C’è chi dice che la realtà superi ogni finzione: ma la realtà non esiste, se non c’è un’opera di finzione a farcela conoscere.
Esistono uomini che compioni azioni riprovevoli in nome di un bene superiore, o semplicemente perché sono pagati per farlo. Nessuno lo sa - o comunque si fa finta di non saperlo - finché non arriva un’opera di finzione a testimoniarlo. E se questa fiction venisse scritta dal diretto interessato? Sicuramente ne uscirebbe un bestseller!
In due puntate, presenteremo due personaggi letterario-cinematografici che testimoniano il potere della finzione di fronte alla realtà, la minaccia distruttiva che la loro stessa esistenza rappresenta per la tranquillità di un intero paese. Due personaggi che decidono di scrivere un libro dove raccontare tutto lo sporco delle loro vite: due vite da bestseller!
Il primo personaggio è una spia nata in un periodo di decadenza, quando il gusto popolare cominciò a vedere l’intelligence statunitense non più come un’istituzione fenomenale e onnisciente. Molti romanzi trattarono questo tema, negli anni Settanta, ma a noi sta a cuore quello più pseudobiblico: “Spionaggio d’autore” (Hopscotch, 1975) di Brian Garfield - Segretissimo n. 682 del 23 dicembre 1976 - vincitore l’anno successivo del Premio Edgar Allan Poe.
Miles Kendig è una spia della vecchia scuola: azione e cervello al servizio dell’intelligence statunitense. Il tempo però passa per tutti, e quando i suoi servizi non sono più richiesti - dopo cioè una convalescenza per una ferita - i suoi “datori di lavoro” gli propongono un lavoro d’ufficio: una super-spia seduta ad una scrivania? Non esiste. Kendig, appena cinquantenne, si ritira in pensione a fare la vita del gaudente con i guadagni del gioco d’azzardo, in cui è particolarmente abile. È ancora ambito da entrambe le fazioni della Guerra Fredda, ma ormai è lui a non essere interessato alle “bandiere”. Ora infatti ha un grave problema che non aveva calcolato: la noia frammista alla malinconia. (La famigerata “malinconoia” cantata da Masini!)
I tempi passati sono sempre d’oro, e Kendig rimpiange l’azione sotto copertura che ha scandito la sua vita per anni: come poter tornare a provare quel brivido senza però tornare sotto un qualche capo, che - tratto comune a tutti i “capi” - non è in grado di capire il suo potenziale? Come farsi rincorrere da americani e russi e vedere se è ancora in grado di menarli per il naso? Una soluzione c’è: un bestseller...
Kendig si siede ad una scrivania - paradossalmente, quello che si era rifiutato di fare quando era in servizio! - prende un foglio e comincia a scrivere. È stato una spia americana molto curiosa per decenni, ha messo il naso dappertutto ed ha avuto accesso a documenti segreti di ogni tipo: decide di mettere tutto nero su bianco e scrivere un libro esplosivo. “Cospirazione di Killer”, è il titolo immaginato, e con lo stile scarno che ci si può aspettare da un non-scrittore tratterà di tutte le “magagne” che americani e russi non vogliono far sapere al mondo.
«Cosa ci faceva Richard Nixon a Dallas il giorno in cui fu assassinato John Kennedy? Quante tonnellate di banconote false vietnamite sono state lanciate dall’Air America sul Nord Vietnam da quando è stata firmata la tregua?» Queste alcune domande a cui il libro si prefigge di rispondere. «Questa roba venderà un mucchio di copie» è il commento del primo editore a leggere parte del manoscritto.
Kendig invia un capitolo per volta ad editori sparsi nel mondo, e comincia ad ordire un meccanismo complicato e perverso che gli permetterà di arrivare alla pubblicazione senza che nessun Governo possa mettere bocca. «Uscendo subito dopo lo scandalo Watergate, un’opera di quel tipo avrebbe provocato danni inimmaginabili alla struttura della fiducia umana, già tanto indebolita»: questo pensano gli ex colleghi della spia, i quali cominciano subito la caccia a Kendig. Non possono permettere che il libro veda la luce, perché in seguito non potranno smentire quanto in esso verrà scritto: «Ecco il punto. È tutto vero. E Kendig riporterà parole e fatti.»
Spacciandola per vendetta, Kendig mette in atto un’azione su vasta scala tornando d’un colpo la giovane spia d’azione che sentiva ancora di essere in cuor suo. Una caccia per mari e per monti gli darà la soddisfazione di tenere con il fiato sospeso - e corto - i vertici dei servizi segreti americani, i quali sanno che più tempo impiegheranno a fermare l’uomo più questi invierà capitoli scottanti in giro per il mondo.
