Siamo di fronte a un nuovo stadio evolutivo nella vita del libro? Come sempre, quando si parla di evoluzione, la risposta va lasciata ai nostri successori: gli studiosi del futuro penseranno alla nostra epoca e la chiameranno “di transizione”... Oppure tutto si risolverà nel nulla.
Si sa, tutto cambia ma niente cambia. Nel IV secolo d.C. giunge a compimento un passaggio epocale nella storia del libro: la forma del rotolo viene ormai abbandonata per lasciare spazio al più utilizzato codex. Nel 1975 lo studioso Guglielmo Cavallo elenca così i motivi di questo passaggio: «la forma più maneggevole meglio si adattava alla lettura, al trasporto in viaggio, all'uso scolastico; ed ancora la capacità di contenuto, tanto più grande di quella del rotolo, ben rispondeva alle esigenze di selezione o sistemazione»: non sembra che stia parlando degli eBook?
Nel 1895 il bibliofilo francese Octave Uzanne in un racconto ipotizzava la fine del supporto cartaceo e l’apparire di una nuova tecnologia che avrebbe stravolto l’uso dei libri fatto fino ad allora. Nel 1951 il celebre Isaac Asimov immaginava che nel 2157 si sarebbe letto su schermi interattivi. Gli esempi non mancano per dimostrare che di editoria digitale se ne parla da tanto tempo, anche se con nomi diversi. Perché questa corrisponde alla regola aurea che ha accompagnato l’evoluzione del libro: da forme costose e tecnicamente complesse si passa sempre a supporti più leggeri, comodi e soprattutto economici.
Nel citato IV secolo l’avvento del codex, del concetto di libro come noi oggi lo conosciamo, venne visto con raccapriccio dai cultori del rotolo, ma l’evoluzione la si può rallentare: non la si può fermare. Però, va specificato, per moltissimo tempo sia il rotolo che il codex hanno convissuto.
Oggi forse (e sottolineo forse) ci troviamo di fronte ad un nuovo modo di intendere il libro: l'eBook è più snello, più comodo, più “portatile” e - in alcuni casi - decisamente più economico di un libro cartaceo. Se questa non risulterà essere solo una moda passeggera, ci aspettano parecchi anni di amichevole accostamento fra le due editorie.
Per avere un’idea di come viene percepita questa fantomatica evoluzione editoriale, abbiamo chiesto a degli scrittori professionisti la loro opinione in proposito. Il risultato è variopinto ma comunque incoraggiante.
Barbara Baraldi. Sin dal suo esordio nel 2007 con “La ragazza dalle ali di serpente”, è una scrittrice “cartacea” che in pochi anni si è imposta nel panorama giallo-noir italiano. È da poco uscito in libreria il suo nuovo romanzo, “Scarlett - Il bacio del demone” (Mondadori).
Credo che prenderà piede anche per la narrativa, perché, alla fine, ciò che conta in un libro sono le parole che ci sono scritte. Forse in Italia un po’ più tardi del resto d’Europa perché, si sa, molti italiani sono convinti che i libri siano noiosi e che per raccontare storie ci siano già il cinema, le fiction e le soap. Alla domanda se ci sarà più spazio per i piccoli editori o, addirittura, per l’autoproduzione, la mia risposta è: perché no? A fronte della diminuzione dei costi e dei vincoli della distribuzione, ci sarà sempre più spazio per chi lavora bene. E poi il prezzo si è già livellato su livelli accettabili, al punto che si può acquistare una novità, anche di un grande editore, per meno di 7 euro. Cifre impensabili fino a qualche tempo fa, e che mi fanno ben sperare per le sorti della narrativa italiana, soprattutto per le nuove generazioni di lettori, nati in un mondo fortemente tecnologico, ma dall’animo inguaribilmente romantico.
Stefano Di Marino. Scrittore di lunga data la cui bibliografia ha fatto impazzire più di un compilatore! Da sempre è legato al mondo cartaceo, ma - avventuriero nello spirito - ha anche tentato le strade del digitale.
