Buried – Sepolto, dello spagnolo Rodrigo Cortés, una sfida su quanto ristretto possa diventare uno spazio fisico senza che la narrazione ne risenta e la noia prenda il sopravvento così da tacciare il film come uno di quelli dove non “non succede nulla” (o qualcosa del genere…).

Lo spazio è quello di una bara collocata dove lo sono tutte le bare, cioè sottoterra, anzi sotto la sabbia del deserto iracheno. Stavolta dentro c’è un vivo, tale Paul Conroy (Ryan Reynolds), un contractor civile caduto in un agguato e lì rinchiuso in attesa di un congruo riscatto da parte delle autorità americane (per ammissione dello stesso Cortés il film si ispira a I prigionieri dell’oceano del grande Hitch, tutto girato su una scialuppa di salvataggio).

L’ambiente per quanto stretto contiene più cose di quante normalmente se ne trovino in un posto simile (sennò addio racconto…), ossia un cellulare lasciatogli dai rapitori, un accendino (della marca più famosa che c’è, lo Zipp…) e una matita. Ovvio che il cellulare faccia la parte del leone, consentendo al sepolto vivo un contatto con il mondo di fuori, il che vista la situazione è sempre meglio che niente.

Le telefonate si susseguono in entrata e in uscita: la famiglia, i rapitori, la CIA, il datore di lavoro (prima comprensivo, poi carogna…), mentre le squadre di salvataggio si danno da fare per individuare il luogo della sepoltura.

Cortés strapazza i punti di vista esplorandoli tutti per filmare il corpo nella bara: carrelli laterali, totali del corpo dalla testa in giù e viceversa, primi e primissimi piani, perfino, ed è l’inquadratura meno riuscita, due plongée, deleterie perché spezzano la struttura fortemente claustrofobica della bara.

La scansione temporale affidata alla batteria del cellulare che tacca dopo tacca si consuma e la doppia funzione della bara, prima prigione e poi provvidenziale struttura protettiva (chi vedrà capirà…), sono altri due elementi che danno il loro contributo alla riuscita della messa in scena. Finale, con al centro il solito cellulare, tragico e beffardo (a seconda di come si vede la faccenda).

Insomma: non male, sicuramente da vedere, però qualche crepa qua e là però affiora, colpa forse del troppo ingombrante cellulare, che certo in sede di script ha tolto parecchie castagne dal fuoco.