Ci ha già entusiasmato con Musica Rock a Vitula, libro cult tradotto in decine di lingue. Successivamente diventa un film questo romanzo di Mikael Niemi, scrittore svedese nato a Pajala, una piccola realtà del nord al confine con la Finlandia.

Ambientato in una cittadina della Svezia, ha come protagonista un bambino di undici anni che si avvicina al Rock e se ne innamora. La scuola, il bullismo, la scoperta del sesso, l’alcol e sullo sfondo il Rock, la musica che accompagna i ragazzi e li aiuta a sfuggire al disagio di vivere.

Faccio riferimento al libro precedente perché da questo luogo incontaminato, quasi appartato, l’autore ci sorprende con la sua visione del mondo a 360 gradi in cui emergono contraddizioni, sentimenti, disagio, ingredienti da ardere a fuoco lento per salvare poi il salvabile, il nucleo della letteratura.

Mi piace definire così il campo narrativo in cui si muove questo straordinario scrittore, magnetismo che attrae e respinge, attento e vigile a ogni piccolo movimento.

Ecco allora che in questa nuova proposta L’uomo che morì come un salmone ci troviamo davanti a un giallo dai risvolti anomali e imprevedibili, un romanzo che trasporta con leggerezza e sottile ironia dentro una storia molto intensa, che non perde mai tono.

Martin Udde, anziano e burbero pensionato, viene trovato senza vita e con la lingua mozzata nella sua casetta di legno a Pajala.

La giovane investigatrice Therese Fossness giunge da Stoccolma e si appresta a condurre le indagini.

Therese è una donna con la mentalità aperta, spontanea, onesta, ma trova difficoltà a comunicare con gli abitanti del posto, chiusi, diffidenti. Il motivo di questa repulsione nei suoi confronti non è rappresentato dal solito astio che si ha verso i forestieri, ha una ragione ben più nobile: lei non conosce la loro lingua, il Meankieli, un dialetto locale di ceppo finnico.

La rete di indizi e sospetti è fitta e ingarbugliata e conduce in modo quasi banale e scontato a Isaia Vanhacoski. Costui non ha mai nascosto il suo acceso odio verso la vittima.

Therese si rende conto che c’è qualcosa di ben più misterioso e complesso in questa vicenda e sente l’esigenza di far emergere la verità a ogni costo. L’ostilità della popolazione locale farà in modo che la poliziotta si trovi da sola a gestire la difficile situazione e gli eventi la porteranno a domandarsi se l’omicidio può aver avuto origine dall’ostinata battaglia che Martin Udde ha condotto contro il Maenkieli, reintrodotto nelle scuole della regione, o se la pista da seguire conduce a una banda di rapinatori specializzati in furti in casa di anziani.

Una tematica forte, originale, quella di far ruotare il romanzo intorno al problema della lingua, tenace tradizione e identità culturale che non si vuole smarrire, che recupera usi e costumi con uno slancio verso il futuro.

Mikael Niemi svela questo piccolo microcosmo a tratti con sobrietà, usando toni affabulatori, ora stupiti, ora disincantati, con una tale naturalezza dove i sentimenti sono messi a nudo con un sorriso beffardo sulle labbra.