Taranto è una città ricca di fascino, bella, misteriosa, anche un po’ diffidente, perché in sordina si avverte il silenzio incombente di una forza oscura. È l’ombra del grande stabilimento chimico con le sue nubi tossiche a vegliare sullo sguardo impotente e rassegnato di chi ci abita.
Ma aleggia uno spirito di rivolta in queste pagine e Giuseppe Cristaldi è la voce e il cantore di un cammino disperato e feroce che si culmina in quell’immane tragedia che a volte è la vita.
In questo clima di cruda realtà si muove Cozzaro, contrabbandiere, corista, teatrante, uomo dalle mille risorse, quasi un artista innato, nato e cresciuto nel quartiere Tamburi, un quartiere che è stato palcocenico delle sue gesta. Da lì sono partite favole e racconti sulla sua figura da farlo diventare quasi una leggenda.
Improvvisamente il mito di Don Papà, come lo chiama il figlio, viene meno. Spinto alla disperazione da un’ingiunzione di trasloco, farà a pezzi la casa, prima di compiere un capolavoro che si culminerà in un suicidio esemplare come rivalsa verso i potenti, rivolta a riaffermare il sacrosanto valore della vita dentro la morte.
Al figlio resta una grande amarezza ma, come voleva il padre, l’onore e il compito di far rivivere dentro la scrittura la potenza della vita vissuta.
È la scrittura la vera forza di questa storia. In Belli di papillon verso il sacrificio Cristaldi non cerca di accomodarsi nella banale narrazione, ma ha impeti e scatti che colgono di sorpresa, capace di suscitare emozione, rabbia, sdegno, ma soprattutto induce a una riflessione profonda sul mondo che si trova in queste pagine concentrato tutto in quel microcosmo.
Non una scrittura accomodante dentro il linguaggio. Il Linguaggio è il corpus che accomuna gli scrittori di una stessa epoca direbbe Roland Barthes. Qui questo concetto è superato e non vale per un autore come Giuseppe Cristaldi. Il linguaggio è la guerra, è la rivoluzione, la rivolta verso una società civile corrotta e frivola al servizio dei potenti.
Come è riportato nella quarta di copertina questo romanzo non riguarda soltanto la città di Taranto, è molto di più, è un romanzo di formazione su come e chi eravamo, su come siamo adesso sotto un cielo di nubi tossiche.
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