"Quando ero ragazzino ho assistito a una rapina a mano armata con una sparatoria: ho visto tutto, ho visto che il rapinatore nascondeva la pistola e poi ho cercato la pistola. Poi ho chiamato la polizia, ho raccontato tutto ma non mi hanno mai creduto, i poliziotti dopo avermi fatto vedere alcuni possibili sospetti hanno sempre pensato che non avessi voluto riconoscere il colpevole…"

Così in maniera diretta Michael Connely confessa a “Tutti i colori del giallo” com’è iniziato il suo approccio con il mondo del crimine che ha poi descritto nei suoi romanzi.

E Michael Connelly (il popolare creatore del detective Harry Bosch ma anche dell’avvocato Mickey Haller) si incrocerà ai microfoni della trasmissione di Radiodue domenica 30 gennaio (dalle 13,00 alle 13,30 su Rai RadioDue) con un altro maestro del thriller italiano: Giorgio Faletti.

Faletti racconta che prima di pubblicare Io uccido si fece autografare da Connelly un suo thriller e lo scrittore gli scrisse "Good luck for I kill", una dedica che portò a Faletti superfortuna per il suo imminente romanzo. "Quest'uomo è un talismano vivente, se avete un desiderio e volete che sia esaudito esprimetelo vicino a lui", racconta Faletti “quello che ho sempre invidiato a Connelly è la sua capacità di scrivere delle storie talmente fluide che fanno sembrare facile scrivere, poi quando ci provi tu ti rendi conto di quanto sia complesso costruire un intreccio”.

Connely dal canto suo spiega quale sia il legame fra le sue storie e la musica che le rende spesso delle riuscitissime jam session che hanno suoni jazz: " la musica è estremamente importante mentre scrivo, è qualcosa che però il lettore non sente, è sulla pagina ma solo a parole…quando seleziono la colonna sonora per le storie di Harry Bosch preferisco dei musicisti che non hanno avuto una vita facile, che hanno dovuto affrontare molte difficoltà, come Harry".

Faletti aggiunge che c’è un un legame speciale anche fra la musica e i suoi thriller: “La musica è per me fondamentale, nel mio primo romanzo l'assassino forniva gli indizi attraverso dei brani musicali; mentre scrivo suonare mi rilassa, dai miei vagabondaggi musicali a volte vengono fuori una linea melodica e quel miracolo che il mondo chiama canzone". 

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