- Un ritorno economico per gli autori - e spesso per gli editori - è ancora da venire. Le percentuali sono più alte di quello che è il mercato tradizionale in cartaceo ma la fruizione poca. In ogni caso meglio esserci da principio, soprattutto per chi, come me, ha un vasto repertorio da poter riutilizzare e che magari resterebbe nel dimenticatoio.
- le riviste hanno un futuro solo in digitale. Costi di produzione, stampa e diffusione, nonché problemi di stoccaggio da parte del lettore mi portano a pensare che sia molto più conveniente realizzarle in digitale.
- aver venduto un po’ di modelli di reader non ha aumentato il numero dei lettori. Il lettore è quello che si prende il suo tempo per leggere effettivamente il libro. Se il gioco è scaricare cento volumi che poi non guardo mai, vi assicuro che dura poco. Il lettore forte, quello che colleziona invece può essere invogliato con recuperi “onesti” nel prezzo. Mi pare che le grosse case editrici questo non lo abbiano ancora capito.
- alla fine, comne in tutte le cose, dopo la novità resteranno in piedi solo quelli che lavorano seriamente
Fabio Novel. Collaboratore di ThrillerMagazine nonché fenomenale intervistatore, ha provato entrambe le strade: cartaceo e digitale.
Non me la sentirei perché (io, ma sono convinto nemmeno gli editori) non ho un adeguato numero di elementi concreti (di fatti) che mi consentano di fare delle valutazioni deduttive di tale portata che abbiano adeguata concretezza.
E non me la sentirei perché, in fondo, ammetto che un futuro senza libri cartacei mi mette tristezza, e lo trovo in parte anche pericoloso (un volume potrebbe sopravvivere ad un medioevo prossimo venturo, dubito possa farlo un file – ma non voglio ora suonare pessimista!). Insomma: sì, anch’io sono profondamente affezionato al libro classico. Cartaceo. All’oggetto-libro, insomma, oltre che al contenuto che veicola. Con tutti gli aspetti positivi, ma anche maniacali, che tale approccio comporta.
Ma se non posso/voglio sbilanciarmi a rispondere se l’eBook sia, o meno, il futuro del libro, posso/voglio invece affermare che a mio avviso ha un presente e soprattutto un futuro per scrittori e lettori, e pure per editori capaci di sfruttarne le prerogative anche a loro beneficio.
È una grande innovazione. Come tutti i cambiamenti, reca in sé vantaggi e svantaggi. Ma, per quel che mi riguarda, gli aspetti positivi superano per ora quelli negativi. Ne cito solo alcuni…
Per quanto riguarda i bestseller, e ormai buona parte dei libri, il lettore può scegliere subito se spendere per l’hardcover o per la versione digitale (ad un costo minore, dove però l’abbattimento allo stato attuale è purtroppo in genere non rilevante - per ragioni che possiamo immaginare ma non per questo condividere), o aspettare al solito delle versioni tascabili o supertascabili. Una versione eBook del tascabile sarebbe ancora più conveniente!
L’eBook ha dato la possibilità a tanti autori di proporsi anche autonomamente, fuori dalla cerchia delle mura editoriali. Che se da un lato garantiscono (in buona parte dei casi, purtroppo con svariate eccezioni) la professionalità di filtri qualitativi preparati e seri in termini di editing (poi, si può sempre sindacare sulle scelte/opinioni/preferenze/pregiudizi degli editor, ma raramente si tratta di persone impreparate) e non solo. Però gli editori non sono ONLUS, lavorano per il profitto. Fanno scelte, giuste o sbagliate, di mercato. E per questo alcuni romanzi, in taluni casi persino ottimi per soggetto e scrittura, non riescono a trovare pubblicazione. Rimanendo a decomporsi nei cassetti o a perdersi negli hard disk di autori in preda alla frustrazione. Con l’eBook, anche questi romanzi possono trovare la via per farsi leggere, magari solo da quattro gatti, amici di facebook, oppure persino da un fracco di gente (non succede ancora in Italia, ma di casi internazionali di successi prima nel web e poi in cartaceo ce ne sono stati) disposta ad acquistarli. È una chance, almeno. E siccome si scrive per farsi leggere, non per atto di onanismo letterario… Si può obiettare, correttamente per alcuni aspetti, che ci vorrebbe comunque il filtro di un editore che si faccia garante di qualità ed editing. Io dico che questo non è un obbligo. Io preferisco di sicuro propormi con un editore alle spalle. Ma non mi tirerò indietro nell’agire da indipendente, il giorno che lo riterrò opportuno su qualche progetto. In questi casi, lo scrittore è artigiano. È libero. Nudo di fronte al lettore, si prende i suoi rischi. Ma son tutti suoi. Con pochi benefici, visto che di soldi ne girano pochi, o niente. E il lettore non va sottostimato. Se un romanzo non piace, se è scritto con i piedi, se non è corretto, il lettore castiga l’autore, anche se lo ha pagato poco. O se si è scaricato un file gratuito. Se invece è contento, passa parola.
