C’è un pittore fallito alle prese con un amore delirante e un infante da accudire (il babysitter), due sorelle così diverse da assomigliarsi a fronte di un omicidio che inseguono le loro vite complicate (la sciarpa verde), un sacerdote che dopo aver ricercato le confessioni degli altri si rivela a uno psicanalista (ego te absolvo), un goffo libraio che ha preso il lavoro e si reinventa venditore porta a porta e poi giustiziere (Cimento).
Questi sono alcuni dei personaggi che compongono i racconti de I fuoriusciti di Michele Lupo. Il titolo fa immediatamente pensare a un mondo di esclusi, reietti, uomini e donne ai margini della società, che con questo mondo non vogliono avere a che fare.
Invece un lettore attento questi personaggi potrebbe vederli sotto un’ottica diametralmente opposta, come degli eroi che prendono di petto la dura e cruda realtà dando subito la sensazione che il mondo, questo mondo, gli è distante e non gli appartiene.
Certo, questi personaggi sono personaggi borderline che vivono relegati ai margini del benessere, che si portano dietro delle lacerazioni insanabili e uno spaccato di vita a tinte fosche.
Il peso di una sconfitta emerge da queste pagine, una sconfitta che è consapevole a priori nella vita dei protagonisti. Come nella realtà il fantastico a volte viaggia parallelamente al vissuto e qui ne nasce una realtà irrisolta, un viaggio incompiuto del genere umano.
Dietro questi personaggi Michele Lupo raffigura con profonda attenzione il malessere del nostro tempo senza scontare nulla, senza concedere consolazioni, con la severità giusta e attenta dello scrittore a tutto campo.
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