«Dove diavolo è Van Helsing quando c’è bisogno di lui?» si chiede Christopher Fowler nel suo “Canti di morte” (Sharper Knives, 1992), a testimonianza che Abraham Van Helsing è fra quei personaggi letterari che hanno preso vita malgrado le intenzioni del loro autore, così come ha preso più volte vita e in varie forme lo pseudobiblion legato a questo personaggio: il suo Diario.
Nel 1897 lo scrittore irlandese Bram Stoker scrive quello che è diventato il suo romanzo più conosciuto: “Dracula”. Il temibile vampiro protagonista ha come acerrimo nemico il professor Abraham Van Helsing («un luminare nel campo delle malattie più strane»: così viene presentato per la prima volta nel romanzo), che aiuterà gli eroi della storia a liberare il mondo dal pericoloso essere. «Van Helsing è il sacerdote del Bene - spiega Vittorino Andreoli in una prefazione del 1998 del romanzo - che qui, dati i tempi, non indossa le vesti di un frate o di un sacerdote, ma l’abito della scienza. E così interpreta bene il periodo in cui l’azione si svolge: il positivismo.»
C’è chi ha voluto vedere nel professore letterario un richiamo a persone esistenti, come il docente ungherese di lingue orientali Arminius (o Armin) Vambery, che nel testo stokeriano risulta essere un amico di Van Helsing; l’oxfordiano Friedrich Max Müller, un altro docente di lingue; altri ancora immaginano che Stoker si sia rifatto a Sherlock Holmes o addirittura a se stesso (ricordiamo che Bram è il diminutivo di Abraham). Forse l’ipotesi più attendibile rimane quella che Van Helsing strizzi l’occhio al dottor Hesselius, creato nel 1872 dalla fantasia dell’irlandese Joseph Sheridan Le Fanu e che creò le basi per i futuri “indagatori dell’occulto”.
Qualsiasi sia l’ispirazione, Van Helsing rimane una potente figura
«Viviamo in un mondo ottimo - racconta Van Helsing in persona nel romanzo “Dracula signore del tempo” (Dracula Unbound, 1991) di Brian W. Aldiss, - dominato dalla scienza, e la zuppa è deliziosa. Fra non molto si scopriranno soluzioni scientifiche per tutti i problemi del mondo. Come i popoli selvaggi vengono accolti nelle braccia della civiltà, così il mondo civile si trasformerà presto in una meritocrazia utopica.»
Dalla sua nascita ad oggi sono innumerevoli le storie (libri, film, fumetti, etc.) che hanno ripreso il personaggio di Van Helsing, modificandolo, aggiornandolo, riscrivendolo e plasmandolo in tutti i modi che ci si possa aspettare da un personaggio “sfuggito” alla penna del proprio ideatore e assurto a novella vita. Quella che invece non sempre viene mantenuta è l’attività narrativa di questo personaggio.
“Dracula”, si sa, è un romanzo concepito in forma epistolare e di Van Helsing vengono presentate varie lettere e alcuni “Memorandum” in cui egli si dilunga in spiegazioni: in breve tempo il semplice memorandum diventa un vero e proprio Diario, “libro falso” di tutto rispetto che subisce il destino di molti altri pseudobiblia: a forza di citarlo, molti finiscono per credere che esista davvero!
Chris Lambden, il protagonista del racconto, è un grande appassionato di film e racconti sui vampiri, arrivando a scrivere un romanzo egli stesso: “Il vampiro che divorò New York”. Il successo di questo titolo lo ha portato a scriverne altri e a riscuotere successo in tutti gli Stati Uniti: però ora sente il bisogno di qualcosa di più, qualcosa di “reale”... Così lo troviamo davanti ad una vera tomba di un vero vampiro!
Grazie al successo dei suoi romanzi, infatti, Chris ha potuto comprare “Il Castello”, una casa abbandonata di New Orleans costruita con mattoni provenienti dall’Europa e con una brutta fama, visto il numero di morti e sparizioni di cui l’edificio è stato teatro. Nei suoi sotterranei (come ci si può ben aspettare in questo genere di letteratura) Chris ha ritrovato dei fogli appartenenti ad un memoriale subito da lui ribattezzato “I diari di Van Helsing”, «benché non ci fosse un qualsiasi genere di firma da nessuna parte, e di certo nessun indizio atto a dimostrare che fossero stati scritti da un individuo di nome Van Helsing. Tuttavia Chris ne era convinto.»
«I diari erano vecchi, ingialliti. Erano stati scritti in una grafia che si presentava netta e chiara all’inizio, per poi divenire sempre più confusa e illeggibile.» Però Chris riesce a leggere quanto basta per imparare a trattare con il vampiro che trova sepolto in cantina. Chris non resiste a svegliarlo dal suo sonno e a farsi raccontare da lui storie mirabolanti: tutto materiale per futuri best seller. Il vampiro sarà vendicarsi dell’essere stato risvegliato, ma questa è un’altra storia...
