Il ladro di icone (The Holy Thief, 2010) è il romanzo con cui esordisce nel campo della narrativa l'irlandese William Ryan che dopo aver praticato come avvocato a Londra ha preferito lasciare gli studi legali per diventare scrittore.
In merito a questo suo primo romanzo in una intervista ha dichiarato di aver scelto il periodo staliniano per raccontare la sua storia in quanto era, secondo lui, un periodo affascinante con quel passaggio graduale dalle prime speranze che dava la Rivoluzione alla tirannia più assoluta degli anni Trenta.
Il personaggio Aleksej Korolev è un poliziotto onesto che vive come tanti nella paura di dire una parola di troppo ed essere poi prelevato in piena notte dalla NKVD.
Si trova a indagare su un feroce assassinio, una giovane donna è stata uccisa e mutilata, il corpo trovato in una chiesa sconsacrata. Nel prosieguo delle indagini scopre che era una cittadina americana e la faccenda viene seguita passo passo dalla NKVD che segue le indagini ma controlla anche Korolov.
La faccenda poi si complica ancora di più in quanto scopre che c'è un traffico di oggetti sacri che per il popolo russo, nonostante le repressioni staliniane avevano sempre un grande valore.
I personaggi della vicenda sono ben delineati come è descritta benissimo la vita del popolo russo, la povertà, le code per il cibo e altro.
William Ryan è uno scrittore irlandese ed è nato nel 1956. Ha lasciato l'Irlanda dopo l'università, e per un breve periodo ha lavorato come avvocato a Londra. Nel suo tempo libero, ha scritto in modo occasionale per la televisione e il cinema prima di decidere di prendere più seriamente la scrittura. Ha completato un master in scrittura creativa alla St Andrews University nel 2005.
Nel campo del thriller i suoi autori preferiti sono Martin Cruz Smith, Olen Steinhauer, Philip Kerr, Boris Akunin e altri.
William è sposato e vive a Londra.
Nella Mosca del 1936, mentre lo spettro delle purghe staliniane allunga la sua ombra spaventosa sull'intero paese, è sufficiente una battuta infelice per essere prelevati in piena notte dall'NKVD, la famigerata polizia politica, e finire nella «Zona», campi di prigionia nel lontano Nord da cui i nemici dello Stato Sovietico, reali o presunti, non fanno mai ritorno.
Nemmeno un onesto poliziotto come Aleksej Korolev, stimato e fedele al Partito, può dormire tra due guanciali. Troppi sono i colleghi che ha visto cadere in disgrazia senza un motivo. E quando viene chiamato a indagare sulla morte di una giovane donna senza nome, torturata e poi sadicamente mutilata, non può che aprire la sua battuta di caccia tra le strade malfamate della capitale. Nulla ha a che vedere con la politica, questo omicidio, eppure Korolev sa che l'NKVD è solo un passo dietro di lui. Non sa invece di chi potersi fidare, se della potentissima organizzazione di Ladri che domina la città, se delle bande dei bambini di strada che vedono tutto, se dei funzionari di Partito che gli tendono la mano.
È un pericoloso traffico internazionale di opere d'arte quello in cui Korolev si trova invischiato, al cui centro c'è un oggetto sacro che per il popolo russo ha un valore inestimabile. Pur avendo poco da guadagnare e tutto da perdere, l'ostinato capitano vuole arrivare alla verità. A ogni costo, se non altro in nome di quella fede cristiana che è costretto a coltivare in segreto.
Nella cornice suggestiva della Mosca staliniana, William Ryan crea un grande thriller storico con intensi scorci di vita quotidiana, indimenticabili personaggi di carne e sangue – cittadini comuni, delinquenti, funzionari di Partito senza scrupoli –, ciascuno in bilico tra insubordinazione e ortodossia, ciascuno combattuto tra la speranza nel futuro, la disperazione del presente, l'orgoglio di appartenere a un grande paese.
Il ladro di icone di William Ryan (The Holy Thief, 2010)
Traduzione Giancarlo Carlotti, Cairo Editore, collana Scrittori Stranieri, pagg. 380, euro 19,00
ISBN 978-88-6052-273-3
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