recensione a cura di Cristina Greco
Quella notte alla Diaz. Una cronaca del G8 a Genova (ed. Guanda, 2010) di Christian Mirra è la prova che il fumetto può dire ciò che non sempre è possibile dire, scoprendo un alto grado di libertà rispetto alla vita in una società che si mostra tutt’altro che stabile. Christian Mirra (Benevento, 1977) si è servito della propria arte per mostrare al lettore quei fatti ancora avvolti in un alone di incertezza, tanto neri da consumare quel tessuto di valori che gli erano cari, primo fra tutti la giustizia. Quella notte alla Diaz narra i fatti accaduti a Genova nel luglio del 2001 durante il vertice annuale del processo del G8. Christian era lì. Fu picchiato dalle forze dell’ordine, ricoverato e piantonato dagli agenti durante la degenza, fino a quando il GIP invalidò il suo arresto. Un racconto autobiografico che parla della violenza vista e vissuta, ma anche delle paure, dei sorrisi, dei progetti di viaggio con gli amici. Non mancano, quindi, la quotidianità e le aspettative di un allora ventiquattrenne, prima del racconto della caduta nel vortice nero della drammatica notte del 21 luglio 2001 - quando le forze di polizia irruppero nella scuola Diaz e colpirono violentemente chi vi sostava - e le sue conseguenze, quando la sofferenza lascia segni indelebili sul corpo e nell’anima. Le ottanta tavole in bianco e nero si presentano come un reportage a fumetti in cui a essere narrata non è soltanto una storia individuale, ma anche un storia collettiva e in cui il fumetto si fa forte del suo stretto legame con altri linguaggi, come quello fotografico, nelle immagini delle ferite riportate da Christian, per dare autenticità alla propria “parola”. Vittima e carnefice sono alla luce, come sotto interrogatorio, e nessuno ha scampo, la vittima dal suo carnefice e il carnefice, a sua volta, dal lettore e dal suo giudizio. Nessuno può omettere la verità, questa volta, o depistare le indagini, falsificare le prove, senza essere visto da quel testimone che è il fumetto. Il volume è diviso in quattro parti escluso l’epilogo: “La manifestazione”, “La notte cilena”, “L’ospedale” e “Dopo Genova”. Ogni parte, compreso l’epilogo, si apre con una citazione, come ad esempio l’incipit a Il processo di Kafka: "Qualcuno doveva aver calunniato Josef K., perché senza che avesse fatto niente di male, una mattina fu arrestato". L’alternarsi dello stile grafico, a volte essenziale, non realistico, altre più accurato, denso di particolari o complesso - come nelle scene in cui siamo chiamati a indossare i panni del protagonista nei momenti in cui la sua vista è sfocata a causa della rottura degli occhiali avvenuta durante il pestaggio – accompagna il passaggio da momenti di attesa e tensione a momenti che, pur se brevi, sfiorano l’ironia. Ciò mantiene alto l’interesse del lettore che si perde nei ricordi di Christian e nella realtà di quel giorno, diventato pian piano quasi concreto, grazie alle emozioni sollecitate dal testo.
Illustratore e grafico pubblicitario, prima di arrivare al fumetto, Christian Mirra ha lavorato nel campo dei videogiochi e a due libri per l’infanzia - Il vecchio e il bambino (2001), con testi di Paolo Ferrara e Il compleanno dell'Infanta (2005), adattamento di un racconto di Oscar Wilde -, mentre di recente ha realizzato due racconti - Monnezza, insieme a Sergio D'Argenio e Antonio Cella in Sherwood Comix. Immagini che producono azioni (Nicola Pesce Editore, 2009) e Febbre Alta in Global Warming. Immagini che producono azioni (NdA Press, 2010) - per l’antologia annuale promossa da Radio Sherwood dedicata al fumetto indipendente italiano, curata da Claudio Calia e Emiliano Rabuiti.
Questa testimonianza pesa, non solo sulla pelle, sulle ossa e sulle teste delle vittime e dei colpevoli, ma anche sulla coscienza collettiva, ancora alla ricerca del “giusto processo”.
Cristina Greco ha conseguito la laurea in Scienze della Comunicazione presso la Sapienza Università di Roma con una tesi in Semiotica dal titolo “Memoria culturale in forma di nuvole. Percorsi semiotici tra fumetto e racconto storico”. In seguito ha conseguito un Master di II livello in Cooperazione Internazionale, Diritti Umani e Politiche dell’Unione Europea, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di RomaTre. Attualmente è dottoranda in Scienze della Comunicazione, Dipartimento di Comunicazione e ricerca sociale, Sapienza Università di Roma. La sua ricerca si focalizza in particolare sugli studi riguardanti la cultura visiva, nello specifico il fumetto, in relazione alla memoria culturale, al concetto di identità, alle libertà civili e al potere politico. La sua prima pubblicazione riguardante queste tematiche è “Con la china in testa. Fumetto e memoria culturale” (2009, Libreriauniversitaria.it Editore).
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