Maurice Tamborero, indiscussa stella del rugby del Tolosa, viene assassinato con un colpo di pistola diritto al cuore. Nessun movente, nessuna traccia. E nessuno vuole parlare. Ma in una città come Tolosa, dove il rugby non è uno sport, è una sorta di religione primitiva e appassionata, un omicidio del genere non è semplicemente la morte di un campione sportivo, è un lutto capace di sconvolgere l’intera città. Per questo l‘indagine viene affidata a due dei migliori investigatori del distretto, il commissario Verlande e il capitano Terrancle. Strana coppia, questi due investigatori: l’uno, Verlande, schivo, oppresso dalla presenza della madre alcoolista, l’altro, Terrancle, si porta dentro il rimpianto di aver dovuto abbandonare il rugby, un donnaiolo che nutre un certo disprezzo per le donne. Opposti per alcuni aspetti, eppure complementari: in entrambe esistono ampie zone d’ombra, zone di ambiguità profonde. Il rumore sotto il silenzio è sicuramente ciò che serpeggia sotto il silenzio omertoso che grava intorno all’omicidio, ma è anche il rumore inespresso che agisce nell’incapacità di comunicare dei due personaggi. La costruzione stilistica impeccabile non porta a parteggiare per l’uno o per l’altro: non si crea il meccanismo “poliziotto buono – poliziotto cattivo”: Dessaint crea un meccanismo abile ed elegante facendo narrare lo svolgersi dell’indagine attraverso il punto di vista e le azioni dei due personaggi, attraverso il loro modo antitetico di vedere le cose, senza che nessuno dei due sia prevalente: il taglio quasi giornalistico del romanzo fa sì che sia demandato al lettore ogni possibile giudizio, ogni possibile valutazione di ordine morale. Il risultato è un ottimo romanzo fatto di chiaroscuri, amaro, permeato da una vena profonda di cinismo e malinconia che è la cifra stilistica di molta  letteratura d’oltralpe. Eppure, senza un terzo elemento, senza il rugby, sarebbe difficile comprendere fino in fondo questo romanzo: visto da fuori il rugby può apparire come uno sport duro al limite della violenza, dalle regole complicate, incomprensibile. Per gli appassionati il rugby ha un’anima appassionata, pura,  è uno sport guerriero animato da coraggio, lealtà, bellezza. Il rugby francese è stato chiamato per molti anni “rugby champagne”, alludendo alla straordinaria sintesi tra vivacità e aristocrazia che questa nazione sapeva esprimere. Certo per leggere questo romanzo non è indispensabile aver visto una partita del “Sei Nazioni” (ndr: il torneo europeo che mette a confronti le migliori nazionali”), però aiuta. Rumore sotto il silenzio non è un romanzo per rugbisti, ma sicuramente i rugbisti sapranno cogliere quella sottile sfumatura che è il respiro di questo sport: i non appassionati potranno forse attraverso questo romanzo capire qualcosa di più, sia delle regole che dei giocatori e magari appassionarsi. Lo stesso Commissario Verlande non ne sa nulla, al contrario del suo collega Terrancle che ne è stato protagonista: è interessante questo dualismo, che nel romanzo si traduce in percorsi investigativi di conseguenza diversi. L’impossibilità di cogliere il senso del gioco permette a Verlande di essere più distaccato, la conoscenza profonda della psicologia del rugby  e della passione che anima un’intera città di cui Terrancle è portatore permette di comprendere il senso di ciò che è successo.  Pascal Dessaint, considerato a ragione una delle migliori voci del noir transalpino, si è aggiudicato con questo romanzo il “Gran Premio della letteratura poliziesca”, il maggior riconoscimento francese per il giallo ed il noir. Precede il romanzo una prefazione di Valerio Evangelisti.