L’eBook è giovane. Allo stato attuale non ha (in Italia) un giro d’affari significativo. Ma crescerà.
Come autore, mi sento motivato a muovermi anche in questa direzione. La reincarnazione digitale del mio “Scatole siamesi” (Nord 2002, DelosBooks 2010) mi sta dando soddisfazioni in tal senso.
Vediamo un po’ cosa ci riserva il libro, nel suo futuro…
Marilù Oliva. Inviata speciale di ThrillerMagazine, dopo anni di collaborazioni editoriali è divenuta scrittrice a pieno titolo nel 2009, con “Repetita”. È imminente l’uscita del suo nuovo romanzo (cartaceo) “Fuego”.
Premesso che il libro-oggetto (e oggetto di culto) resterà ancora insostituibile, io guardo con grande attenzione alla realtà dell’eBook. Credo che i due sistemi possano procedere di pari passi ancora per qualche decennio, proprio in virtù delle diverse modalità di fruizione e, di conseguenza, della diversa utilità dell’oggetto cartaceo o elettronico. Le mie previsioni (puramente intuitive, quindi non scientifiche, lo sottolineo) dicono che entro mezzo secolo il libro di carta sarà oggetto da collezione.
Certo, già oggi i vantaggi dell’eBook sono differenti: da quelli commerciali come l’immediata reperibilità, la visibilità, a quelli più pratici: lo spazio compresso, il minor impatto sull’ecosistema. Niente, però, almeno per la nostra generazione, potrà sostituire il fascino della carta da sfogliare, soprattutto se sulla carta sono impresse opere notevoli.
Infine, come ha sottolineato Giacomo Brunoro, co-direttore della casa editrice digitale La Case: «Quello che è successo con gli mp3 nel mondo della musica dovrebbe far riflettere...»
Giovanni De Matteo. Blogger e scrittore di fantascienza. Nel 2007 pubblica il romanzo fantascientifico “Sezione π²” da cui viene tratta anche una serie a fumetti. Recentemente ha pubblicato in eBook (prodotto dalla DigitPub nella collana 40k) il romanzo breve “Codice Arrowhead”.
Sono un po’ più scettico invece sulla possibilità rappresentata dall’eBook come canale alternativo all’editoria tradizionale: per evitare che il mercato finisca soffocato sotto il peso del dilettantismo, troppo spesso camuffato dietro l’etichetta apparentemente disallineata dell’autoproduzione, non si può e non si deve sacrificare la cura riservata alle produzioni cartacee, pensando di poter fare a meno dei diversi attori che intervengono nella filiera del libro: curatori, editor, correttori di bozze, copertinisti, impaginatori, etc. sono e restano indispensabili per la riuscita del libro, almeno tanto quanto l’autore che lo ha concepito.
Non escludo che si possano instaurare delle vere e proprie sinergie tra la carta e il digitale. Di sicuro, è solo preservando la qualità che esigiamo dalle edizioni cartacee, che l’eBook potrebbe funzionare davvero come detonatore per una lotta di classe in ambito editoriale, determinando la rivincita dei piccoli (editori, libri, autori) contro i colossi (i titani dell’editoria, i mattoni degli scaffali, i moloch delle lettere), la rivalsa degli ultimi sui primi, fino a pervenire a un nuovo equilibrio. In tutti i sensi. È presto per affermarlo con certezza. Ma è un auspicio che nessuno ci vieta di coltivare.
