Il 27 gennaio 2011 sarà in libreria la seconda indagine del commissario Lupo Belacqua, “il poliziotto più cafone d'Italia”. Il nuovo romanzo di Mario Spezi s'intitola La moneta del potere ha sempre tre facce: cadaveri offshore per il commissario Belacqua (Barbera Editore “Radio Londra”, pp. 191, Euro 14,90).

Il romanzo s'apre con un omicidio tanto clamoroso quanto sadico: un killer uccide una consigliera di maggioranza proprio nella sede della Regione Toscana alla vigilia del suo preannunciato voto contrario al nuovo piano del commercio che avrebbe dovuto sanzionare la trasformazione di una ex area industriale, di fatto bloccando un affare di miliardi e le conseguenti tangenti. Lo stesso killer è poi costretto ad uccidere una guardia giurata che ha visto troppo e che probabilmente è in possesso di qualcosa di compromettente.

I due delitti portano Belacqua sulle tracce del misterioso “Ragno”, l’uomo che starebbe dietro al grosso affare, così come dietro a quasi tutti i grandi intrighi fiorentini. Il Ragno è di nascosto corteggiato da tutta la Firenze che conta: ciò comporta fatalmente che Belacqua sia ostacolato da vari personaggi ufficiali, che costruendo false prove finiranno per incastrarlo. Messo sotto accusa e persino arrestato, il poliziotto riuscirà ad evadere dal tribunale dove è stato condotto per l'udienza di convalida dell'arresto...

http://nuke.mariospezi.it/

Dalla quarta di coperta:

C'è un personaggio a Firenze che conta molto. Uno che sta dietro a tutti gli affari importanti della città. Uno che fa paura... che non si nomina neanche. Lo chiamano il Ragno perché ha una fottuta abilità nello stendere reti intricate, nel nascondersi immobile da qualche parte e nel sapere aspettare.

Il Ragno si è annidato da qualche parte dentro il cervello del commissario Lupo Belacqua. Sconfiggerlo per lui è anche sconfiggere Firenze, la città algida, presuntuosa, che disprezza i sentimenti, che mette le sue leggi sopra tutte le altre, che anche nel delitto crede di avere privilegi.

 

L' incipit:

Seduto sulle tegole umide, la schiena contro una mansarda, Red mandò affanculo il piccione che con un occhio rosso lo guardava male.

Il volatile era arrivato vicino ai suoi piedi scuotendo il collo neanche avesse un iPod trapiantato nel cervello e Sharon Jones glielo rintronasse con “100 days, 100 nights”. Si era fermato e aveva fissato perplesso l’uomo. Di gente appollaiata sul tetto di Palazzo Panciatichi in via Cavour, dove c’ è il Consiglio regionale della Toscana, fino a quella sera il pennuto ne doveva aver vista poca.

Federico Magara, Red per i pochi amici che aveva, il bavero del cappotto di cammello rialzato, lo aveva guardato e, chissà perché, si era ricordato di avere letto sulla “Settimana enigmistica”, rubrica “Strano ma vero”, che i pittori del Rinascimento avevano copiato le ali banali di quegli uccelli per metterle sulle spalle dei loro aristocratici angeli. Sembrava che lo sapesse, il pennuto presuntuoso che lo guardava impettito e con un velo di disprezzo.

“Che cazzo vuoi?”, gli gridò ancora Red di brutto e con un piede fece il gesto di allungargli un calcio. Il piccione se ne volò via leggiadro, come un angelo.

Lassù Red c’era arrivato uscendo dalla piccola finestra del gabinetto al secondo piano, proprio prima che, girando a sinistra, si arrivasse alle due stanze assegnate alla consigliera di maggioranza Alessia Bergero.

La Bergero era la donna che Red aveva accettato di uccidere quella sera.