Gli alieni e una loro invasione - in qualsiasi modo questa avvenga - è il tema più caro alla fantascienza cinematografica statunitense, che non parla quasi d’altro sin dalla sua nascita. Quello che interessa a questa rubrica, però, sono gli pseudobiblia, i “libri falsi”: ecco di seguito tre di questi libri che hanno per argomento incontri o invasioni aliene, tratti da altrettanti film statunitensi.
Il primo titolo lo troviamo nel film “Progeny - Il figlio degli alieni” (Progeny, 1998) diretto da Brian Yuzna e scritto da Aubrey Solomon su soggetto di Stuart Gordon (celebre regista di piccoli film di culto).
Il dottor Craig Burton (Arnold Vosloo) ha appena saputo dalla moglie che stanno per avere un bambino: è una notizia che di solito rende felice una famiglia che lo stava aspettando da tanto tempo, ma invece porta grande turbamento nel dottore. Questo perché la data del concepimento coincide con il 20 settembre, una notte strana e terrificante in cui la coppia ha vissuto un blackout: mancano due ore dalle loro memorie... I due facevano l’amore, poi c’è stato “qualcosa”... e la donna è rimasta incinta. Gli sforzi di Burton lo fanno giungere ad una conclusione impossibile: quello che sta crescendo nel ventre di sua moglie non è suo figlio... bensì figlio di alieni!
Per tutto il film non sappiamo se il protagonista stia impazzendo o se sia l’unico a vedere le cose come stanno realmente, ma di sicuro sappiamo che una mano a cadere gli viene fornita dalla conoscenza in TV del dottor Bert Clavell (il bravo caratterista Brad Dourif). Durante una trasmissione viene intervistato questo dottore e viene pubblicizzato il suo libro: “Incontri personali” (Encounters of Personal Kind). «Contiene una serie di interviste con persone che sono state rapite», spiega l’autore.
Leggendo il libro, Burton scopre che ciò che gli è successo avviene più frequentemente di quanto credesse. «In questo libro spiega tutto», racconta a sua moglie, parlando del dottor Clavell. «La luce blu, le due ore...» Pare superfluo aggiungere che non viene creduto, né dalla moglie né da nessun altro. Quando la situazione diventerà tragica, quando sia lui che la moglie soffriranno di allucinazioni con alieni che li sondano in ogni dove, Burton alla fine cede e contatta personalmente il dottor Clavell, il quale è ben lieto di dare una mano.
«Vede, quello che è accaduto a lei e sua moglie», spiega quest’ultimo, «non è così insolito come può pensare. Ci sono tutti gli elementi tipici di un rapimento ad opera degli alieni. I miei archivi sono pieni di cartelle con migliaia di questi casi: io classifico i dati, è così che ho iniziato, come indagine statistica. Molto probabilmente ho analizzato il maggior caso possibile di casi legati a questo argomento: sono tutti diversi, ma per alcuni particolari decisamente simili». L’intervento del dottore, però, non aiuterà certo il povero protagonista, trascinato ancora di più nel baratro dell’ossessione e della paranoia: lo porterà al punto di voler fare a tutti i costi abortire la moglie, facendo scelte non certo dettate dal suo Giuramento d’Ippocrate.
Arriva al terzo episodio la serie di film ispirati al racconto “Mimesi” (Mimic, 1942) di Donald A. Wollheim: “Mimic 3 - Sentinel” (2003), è scritto e diretto da J.T. Petty e girato interamente in Romania.
Marvin Montrose (Karl Geary) è uno degli ultimi bambini nati con il morbo di Striklers - la Progenie di Giuda (Judas Breed), cioè la terribile piaga delle blatte protagonista del secondo film della serie. Ora ha 24 anni ma una vita “normale” gli è negata: un gran numero di allergie, oltre all’asma, gli impediscono di passare molto tempo all’aria aperta. Vive nella sua camera e l’unica sua passione è spiare con l’obiettivo della sua macchina fotografica la vita del suo quartiere, fotografando, testimoniando e creando collage artistici. Lui e la sorella conoscono ormai tutti gli abitanti fin nei loro intimi segreti, così non sfugge loro che sta succedendo qualcosa di inquietante in zona: un cadavere, un ferito, gente che scompare... non sono indizi che passino inosservati.
La polizia non crede al giovane - com’è ovvio in questo tipo di storie - quindi Marvin, sua sorella Rosy e Carmen (la ragazza che ama) dovranno improvvisarsi investigatori nella prima parte del film, quella cioè che sembra una specie di versione fantascientifica del classico “La finestra sul cortile”. Invece di un assassino, infatti, abbiamo una blatta che sta pian piano uccidendo tutto il vicinato!