Maurizio “ScarWeld” Landini. Blogger, scrittore e compositore, sta per uscire in cartaceo con il romanzo fantascientifico “Il Corpo della fame” (Wild Boar).
Andrea Carlo Cappi. Scrittore “cartaceo” di lunga data nonché traduttore di grandi firme. Ha recentemente tentato la strada del digitale... senza saperlo!
Nello stesso tempo però sono grato al mondo dei PC, senza il quale starei ancora correggendo gli errori di battitura del primo romanzo (ero un po’ un disastro alla macchina da scrivere) e all’universo di Internet, e mi rendo conto che ci sono enormi possibilità diverse. Per dirne una, lavorare al webmagazine www.borderfiction.com è diverso da lavorare su “M-Rivista del Mistero” come ho fatto per nove anni: è come contribuire a un numero unico e in perenne arricchimento di un’immensa megarivista interconnessa.
Quindi l’editoria digitale, tuttora in fieri, apre notevoli e interessanti possibilità. Ma tra questo e dire che è l’editoria che sostituirà quella convenzionale... ce ne corre.
Ma il mercato americano è quello che ha spinto alcuni autori, constatata la debolezza della promozione dei loro editori cartacei, ad avviare un’editoria indipendente fatta di autopubblicazione in eBook o in stampa on demand (rese possibili, naturalmente, dalla notorietà già acquisita in cartaceo e da un grande lavoro di autopromozione). Forse in futuro ci saranno anche autori USA bestseller nati esclusivamente su Internet e cresciuti solo in eBook.
Ma il mercato italiano, cartaceo o digitale che sia, si basa sui lettori italiani, ancora piuttosto legati al libro “vero”. Si possono fare operazioni interessanti, come ripubblicare titoli ormai introvabili di autori considerati “secondari” dai grandi gruppi editoriali (e dunque non più ristampati) eppure molto seguiti dal pubblico. Oppure pubblicare testi atipici (come certe raccolte di racconti, per qualche ragione considerate impubblicabili da molti editori cartacei, a meno che l’autore non sia di moda al momento). Oppure pubblicare testi brevi di rapido consumo ma di difficile collocazione nell’editoria convenzionale.
Ma in tutto questo c’è un’ultimo dettaglio non trascurabile a favore del libro cartaceo. Come diceva Isaac Asimov già oltre trent’anni fa, in un articolo intitolato, mi pare, “La supercassetta”: un libro si può leggere sempre e ovunque, senza timore che gli si scarichino le batterie.
Alessandro Girola. Blogger e scrittore, ha recentemente presentato l’eBook autoprodotto “Scene selezionate della Pandemia Gialla”. È attivo da molto tempo nel mondo degli eBook, prima che divenissero “famosi”.
Mi viene sempre da sorridere quando leggo le continue diatribe tra i sostenitori del cartaceo e quelli degli eBook. Come se una cosa deve necessariamente escludere l’altra. Io, da lettore, continuo tranquillamente a comprare libri e al contempo mi piace l’idea di poter acquistare romanzi, anche in lingua originale, con un semplice click e di poterli iniziare a leggere senza aspettare un secondo.
Da scrittore invece non posso negare che la possibilità di proporre i miei lavori in formato digitale è un grande vantaggio. Innanzitutto mi evita i tempi elefantiaci dell’editoria tradizionale, con attese che vanno da sei mesi a un anno. Una cosa intollerabile, in un mondo oramai abituato a ritmi ben più elevati. E poi, mi spiace dirlo ma è così, gli eBook e ancor più le autoproduzioni permettono a chiunque di pubblicare ciò che ha scritto, anche senza avere santi in Paradiso (o in redazione).
Forse gli eBook saranno da sprone a migliorare, a superare certi schemi, a rivedere un mercato che oramai segue quasi esclusivamente le mode d’importazione (di solito nemmeno le migliori).
Quindi... eBook? Sì grazie!
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