Dalla seconda metà degli anni Novanta le martial girls sembrano svanire dai cinema: ruoli marziali per “donne toste” scarseggiano, e a parte alcuni titoli di Cynthia Rothrock bisognerà aspettare la svolta del nuovo millennio per tornare a gustare un po’ di azione marziale al femminile.
In questo articolo ci occuperemo di alcune donne simbolo di questa “rinascita”.
Nata il 16 aprile 1976 a Taipei (Taiwan), Lin Li-hui arriva presto al cinema acquisendo il nome d’arte di Shu Qi: esistono numerose varianti di questo nome, ma per comodità adotteremo questa che è la forma internazionale. All’età di 17 inizia ad Hong Kong un percorso comune a molte ragazze: l’industria del soft-core. Oltre ad apparire sulle copertine delle edizioni cinesi di Penthouse e Playboy, partecipa ad alcuni film erotici.
Il 1997 è l’anno della svolta nella sua carriera. Viene nominata al prestigioso Golden Horse Film Festival (gli Oscar asiatici) e vince sia il Golden Bauhinia (come co-protagonista) che l’Hong Kong Film Award (come protagonsita): dato l’addio al soft-core, Shu Qi diventa un’attrice apprezzata, soprattutto per commedie sentimentali.
Proprio quest’ultimo, lo stesso anno, dona all’attrice un fenomenale ruolo d’azione all’interno del tris di donne che costituisce il cast di “So Close”. Sia con le armi che a mani nude Shu Qi non ha nulla da invidiare ad altre action girls dello schermo.
Ma è nel 2006 che l’attrice si diploma martial girl. Dopo due episodi interpretati dalla bella e simpatica Shin Eun-kyung, la trilogia del coreano “My Wife is a Gangster” (di cui solo il primo divertentissimo episodio è giunto in Italia, con il titolo “Ho sposato una gangster”) ha bisogno di una nuova eroina per il terzo episodio, “My Wife is a Gangster 3” (Jopog manura 3). Ecco che Shu Qi si ritrova ad interpretare una pericolosissima
Una curiosità. Si dice che nel 2001 il suo manager le abbia sconsigliato di partecipare al film “La Tigre e il Dragone” (2000) per recitare invece in uno spot commerciale: crediamo che dopo quella data l’attrice abbia cambiato manager!
Per il film “So Close” si è parlato di “tris di donne”: chi sono le altre due? Una piccola parentesi va aperta su due outsider del mondo marziale ma comunque molto importanti.
Wei Zhao (o Vicki Zhao) è un’apprezzata attrice televisiva che saltuariamente approda al cinema: quando lo fa, però, è sempre al fianco dei migliori. (Recentemente l’abbiamo trovata nel kolossal di John Woo
Anche Maggie, come Shu Qi, è divenuta modella a 17 anni, ma senza soft-core. Così come la madre vietnamita era emigrata senza conoscere altro che la propria lingua, Maggie si spostò da Tokyo a Taipei fino ad Hong Kong con pochi soldi in tasca («solo venti bigliettoni» racconta lei) e senza conoscere la lingua di quei posti. Dopo piccoli ruoli, venne notata da Jackie Chan nel film “Gen-Y Cops” (2000) ma in realtà non ne ottenne altro che altri piccoli ruoli. Solo nel 2002 ha la sua occasione, quando cioè il regista e action choreographer Tony Ching decide di girare una versione marziale del “Naked Killer” del 1992: “Naked Weapon” è un successo internazionale (arriva anche in Italia, con anni di ritardo e in un’edizione fugace) e in un cast di bellissime assassine Maggie spicca su tutte.
Dopo una piccola parentesi “combattiva” in “Operation: Endgame” (2009), ritroviamo una Maggie fortemente marziale nel pessimo “King of Fighters” (2010): tratto dal videogioco omonimo, la pellicola è di infima qualità e si salva unicamente per la presenza dell’attrice, più in forma che mai. Per vederla pienamente in azione, però, va seguita attentamente ogni puntata della sua “Nikita”...
Una curiosità. L’attrice ha recentemente confessato di essere sorda da un orecchio: uno spiacevole incidente causato dall’esplosivo gestito male durante una scena d’azione.
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