Va però detto che questo fantomatico “Cospirazione di Killer” ha un difetto, e lo rivela un editore: «Quello che mi avete sottoposto è sì materiale sensazionale, ma non documentato». I capitoli inviati rivelano sì particolari top secret, ma non producono prove che non si tratti solo dei vaneggiamenti di un pazzo. A quanto ci è dato di sapere, le prove arriveranno solo alla conclusione del libro, quando cioè Kendig - se prima non sarà acciuffato e ridotto al silenzio - invierà le pagine mancanti di ogni capitolo che conterranno la dimostrazione che quanto scritto è pura verità.
«Il libro era un brusco elenco di fatti collegati a catena»: così Brian Garfield descrive lo pseudobiblion, e purtroppo è una definizione che si adatta benissimo anche al romanzo “Spionaggio d’autore”, che è decisamente poco interessato al mondo dei “libri falsi” e in cui la trovata del bestseller esplosivo è solo uno spunto per lanciarsi in una serrata spy-story fondata sulla caccia all’uomo.
L’unico momento degno di nota in cui si spendono alcune parole per “Cospirazione di Killer” è comunque molto intenso: «Il libro era diventato qualcosa di più di una provocazione; era nato da lui e ora esigeva una sua propria esistenza. Questo non negava il gioco; ma egli si accorse che per mantenere viva l’illusione di libertà, doveva finire il libro non come un mezzo, ma come un fine. Altrimenti sarebbe stato un nulla...»
Quando però si tratta di arrivare fino in fondo, quando si tratta di scegliere tra una falsa morte e una vera pubblicazione, il libro passa in secondo piano: al contrario di molti autori che preferiscono la morte piuttosto che rinunciare al proprio libro, Kendig - che autore non è! - si tira indietro e preferisce vivere.
Dopo cinque anni dalla pubblicazione del romanzo, Garfield viene chiamato a riscrivere la storia per crearne un film: insieme al navigato Bryan Forbes firma infatti la sceneggiatura di “Due sotto il divano” (ammiccante quanto inutile titolo italiano che forse è stato scelto per ingannare gli spettatori millantando una storia d’amore tra i due protagonisti. Comunque il titolo originale è lo stesso del romanzo: Hopscotch, 1980), diretto da Ronald Neame.
Malgrado gli eventi e le situazioni siano praticamente identiche, Garfield dà alla propria storia un taglio completamente diverso. Kendig non è più l’annoiata e malinconica spia in ritiro che sfida la CIA, bensì lo spumeggiante, irridente e poco serio personaggio che Walter Matthau ci ha sempre abituato a vedere sullo schermo. Costretto a ritirarsi da un nuovo capo inesperto e borioso, il Kendig cinematografico vuole davvero vendicarsi degli ex datori di lavoro e comincia a scrivere le proprie memorie, che intitolerà “Il salto della quaglia” (Hopscotch), una divertente variante italiana di un termine inglese che sarebbe meglio traducibile con il gioco della Campana. (In una recente locandina del film le foto degli attori sono infatti incastonate in uno schema del gioco della Campana.)
Un film al cinema è quasi impensabile senza una coprotagonista femminile. Il romanzo di Garfield però ne è totalmente privo. (Lo sa bene il povero Carlo Jacono, il celebre illustratore che per la copertina dell’edizione Segretissimo deve ripiegare su una ragazza pilota, personaggio totalmente marginale ma in realtà l’unica donna della storia!) Così per magia nasce il personaggio di Isobel, interpretato dalla sempre brava Glenda Jackson ma quasi del tutto privo di spessore e di significato: come mai la CIA, nel tentativo di fermare Kendig, non si rivale sulla donna che lui ama? Il Kendig letterario, molto più cinico ma anche più furbo, non si sarebbe mai reso così vulnerabile.
Il film è spumeggiante e riscuote un discreto successo, ma i suoi personaggi che sfociano troppo spesso nella macchietta e nell’eccessiva caratterizzazione lo rendono molto datato, al contrario del romanzo che invece supera la sfida del tempo.
Uno pseudobiblion negato nel romanzo - visto che non giunge alla pubblicazione - diventa invece reale nel film, il quale in fondo è la rappresentazione vivida del romanzo da cui è tratto. Ciò che il Kendig romanzesco ha minacciato di fare, lo porta a compimento quello filmico: che si chiami “Cospirazione di Killer” o “Il salto della quaglia”, sempre di Hopscotch stiamo parlando, del gioco della Campana a cui Kendig costringe gli alti vertici dell’intelligence. E se invece a voler scrivere un libro non fosse una spia ma uno spietato assassino, al servizio di potenti corrotti e corruttori? Sarebbe un altro grande bestseller, ma lo vedremo nella prossima puntata.
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