Marsilio Black porta in Italia Baciami, Giuda, romanzo d’esordio dell’avanguardista americano Will Christopher Baer, pubblicato per la prima volta nel ’99.
"Uno dei noir più originali e ricchi d’atmosfera da molto tempo a questa parte [...], sembra una storia di Elmore Leonard riadattata da David Cronenberg. La trama guizza e saetta come il bisturi di un chirurgo", il Daily Mirror scrive così, e ha ragione.
Noir. Nero, che più nero non si può. Un romanzo intriso a suo modo di un romanticismo marcio che sfocia nel nichilismo. Niente a che vedere con quanto prodotto in Europa tra ‘800 e ‘900, quelle storie lì, a confronto, erano favole per bambini depressi.
Baciami, Giuda: l’amore malato del protagonista, Phineas Poe, per il suo carnefice, Jude, una donna che di organi interni se ne intende, dato che spezza cuori e asporta reni per il mercato nero. Il sentimento che a detta di molti dovrebbe muovere il mondo qui diventa paranoia e ossessione e svela la reale natura di Cupido: un tossico munito di frecce agli ormoni sintetici.
Una storia raccontata attraverso il caleidoscopio doloroso della droga che, fantasticando un po’, potrebbe essere un tentacolo staccatosi dalla creatura narrativa di William S. Burroughs. Un mondo dilatato che non smette mai di assomigliare al nostro, dove su un comodino di un lurido motel si può trovare un monumento involontario alla nostra modernità: una guida televisiva, una Bibbia e un elenco telefonico, piccola prigione di carta per pallide identità.
Le esistenze di tutti i personaggi, nessuno escluso, si disintegrano una a una, muoiono come la trama del romanzo stesso, sotto la paradossale influenza di una entropia predeterminata e, contemporaneamente, inaspettata.
Un libro senza speranza?
Baer scrive: "La speranza è l’ultima a morire e ci sono sempre la noia e la sciocca beatitudine di un amore non ricambiato".
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