SALGARI- UN TRIBUTO ALL’AVVENTURA

Già più volte sulle pagine di questa rubrica ho ricordato quanto sia debitore il mio immaginario all’opera di Emilio Salgari. Non solo a lui certo perché la mia narrativa nasce da una serie infinita di stimoli di cose viste, lette e vissute, ma certamente la fascinazione per l’oriente, i misteri, le sette, le foreste umide e impenetrabili nascono dalla lettura dei romanzi salgariani. In particolare ho sempre trovato una grande affinità con le storie e le atmosfere del ciclo indo-malese. Nel 2011 ricorrono i cento anni dalla morte di Emilio Salgari. Mi sembra opportuno rendergli un piccolo omaggio, intercalandolo con altre note, alla sua opera. Non mi arrogo la capacità o la competenza di essere l’unico a poterlo fare. In realtà mi avventurerò quasi esclusivamente nel territorio orientale rileggendo e commentando i romanzi principali del ciclo, magari con qualche notizia sul back round delle storie. Iniziare da ‘I misteri della  jungla nera’ che ho riletto nell’edizione apparsa nel 1903 presso l’editore Donath e recuperata qualche anno fa nella collezione Fabbri,è quasi d’obbligo. Il romanzo risale al 1885, pubblicato in seguito nel 1887 e in fine in questa edizione citata. Io lo lessi in due puntate, credo in due diverse collane Mursia e malipiero, con illustrazioni ai tempi moderne. Sulle prime rimasi convinto che il romanzo si concludesse tragicamente con la sua prima parte e solo successivamente scoprii che ne esisteva anche una seconda dal tono vagamente differente. In effetti tutto il primo tratto della narrazione si svolge nelle sunderbunds del bengala e ruota sui personaggi di  Tremal Naik  (che è identificato come il ‘ cacciatore di serpenti’ e non di tigri come ci è stato tramandato da tradizioni televisive e cinematografiche) i suoi fedeli compagni Kammamuri,  Aghur e Hurty  e gli animali Darma, Punthy: di fronte a loro una terrificante palude, trasudante di misteri e nebbie  tra le quali si profila questa fanciulla bellissima,Ada, chiaramente una mezzo sangue legata da oscuri  vincoli alla setta degli Strangolatori. e poi il suono del Ramsinga, gli inseguimenti, i tranelli,i tradimenti e sentimenti forti violenti, da melodramma che era poi la tv dei tempi di Salgari. Ero già catturato e, su quelle storie avevo già costruito un universo mio che, molti anni dopo avrebbe portato all’orchidea Rossa che mantiene alcune suggestioni e un accenno agli Strangolatori ma finisce per essere una personale elaborazione dell’universo salgariano. Ma avremo tempo per parlare del romanzo in sé. Per prima cosa con il prossimo appuntamento vedremo di sollevare il velo del silenzio sulla più famosa e terrificante setta di assassini e strangolatori di tutto l’oriente. I Thug (termine ormai usato in lingua inglese per indicare gli assassini da strada) esistevano da migliaia di anni quando la Compagnia delle Indie orientali cominciò ad avere sentore di pratiche omicide particolarmente crudeli che affliggevano i viaggiatori soprattutto nella stagione dei pellegrinaggi. Sulle prima nessuno volle dare credito sulle dicerie riguardanti una organizzazione così  vasta e ramificata eppure invisibile. Poi, in seguito a un incidente in una cittadina dell’interno un  ufficiale della milizia della Compagnia scoprì una verità sconvolgente. Ogni anno migliaia di persone venivano uccise sulle piste delle carovaniere tra l’india e i confini afghani...i loro averi depredati, i loro corpi smembrati e sepolti, le loro vite offerte a una dea sanguinaria. Kali-ma....