È bene saperlo. I lettori abituali di questa rubrica, abituati all’action più tradizionale potranno trovarsi spiazzati di fronte al romanzo di Antonio. Non è la prima volta che succede ma ritengo giusto parlare anche di romanzi e opere che escono dagli argomenti che tradizionalmente trattiamo in questa rubrica. Mi era piaciuto ‘Flemma’ e ho ritrovato in ‘Salto d‘ottava’ tutti gli elementi della narrativa di Antonio che è particolarissima e interessante, nell ostile quanto nei temi trattati. Mi sembra interessante a volte sposarsi dai propri percorsi di lettura e seguirne altri. Ma ora lasciamo che Antonio Paolacci autore di Salto d’ottava ci parli un po’ di lui e del suo lavoro.
Poche parole per presentarti come professionista dell'editoria.
Il legame per me più importante con il mondo dell'editoria è l'essere un autore. Poi lavoro come editor, come consulente editoriale e curo un premio letterario.
Matteo/Met stesse facce di una medaglia che assomiglia all'autore, oppure no?
Spesso l’uso della narrazione in prima persona tende a trarre in inganno il lettore, portato a identificare la voce narrante con quella dell'autore, ma Salto d'ottava è molto lontano dalla scrittura autobiografica. Il protagonista non mi assomiglia. È un riflesso del mio sguardo sul reale, un personaggio costruito con distacco lucido: lo osservo muoversi, ascolto i suoi pensieri, lo seguo negli anni. Mi appartiene, certo, ma il senso di appartenenza è strettamente letterario.
Il Rottame mi sembra un personaggio importante anche se non di carne e sangue. È il fulcro della vicenda che ha una sua circolarità. È un luogo reale? O lo hai immaginato per costruirci intorno la storia?
Il Rottame è il muscolo cardiaco di Salto d'ottava, il suo battito è il ritmo della storia. Non è un luogo reale, anche se nella mia testa lo è diventato. Ne conosco la struttura, gli anfratti, i colori, l'odore. Lo saprei descrivere in ogni dettaglio. Una notte l'ho anche sognato, identico a se stesso.
Mi ha colpito particolarmente lo stile del racconto che riesce a fondere una narrativa breve e, forzatamente sintetica, con una evidente preparazione letteraria. Quali sono i tuoi obiettivi stilistici? Ritieni di averli raggiunti con questo romanzo?
Gli obiettivi stilistici sono sempre in movimento. Ogni storia, ogni personaggio, ogni idea narrativa deve trovare la sua voce. La ricerca della voce giusta è scrittura. Sì, con Salto d'ottava ho raggiunto i miei obiettivi.
Rapporti tra Flemma e Salto d'ottava. Come cambia uno scrittore nel corso di qualche anno?
A cambiare è lo scrittore, tutto qui, l'uomo che scrive. Cambia idea, cambia casa, cambia donna. La scrittura lascia affiorare i movimenti del tempo. Flemma è stato scritto nel corso del 2006, a quattro anni di distanza lo ritengo un testo fortemente valido tanto quanto leggo fra le sue righe il tempo che ci allontana. La scrittura di Salto d'ottava si è conclusa pochi mesi fa, è un testo che sento ancora addosso.
E per concludere una domanda che può sembrare scontata, ma i lettori di Colpo in Canna sono fondamentalmente dei 'noiristi'. inseriresti il tuo libro in questa categoria?
La risposta a questa domanda la lascerei ai lettori e alla critica. Salto d'ottava contiene elementi noir – filo conduttore della trama è il ritrovamento di un cadavere, così come la suspense gioca un ruolo fondamentale – ma io non l’ho scritto pensando alle regole del genere, né mi ritengo un "noirista".
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