Durante le “indagini”, Marvin scopre che quello che credeva un semplice condomino - che ha sempre chiamato con nomignolo di “Lo spazzino” - è in realtà il dottor Justin Whistler (Lance Henriksen), autore del libro “L’uovo re. Riproduzione della progenie di Giuda” (The King Egg. Judas Breed Reproduction): cosa c’entra un autorevole scienziato ricercatore con quella faccenda? E cosa combina misteriosamente ogni notte?
La risposta non tarda ad arrivare. La “pace” con le blatte è solo apparenza: uova di maschi fertili si trovano sottoterra, e il dottor Whistler ne vende di nascosto ammettendo placidamente: «quell’uovo rappresenta per me i soldi per fuggire il più lontano dalla civiltà.» Ma due scarafaggi-guerrieri battono la zona per cercare di salvare le uova: sarà con loro che tutti dovranno fare i conti.
«Abbiamo già perso», esclama il dottore. «È finita.» Malgrado gli strenui sforzi dei protagonisti, la guerra con le blatte lascia ben poche speranze...
Un omicidio misterioso dà lo spunto allo scrittore Rick Castle (Nathan Fillion) per lanciarsi nei suoi capricci da ricco bambinone. Stiamo parlando del telefilm “Castle”, che per due stagioni ha viaggiato su binari squisitamente bibliofili per poi approdare, nella terza stagione ancora in corso in Italia, nella commedia poliziesca. Nel nono episodio dell’annata, “Incontri ravvicinati di tipo omicida” (Close Encounters of the Murderous Kind, 2010), diretto da Bethany Rooney e scritto da Shalisha Francis, Castle e la collega detective Beckett (Stana Katic) sono alle prese con una vittima che sembra legata a filo doppio con il fantasioso mondo dei rapimenti alieni e dell’ancor più fantasiosa congiura degli Uomini in Nero. L’episodio è una scusa per passare in rassegna tutti i più triti luoghi comuni su questi due argomenti - che agli americani stanno a cuore più di ogni altra cosa nell’universo.
L’unico elemento che salva uno degli episodi peggiori di una già pessima stagione è la fugace apparizione dell’ufologo Benny Stryker, il cui libro è stato trovato accanto alla vittima. Il personaggio è interpretato dall’immarcescibile Lance Henriksen, celebre caratterista di centinaia di film che ritroviamo qui di nuovo nelle vesti di autore di uno pseudobiblion.
Stryker è un celebre ufologo ed autore del saggio “Presi del quarto tipo” (Taken by the Fourth Kind): visto che il testo è stato trovato sul corpo di una donna uccisa, la domanda nasce spontanea... è stata rapita e uccisa da alieni? Ovviamente - come pare essere consuetudine di questa terza stagione - Castle parteggia subito per l’ipotesi più inverosimile, appunto la pista aliena. Indagando, esce fuori che la vittima ha avuto una conversazione telefonica di trenta minuti con Stryker, il giorno in cui è stata uccisa. «Un’astrofisica e un ufologo...» si chiede Beckett. «Non sono un po’ come il diavolo e l’acqua santa?» (come l’acqua e l’olio, in originale). Esce fuori che anni prima i due erano colleghi, prima che la donna decidesse che la passione di Stryker per gli UFO incrinasse la credibilità delle ricerche e lo facesse cacciare. Da allora, l’ufologo ce l’ha a morte... con la donna che ora è morta.
Castle e Beckett vanno ad incontrare Stryker, il quale sta tenendo un corso. «Imprigionati in una fredda stanza bianca. Facce deformi ti fissano dall’alto. Sono immagini che ci tormenteranno ma che allo stesso tempo ci uniranno, e ci ricorderanno sempre che non è stata una nostra scelta: noi siamo stati scelti.» La conversazione con l’ufologo getta benzina sul fuoco: esce fuori che prima di morire la vittima l’ha chiamato perché ha avuto un “contatto alieno”, ed ora Stryker è convinto che sia stato il Governo - o meglio, gli Uomini in Nero - ad aver messo a tacere l’astrofisica perché non rivelasse ciò che aveva scoperto.
Insomma, la passione per gli UFO, i rapimenti alieni e le invasioni varie non finirà mai, e riempirà ancora tante pagine di libri veri e, per nostra fortuna, anche di “libri falsi”.
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