La Tela Nera è un sito dedicato ai “Film, Libri e Racconti Horror, Thriller, Fantastici” sia dal punto di vista documentaristico che letterario. Quando è cominciato il tuo interesse per questa materia e per questo genere letterario?

Sono tutti generi (l’horror, il fantastico, lo spionaggio d’azione) che mi accompagnano fin da giovanissimo grazie ai film e alla TV. Verso i sedici anni ho poi cominciato a leggere tantissimo – soprattutto d’estate – e mi sono spostato decisamente verso il giallo, il thriller, e il mio sottogenere preferito, l’hard-boiled.

Qual è il più grande giallo che riporti nel tuo sito?

Su LaTelaNera.com sono tornato solo recentemente a occuparmi di libri e narrativa a pieno ritmo, on line a oggi ci sono solo circa 120 recensioni, una scelta abbastanza limitata. Tra gli autori in elenco citerei sopra tutti il grandissimo e imprescindibile Donald E. Westlake, presente col suo alter ego Richard Stark col romanzo Soldi Sporchi, l’ultima avventura del tostissimo Parker.

Perché, secondo te, il giallo e la letteratura di genere vengono considerati, da alcuni, di seconda categoria?

Per ignoranza? Perché questi “alcuni” sono vittime di paradigmi, schemi mentali e teorie assurde? O forse perché si tende a fare confusione tra forma e sostanza, tra mezzo e messaggio?

Se ci si ferma all’apparenza delle cose è chiaro che un giallo sembra “solo” una storia che gira intorno a qualche morto ammazzato, ma gli appassionati del genere sanno benissimo che sotto questa superficie c’è ben altra sostanza e – spesso – messaggi e temi di grande impatto e profondità. E una poesia che fa tremare il cuore.

Raccontaci la genesi del sito: perché questo nome?

Era il 2002 e da grande volevo fare lo scrittore. Per farmi conoscere decisi di aprire un sito letterario dedicato alle mie creazioni.

Come chiamarlo? Pensai a tutto quello che avevo realizzato: era come se tutti quei racconti, e fumetti, e storie fossero legati tra loro, così mi venne in mente “la tela nera”, una sorta di ragnatela dal contenuto oscuro, macabro, misterioso.

Col senno di poi devo dire che per molti versi non è stata una grande scelta, ma ai tempi mi parve proprio una gran pensata! J

Come è cambiato nel tempo?

Il sito è andato on line nel gennaio 2003 e ha cambiato direzione quasi subito, quando mi sono accorto che “delle mie cose” non fregava niente a nessuno. Ho pensato così a qualche soluzione per attirare l’attenzione del pubblico e mi sono inventato un concorso di narrativa di genere gratuito (il NeroPremio) e un elenco dei concorsi di scrittura “di genere” organizzati in Italia. Il traffico sul sito aumentò notevolmente, l’interesse verso “le mie cose” no. Decisi quindi di spostare il baricentro del sito sugli interessi dei suoi lettori, creando tantissime altre sezioni e riempiendole di materiali, tralasciando così le mie cose, che presto scomparvero (un po’ come i miei progetti di “fare lo scrittore”).

Morì lo scrittore, nacque il webmaster.

Come si mantiene aggiornato il curatore e l’ideatore di un sito del genere?

Splittiamo la questione in due.

Dal punto di vista tecnico, leggendo molti testi di manualistica e provando molte soluzioni. Quando creai LaTelaNera.com ero totalmente ignorante delle “cose di internet” e partii dall’ABC. Codice HTML, programmazione. ASP, ottimizzazione per i motori di ricerca, creazione contenuti di qualità, tutte cose che ho imparato col tempo, con l’esperienza diretta, facendo e sbagliando tanto. Non mi sono mai fermato dal 2002: continuo a imparare nuove cose, a provarle e a fare nuovi errori, e sarà sempre così finché continuerò a gestire siti web.

Dal punto di vista “di genere” invece è tutta questione di tempo e opportunità.

Vedo molti film e leggo tanti libri, soprattutto quelli che le case editrici mi spediscono per essere segnalati sul portale. Mi imbatto così spesso in nomi nuovi, alcuni terribilmente bravi (Dave Zeltserman, tanto per farne uno), altri meno.

Leggo poi molti articoli e commenti on line, filtrando il tutto attraverso il mio feed reader. La rete è piena di blog e siti molto validi dedicati alla narrativa e alla cinematografia “di genere”, e io ne abuso notevolmente: è un piacevole investimento costante di ore giornaliere.

E poi ci sono gli eventi dal vivo.

Bazzicando Milano non mi mancano le occasioni di assistere a presentazioni letterarie, reading o serate a tema: in questo senso ero attivissimo qualche anno fa, poi mi sono fermato, ora mi sto riorganizzando per riprendere di gran ritmo.

Sei direttore della collana “Mezzanotte” di Edizioni XII. Quali sono le caratteristiche di questa collana?

I libri di Edizioni XII hanno tutti qualcosa di “particolare”, di indefinibile, oltre a essere stati tutti giudicati dalla nostra redazione dei “buoni libri”.

Prendiamo il romanzo Opera Sei per esempio. Ha elementi thriller, di spionaggio internazionale, e certe trovate ematiche da far impallidire tutti i film della serie Saw, ma non può essere etichettato né come thriller, né come giallo, né come horror.

È un libro di Edizioni XII, punto.

Un’ulteriore caratteristica dei libri di Edizioni XII è poi il loro essere ben lontani da realtà/tematiche “facili” e di successo legate al particolare momento storico. Per fare un esempio pratico: i “vampiri innamorati”. E’ un argomento che tira e vende moltissimo al momento (2009-2010) ma a noi non interessa, quindi non avremo mai un romanzo con vampiri alla Meyer. Così come ci teniamo ben lontani dai tanti “commissari tristi” che affollano i libri gialli italiani.

Progetti?

Progetti ne ho tantissimi, pure troppi. Limitandomi a quelli vicini al genere giallo direi principalmente due, entrambi da realizzare insieme al mio amico e scrittore Giuseppe Pastore (“barman” di ThrillerCafe.it e co-autore del saggio In Due Si Uccide Meglio).

Si parte con la realizzazione di una raccolta di racconti a tema con la partecipazione anche di noti autori italiani per finire con un saggio sui serial killer che definirei “snack”: stuzzicante e veloce da gustare.

Sono due progetti che si muovono all’interno della realtà di Edizioni XII e che sono ancora tutti da definire e – soprattutto – confermare. Incrociamo le dita insomma.