Con lo pseudonimo di Domizia Yankov è stato pubblicato, ed è in libreria da questa estate, un romanzo a forti tinte che ci descrive una realtà siciliana: la mafia e il suo modo di agire. Il romanzo prende il nome da un notissimo luogo di Pantelleria: Il lago di Venere (2010).
Il luogo, quasi paradisiaco, conosciuto anche come Lago specchio di Venere, narra la leggenda che li andava Venere a specchiarsi prima dei suoi incontri galanti con Bacco. E il lago è un autentico specchio che all'alba e al tramonto rispecchia le montagne che gli stanno attorno.
Il romanzo trasporta il lettore indietro nel tempo, siamo in piena estate del 1993, la mafia dopo le stragi e le morti dei magistrati Falcone e Borsellino avvenute un anno prima, si può dire che ha dichiarato guerra allo stato italiano e ci sono colulsioni tra potere politico e criminalità organizzata.
La vicenda si svolge a Pantelleria, un isola che nelle sue grotte e bunker sotterranei nasconde molti segreti.
Nell'agosto del 1993 appunto, scompare Nullo Bonaccorsi un giornalista milanese che aveva affittato un "dammuso" e su questa scomparsa indagherà l'ex poliziotto antimafia Martin Mandara, amico di vecchissima data di Nullo.
Le sue indagini lo porteranno a contattare una americana, Gibson, amica del giornalista scomparso che sembra sapere molte cose ed entrerà in contatto anche con Calò ambiguo maresciallo dei carabinieri. Ma a chi deve credere? Cosa si nasconde dietro quella scomparsa?
Domizia Yankov è lo pseudonimo sotto il quale preferisce nascondersi l'autrice. Nella finzione romanzesca, è la proprietaria del "dammuso" affittato da Nullo nonché sua amica ed ex collega. Nella vita, l'autrice si è sempre occupata di cronaca giudiziaria avendo seguito da vicini tutti processi, le inchieste e le stragi di questi ultimi anni. La sua è una voce realmente informata sui fatti.
Agosto 1993. Il caldo torrido, le giornate interminabili e un vento di scirocco fanno da sfondo alla sparizione di un giornalista milanese nell'isola di Pantelleria. Sulla sua scomparsa indaga Martin Mandara, un disilluso poliziotto dell'antimafia. Un anno dopo l'uccisione di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, la furia della mafia sembra estendersi a tutto il Paese. Da maggio a luglio a Roma, Firenze, Milano esplodono bombe che hanno come misterioso obiettivo opere d'arte e monumenti. È tutto parte di un progetto eversivo dai contorni oscuri, che non può essere soltanto frutto di strategie mafiose. Sicilia come metafora, scriveva Sciascia. E in questo romanzo d'esordio, Domizia Yankov ricorre spesso al linguaggio simbolico per cercare di dare una risposta ai tanti enigmi irrisolti di quel tragico periodo. Difficile collocare entro i confini di un genere letterario la materia incandescente di questo libro. Realistico e insieme visionario, il racconto attraversa l'orrore delle stragi e l'eco degli scandali di quel difficile anno, gli eventi politici e i destini privati che si intrecciano tra mafia e Stato. Ad alleggerire la carica di realismo, l'autrice riprende con linguaggio divertito gli schemi del giallo classico, da Chandler a Simenon, da P.D. James a Patricia Cornwell, senza però intaccare la credibilità della storia.
Il lago di Venere di Domizia Yankov (2010)
Fazi Editore, fuori collana, pagg. 228, euro 17,50
ISBN 978-88-6411-127-8
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