Le peripezie di Easy Rawlins...
Il diavolo in blu di Walter Mosley, Einaudi 2011.
Los angeles 1948. Easy Rawlins, negro texano, reduce di guerra volontario con Patton, viene licenziato dal lavoro. Per poter pagare le rate della casa accetta la proposta di De Witt Albright, tipo piuttosto losco segnalatogli da Joppy, ex pugile proprietario di un bar (liscia il bancone come un figlio), di ritrovare Daphne Monet, bella ragazza bianca con un debole per i negri, il jazz, i piedini di porco e la carne nera.
Dunque in giro per locali come quello clandestino di John, incontro con “amici” e con figure schifose come Mr Teran (pedofilo) o caratteristiche come Zeppo che trema tutto, è balbuziente e fa un sacco di smorfie.
Bevute (bourbon, wisky ecc…), chiacchiere, domande per sapere dove si trova la ragazza e lo scontro con la dura realtà del tempo: il problema dei negri sfruttati nel lavoro, disprezzati e aggrediti per futili motivi e angariati anche dalla polizia.
Arrivano i morti ammazzati, gli scontri, le botte, le pistole che cantano, l’incontro con Daphne, lo sbocciare di un sentimento amoroso e la scoperta di una sconvolgente esperienza della ragazza.
E arriva anche l’aiuto del vecchio amico Mouse Alexander, praticamente un bulldozer che sa cavarsela nelle situazioni più complesse e difficili.
Stile secco, asciutto, senza tanti fronzoli, uno spaccato duro di una società razzista e marcia nelle sue istituzioni, il profilo di un negro che con la sua onestà e il suo orgoglio non si piega ad un destino crudele e non vuole perdere quel poco che ha conquistato.
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