Difficile parlare di un libro e del suo shining quando questo si moltiplica come accade alle raccolte di racconti molto ricche. Mi basterà dunque parlare dello “spirito del libro”.
Almanacco dei giorni migliori di Fabio Rizzoli (Fernandel, 2011): uno spirito irriverente, curioso, sovvertitore, che si diverte a sperimentare nuove combinazioni, fa una pernacchia ai generi accademici, accompagna alle giostre la fantasia, scolpisce le storie su una lingua bella.
Un racconto per ogni giorno di primavera, con succulenti suggerimenti musicali, librici e filmici a inizio brano, “Da ascoltare”, “Da guardare”, “Da leggere” e perfino una proposta pazza ma intelligente alla fine col “Da fare”, come ad esempio: “Dividi la vita che hai finora vissuto in capitoli e sposta il segnalibro a tuo piacimento”.
Situazioni caleidoscopiche, personaggi-metafora non così inverosimili come la logica vorrebbe far credere: dall’ingegner Pecci, scalda-sedie modello, all’uomo ucciso e riverso sul pavimento, alla mattina che il mondo prese fuoco, alle trappole di chi specula sui Chakra, all’ultimo arrotino ombrellaio della città.
I toni spaziano prediligendo un ironico e un sarcastico molto delicati nella forma ma potenti nel messaggio. Basti leggere il racconto del 22 marzo, dedicato all’editoria, quando il consulente per una casa editrice che pubblica soltanto stranezze e velleità abortite sintetizza in poche righe l’essenza dei libri che legge. Ed ecco cosa annota a proposito del manoscritto Ti amo troppo da morire di Franca Oggiani:
«Teen book caramelloso. Impubblicabile per noi. Già pronto
per un grande editore, quasi senza editing».
Oltre al lavoro, alla vita quotidiana, alle riflessioni esistenziali, c’è posto anche per l’amore – non importa che sia amopre ferito – in questo succoso almanacco. E così si legge in un giorno d’aprile:
«Vorrei tanto scriverti una lettera d’addio. Vorrei strapparmi di dosso tutto di te, l’amore che provo, il tuo odore, i ricordi condivisi, i tuoi capelli aggrappati al mio maglione, le nostre canzoni, lo schiaffo che mi hai dato, le risate quando eravamo ubriachi. Vorrei fare in modo che tu non fossi mai esistita, che convincessi tua madre a non metterti più al mondo. Nella lettera d’addio ti scriverei che sei stata la cosa più importante che mi sia mai successa, che i miei giorni migliori li devo a te».
Una lettura piacevole e interessante, meglio fatta se non si distoglie l'attenzione nemmeno per una riga.
E, per concludere, riporto la biografia dell’autore così come lui stesso l’ha scritta e come si può leggere nel suo blog almanaccodeigiornimigliori.it:
Sono nato il trenta luglio millenovecentosettantaquattro, a Bologna, sotto il segno del Leone con ascendente Capricorno (a occhio e croce, perché sull’orario in cui ho tirato fuori la testa c’è qualche disaccordo tra mio padre e mia madre). Vivo ancora a Bologna. Adesso faccio il ghost writer e il consulente creativo, anche se ho diversi altri lavori alle spalle (maschera di un cinema, project manager in una società di marketing e comunicazione, direttore di una casa editrice, e così via). Prima di lavorare mi sono laureato (anzi, la maschera al cinema l’ho fatta mentre studiavo, e mi sono visto moltissimi film gratis).
Nel 1999 un mio romanzo è stato segnalato al Premio Calvino. Ma non è mai stato pubblicato.
Il mio consulente personale è un cane, ma lui non lo sa. Il suo nome per esteso è Muppet Bubupoldo Cane Giubibubide Rizzoli, per gli amici Muppy.
Vivo assieme a una zucca.
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