Tre squarci profondi e insanguinati, un uomo disteso sull’asfalto e tutto intorno la vita e l’energia di una città che non sembra conoscere sosta. Il cadavere di un noto fotografo di origini mediorientali viene ritrovato in pieno centro a Milano e il commissario Zarotti si trova fra le mani una bella gatta da pelare. Sulla vittima sembrano infatti addentrarsi misteri e ombre sempre più fitte, dall’estremismo islamico a donne ambigue e crudeli. E in questa ragnatela di congetture, dopo un inutile viaggio a Londra, sarà costretto a muoversi il nostro protagonista, un milanese di prima generazione, che nonostante tutto non riesce a non sentirsi legato alla propria città.
Fotografie è l’esordio narrativo di Filippo Genzini, si tratta di un romanzo corposo (oltre le 400 pagine) e intrigante, pubblicato da pochi mesi dalla Robin edizioni, nell’ormai nota collana I Luoghi del delitti, rappresenta anche la prima indagine di un nuovo investigatore: il commissario Zarotti, un uomo concreto e perspicace, che sa cogliere e comprendere fino in fondo l’indole umana.
Ma il commissario non è l’unico protagonista del romanzo, infatti al suo fianco, in vera e propria veste di co-protagonista vi è la città stessa: Milano. Con le sue vie e le sue piazze, con i navigli e via Breda, con il Duomo e la Scala, con il suo ritmo frenetico e convulso, con i suoi locali ed i suoi aperitivi e con i suoi abitanti veloci e dinamici, ma a volte inconsapevoli di cosa realmente si nasconde dietro un delitto inspiegabile.
La narrazione di Genzini è fluida ed efficace, ritmica e profonda. Le descrizioni sono affascinanti e consapevoli, non si può far a meno di trovarsi catapultati nel capoluogo lombardo, ogni via e ogni luogo sembrano vivere di vita ed energia proprie. I dialoghi sono veloci e taglienti, ben strutturati. I personaggi ben delineati. Si tratta di un buon esordio narrativo, da tenere d’occhio e di cui si annuncia già un seguito.
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