Eccone un esempio: «19 novembre 1871. [...] il Diavolo è venuto e ha ucciso il mio cuore. È impossibile che quel giorno diventasse ancora più brutto (così pensavo scioccamente) poiché era cominciato nel freddo mattino grigio con la sepoltura di papà. È duro vedere un uomo che ha dato al mondo tanto bene diventare polvere, come noi tutti diventeremo. Cerco di trarre conforto dal fatto che le conseguenze delle sue azioni caritatevoli vivranno dopo di lui per molti anni.»
Alternandosi con le lettere degli altri personaggi, come il londinese John Seward direttore di un manicomio, viene ricostruita ed ampliata la vicenda inventata da Bram Stoker.
Quanto credere di questa deliziosa storia? Ovviamente meno di niente, anche perché tutta questa complicata impalcatura non corrisponde ad un lavoro portato avanti con lo stesso impegno. Il Diario di Van Helsing, così come viene riportato, assomiglia più alla novellizzazione di un pessimo film di vampiri che agli appunti di un “vero” professore; malgrado si avverta un lavoro di ricerca alle spalle del testo, il risultato non è all’altezza della fatica con cui l’autore tenta di spacciarlo per reale.
Su questa linea, e con trovate raramente ispirate, troviamo anche un poliziotto che porta il nome di Saberhagen, strizzata d’occhio per nulla celata allo scrittore Fred Saberhagen, autore dal ’75 al 2000 di un ciclo di romanzi sui vampiri (quasi del tutto inedito in Italia).
Per rispettare la continuity e per cercare di dare parvenza reale a tutta l’operazione, un giorno Van Helsing riceve una lettera dal dottor Seward di Londra che ha riscontrato dei sintomi in quel luogo che corrispondono a quanto descritto dal professore. Quest’ultimo parte e cosa succederà nella città londinese non verrà descritto se non per brevissimo riassunto: c’è infatti ben altro Diario in cui Van Helsing ne parla approfonditamente... «A quel tempo, ignoravo come il dottor Van Helsing avesse registrato pensieri, appunti e ricordi durante il suo soggiorno a Londra - scrive in nota Daniel Kupfer. - Oggi so che molto di quel materiale fu raccolto in qualche modo (anche se un po’ fantasioso e con gran libertà letteraria) in quello che è ritenuto un romanzo: Dracula, dello scrittore e imprenditore irlandese Bram Stoker.»
Nel complesso il testo è un susseguirsi di “salti mortali letterari” per presentare tutti i luoghi comuni del genere vampiresco, collegarli in qualche modo al testo originale di Stoker e dare a tutto la parvenza di una cronaca scientifica. Molta fatica per nulla, ci sentiamo di aggiungere, visto che il risultato non può essere considerato altro che un semplice escamotage per cavalcare l’attuale moda dei vampiri e null’altro.
«È chiaro, naturalmente, che non ho alcuna prova dell’autenticità dell’opera», si affretta a sottolineare l’autore, lasciando poi il giudizio finale al lettore dopo averlo convinto in mille modi dell’autenticità del testo!
Così come per il Diario di Van Helsing miracolosamente trovato da Kupfer, anche questa operazione commerciale non fa che sfruttare la moda imperante: comunque l’impaginazione da “testo antico” e la ricchezza iconografica ne fanno un libretto delizioso.
«Il mio compito a questo mondo, ormai - ci racconta Van Helsing dalle righe dell’Avvertenza, - dovessi impiegarvi fino all’ultima scintilla di vita, è di redigere quest’opera che ero destinato a scrivere, e che offro a tutti coloro che, da vicino o da lontano, si sono trovati o si troveranno ad affrontare uno dei più grandi mali che l’umanità abbia mai conosciuto, al
Immancabile la chiusura “aperta”: «C’è nell’aria, all’esterno, un odore che ricorda il sangue. E sto cominciando ad avere sete. Molta sete...»
Completa il volume la presentazione di due corposi estratti da trattati antichi: il Traité sur les apparitions des esprits, et sur les vampires ou les revenants de Hongrie, de Moravie, etc. del 1751, e dall’Histoire des vampires et des spectres malfaisants, avec un examen du vampirisme, del 1820. Al contrario del resto dell’operazione commerciale, questi due testi sono autentici: di Augustin Calmet abate di Senones il primo, di Jacques-Albin-Simon Collin de Plancy il secondo. Per chi fosse interessato, sono entrambi di libera consultazione in Google Libri, e il primo è disponibile anche in una preziosa traduzione italiana d’epoca.
Che Bram Stoker l’abbia voluto o meno, l’inarrestabile successo riscosso dal suo Dracula ha portato con sé anche l’eterno nemico Abraham Van Helsing, regalando ad entrambi una vita extraletteraria che non sembra destinata a finire. Non ci resta che attendere altre manifestazioni di questa “falsa-vera” vita e soprattutto altre testimonianze dal Diario del buon Van Helsing.
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