Prima ancora di commentare ‘I misteri della Jungla nera’ proseguendo l’omaggio alla prossima celebrazione dei 100 anni dalla morte di Emilio Salgari,credo sia interessante  parlare degli spunti del romanzo. Di certo l’atmosfera fosca delle Sunderbunds del Bengala, il tempio nascosto degli strangolatori, la vergine della pagoda persino il suono del  ‘ramsinga’ creano, al di là delle vicissitudini di Tremal Naik, uno scenario perfetto per i sogni del lettore. La setta dei Thug ela lotta condotta dalla Compagnia delle Indie orientali contro gli adoratori di Kali erano, per Salgari, avvenimenti lontani nello spazio ma non tanto nel tempo. Ufficialmente la campagna contro i Thug risale a pochi anni prima dell’instaurazione del Raj (il dominio britannico in India seguito alla rivolta dei Sepoys nel 1857) ma echi delle malefatte della setta rimasero vivi per tutto il secolo. In molti romanzi d’avventura e di mistero  ambientati in India nel  diciannovesimo secolo si fa riferimento ai Thug. Non c’è da stupirsene visto che la setta era antica di secoli e, incredibile ma vero, esiste tutt’oggi. A Calcutta esiste un tempio dedicato alla dea Kali. Ovviamente nessuno uccide più ‘ ufficialmente’ in suo nome ma come ha raccontato così abilmente Dan Simmons in ‘Il canto di Kali’ alcune leggende sono dure a morire. Una ricerca nel folclore indiano parla di una lotta avvenuta in tempi immemorabili tra un demone e la dea nera che, in questo caso, viene descritta come  positiva e protettrice degli uomini. Una lotta di proporzioni epiche dalla quale Kali non riusciva a emergere vincitrice. Armata di pugnale inferiva colpi terribili al demone ma il sangue maledetto generava sempre nuovi  ‘minions’. Kali generò allora due guerrieri e insegnò loro l’uso del rhumal, la laccio strangolatore. Sulla foggia di questo l’iconografia si è sbizzarrita.

Seguendo le indicazioni di Salgari alcuni disegnatori ne hanno realizzato una versione simile alle  ‘bolas’ sudamericane. Un lungo laccio con una palla d’acciaio all’estremità che lanciata stordiva la vittima prima che questa venisse strangolata. La descrizione è congrua con alcune armi del Varma Kalai, una delle forme più antiche di arti marziali armate dell’India. Ma è probabile che esistessero vari tipi di rhumal, il modello più comune era composto da un panno di tessuto resistente al cui centro veniva arrotolata una pietra o una moneta. Si trattava di un’arma da usare a distanza ravvicinata. Pietra o moneta, la sezione ‘rigida’ del ‘rhumal’ veniva premuta contro il pomo d’Adamo della vittima. La morte avveniva più che per soffocamento per rottura del collo. Il culto degli Strangolatori, asserviti alla dea sanguinaria Kali sembra essere stato diffuso in varie forme in tutto il subcontinente indiano per secoli. Esisteva un culto birmano degli strangolatori i cui adepti facevano parte anche del famigerato Si-fan di Fu Manchu nei romanzi di Sax  Rohmer. Nelle cronache inglesi si parla anche di altri gruppi di strangolatori, i Phansigars, ma in tutta la società dei dacoit(i malviventi della società indù)i gruppi specializzati nello strangolamento sono innumerevoli ed è probabile che molte leggende si siano mescolate dando forma alle notizie che, pur frammentarie, arrivarono sino a Salgari. Di fatto la setta principale era attiva soprattutto nel bengala, per cui è coerente che avessero un rifugio segreto nelle Sunderbouns.
Era vero anche che gli inglesi si accorsero dell’esistenza dei Thugs e delle loro malefatte soprattutto nella regione  occidentale dell’India in seguito a proteste di pellegrini musulmani. La stagione dell’Hadji, il pellegrinaggio alla mecca, infatti era quella prediletta per i riti cruenti della setta. Intere carovane di pellegrini scomparivano dalla faccia della terra con tutti i loro averi. I corpi venivano smembrati e sepolti. Il territorio aspro, le grandi distanze e la mancanza di informazioni rendevano più difficile le indagini e più semplice per gli adepti della setta svanire dopo aver commesso il delitto. Questo era pianificato per mesi e portato a termine da un gruppo numeroso di assassini, organizzati secondo una rigida gerarchia a capo della quale stava il Jemadar. Ma questa... sarà la prossima storia...