBook.
Ma il mercato italiano, cartaceo o digitale che sia, si basa sui lettori italiani, ancora piuttosto legati al libro “vero”. Si possono fare operazioni interessanti, come ripubblicare titoli ormai introvabili di autori considerati “secondari” dai grandi gruppi editoriali (e dunque non più ristampati) eppure molto seguiti dal pubblico. Oppure pubblicare testi atipici (come certe raccolte di racconti, per qualche ragione considerate impubblicabili da molti editori cartacei, a meno che l’autore non sia di moda al momento). Oppure pubblicare testi brevi di rapido consumo ma di difficile collocazione nell’editoria convenzionale.
Tuttavia posso riportare il caso del mio “Le grandi spie”, che per una decina di mesi è stato il secondo libro più venduto di tutta la produzione di Vallardi Editore (dopo le ricette TV di Benedetta Parodi, che gode ovviamente di una notorietà superiore alla mia. Poi è uscito il secondo libro di ricette TV di Bendetta Parodi e sono passato al terzo posto). Un discreto successo, per un libro che è al tempo stesso una raccolta di storie dal vero e un libro di consultazione destinato a restare tale nel tempo. Proprio per questo ha avuto senso che ne venisse realizzata anche la versione eBook, a un prezzo leggermente inferiore. Eppure la versione eBook, secondo i dati che mi sono appena arrivati, non ha praticamente venduto. Be’, forse perché nessuno sapeva che esistesse, nemmeno io: era un’opzione contenuta nel contratto, ma ho scoperto che esisteva solo di recente e per puro caso, da Internet. Dal che sospetto che l’editoria digitale italiana possa avere gli stessi problemi dell’editoria non digitale: l’incapacità di raggiungere le decine di migliaia di lettori potenzialmente interessati a determinate opere (quelli che il marketing editoriale chiama sprezzante “lettori di nicchia”) ostinandosi a promuovere sempre lo stesso tipo di prodotto, il presunto bestseller costruito a tavolino per catturare il vasto mercato di non-lettori-abituali a scapito dei forti lettori, spesso delusi dalle mode del momento.
Ma in tutto questo c’è un’ultimo dettaglio non trascurabile a favore del libro cartaceo. Come diceva Isaac Asimov già oltre trent’anni fa, in un articolo intitolato, mi pare, “La supercassetta”: un libro si può leggere sempre e ovunque, senza timore che gli si scarichino le batterie.
Alessandro Girola. Blogger e scrittore, ha recentemente presentato l’eBook autoprodotto “Scene selezionate della Pandemia Gialla”. È attivo da molto tempo nel mondo degli eBook, prima che divenissero “famosi”.
A mio parere l’editoria digitale può essere al contempo un’alternativa e un valido completamento di quella tradizionale.
Mi viene sempre da sorridere quando leggo le continue diatribe tra i sostenitori del cartaceo e quelli degli eBook. Come se una cosa deve necessariamente escludere l’altra. Io, da lettore, continuo tranquillamente a comprare libri e al contempo mi piace l’idea di poter acquistare romanzi, anche in lingua originale, con un semplice click e di poterli iniziare a leggere senza aspettare un secondo.
Da scrittore invece non posso negare che la possibilità di proporre i miei lavori in formato digitale è un grande vantaggio. Innanzitutto mi evita i tempi elefantiaci dell’editoria tradizionale, con attese che vanno da sei mesi a un anno. Una cosa intollerabile, in un mondo oramai abituato a ritmi ben più elevati. E poi, mi spiace dirlo ma è così, gli eBook e ancor più le autoproduzioni permettono a chiunque di pubblicare ciò che ha scritto, anche senza avere santi in Paradiso (o in redazione).
Certo, va da sé che proprio con le autoproduzioni si immette sul mercato una marea di materiale in larga parte scadente. E quindi? Sarà il pubblico a decidere cosa merita di “vivere” e cosa invece no. È selezione naturale, quella legge che di solito lascia spazio ai meritevoli. L’editoria tradizionale italiana da troppo tempo si è chiusa in una sorta di oasi protetta. Non c’è rischio, non si va oltre alla cerchia di autori noti e arcinoti. Il risultato? Un indebolimento della proposta generale. Un mercato quasi autoreferenziale.
Forse gli eBook saranno da sprone a migliorare, a superare certi schemi, a rivedere un mercato che oramai segue quasi esclusivamente le mode d’importazione (di solito nemmeno le migliori).
Quindi... eBook? Sì grazie!
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