Per la prima volta in quasi quattro anni siamo in ritardo. Colpa del ferragosto, delle ferie, del mare, non si sa, ma riapriamo il nostro salotto letterario virtuale con un paio di giorni di attesa in più per i lettori. Siamo felici, però, di ospitare un giovanissimo autore, alla sua prima volta editoriale: Gianmarco Parodi con il suo romanzo Tria Ora (libri/10130). Per quanto l'opera in sé non ci abbia convinto fino in fondo è sempre interessante sentire una giovane voce che si affaccia sul panorama letterario italiano, tanto più che Gianmarco tratta nel suo romanzo di argomenti che riguardano la nostra tradizione e che sono l'aspetto davvero originale dell'opera.
Andiamo però con ordine. Per prima cosa grazie Gianmarco per aver accettato questa intervista e per introdurre i nostri lettori al tuo lavoro ti chiederei di provare a inventare un trailer per Tria Ora.
Un trailer…
Una notte insonne…un paese arroccato sulle montagne…stregato fin dall'antichità…due amici, veri…la curiosità di scoprire…che l'anima sotterranea di Triora…è viva.
TRIA ORA… un libro di Gianmarco Parodi
Demian Edizioni
(((A luglio in libreria)))
Lasciatevi condurre dove la magia esiste ancora…
Come definiresti il tuo romanzo?
Lo definirei traguardo, ma non arrivo. "Traguardo" perché questo è il mio primo libro e sono felice di essere riuscito a vincere la paura di lasciare andare le parole, avendo avuto il coraggio di levarle da quella scrivania e farle leggere a un pubblico. "Non arrivo" perché non mi sento arrivato, non è questa conquista (per me comunque grande) a farmi dire «Sono diventato scrittore», no. La strada è lunga, e il mio piacere sarà percorrerla, non arrivare.
Definisco il mio romanzo un "fantasy locale" ossia una storia che nasce in una località ben precisa, storicamente e folkloristicamente particolare. Basandosi sulla vera storia si costruisce la propria storia fantastica. Io ho fatto in modo di basarmi su veri avvenimenti di Triora e ho immaginato, traslando ai giorni nostri, scenari e situazioni in stretta relazione con essi, con una punta di magia.
Da dove nasce l'idea di questa storia?
L'idea è nata dalla noia. Strano a dirsi, ma è vero. Mi capita ogni tanto (ma sempre più raramente) di avere momenti in cui mi ritrovo alla finestra senza nulla da dire. Quel pomeriggio mi sono messo al pc, il mio amico un po' leggeva e un po' dormiva. È giunta sera e Tria Ora era già nato in una buona parte. Era un pomeriggio come un altro, d'inverno, il brutto tempo e la noia hanno sicuramente contribuito. Ho immaginato la pace a la serenità che da sempre mi dà uno dei mie luoghi più curativi, Triora, e ho lasciato che la fantasia facesse il resto. Spesso so da dove parto, ma non so assolutamente dove arriverò.
Come sai non tutto del tuo romanzo mi è piaciuto, soprattutto l'ho trovato molto affrettato in alcune parti. D'altro canto però ha un aspetto davvero interessante: le radici piantate in quella che è la nostra tradizione. Tu che sei molto giovane che rapporto hai con le tradizioni locali?
Le tradizioni sono il cuore di un luogo, l'identità di una popolazione. Più sono particolari, arcane e simboliche, più mi attirano. Mi piace pensare da dove derivino, mi piace soffermarmi a capire per quale ragione sopravvivano ai tempi, al progresso, al consumismo. Spesso nascono da un fatto o da una situazione, e molto più spesso da una storia, ecco perché mi piacciono!
Se parliamo delle tradizioni di qui, o di Triora in particolare, il mio rapporto con esse è molto affettivo. Confesso che non le conosco affatto a memoria o alla perfezione (sarei un antropologo altrimenti) ma ve ne sono alcune che sanno emozionare, proprio per la carica emotiva e la radice storica che hanno.
Quindi quanta parte del romanzo è "narrativa" e quanta, invece, prende le mosse dalla realtà?
Il romanzo è un continuo mescolare realtà e fantasia. La sera stessa in cui ho cominciato a scriverlo, con lo stesso amico del quale ho detto prima (che un po' leggeva e un po' dormiva), siamo andati proprio a Triora. Scrivere mi aveva messo curiosità! Così l'avventura che poi ne è generata ha preso alcuni spunti e situazioni vere unite a scenari e ambientazioni che ovviamente sono immaginarie (magari esistessero!). Il borgo, la descrizione "epigea" è tutta vera e genuina, è la Triora bella e originale così com'è. Il resto un po' e un po', ma non vi svelo nulla…
A questo punto è doverosa una domanda. Parlaci della vera protagonista della tua storia: Triora.
Triora è un borgo medioevale (uno dei "borghi più belli d'Italia" come cita l'attribuzione) posto a 800 mt di altezza nell'entroterra di Imperia nel ponente ligure. Da sempre è stato un luogo strategicamente conteso grazie alla sua posizione, fulcro tra Francia, Piemonte e Liguria. Nell'antichità viveva di scambi e dazi e coltivando le tre colture principali: vite, castagne, grano. È cinta da due fiumi importanti che si uniscono sotto di lei (scusate la personificazione con il "Lei" ma ha il suo perché) in uno solo, l'Argentina, che sfocia poi sul mare. Il paese si trova sulla sommità di un promontorio ai piedi del monte Trono o monte "delle Forche" ove venivano le esecuzioni capitali. Era dotata di fortezze esterne e interne alle sue mura (oggi sopravvissute in parte e inglobate alle case) da circa sette chiese e sette porte. Sette è un numero magico o no? Insomma un paese che non ha nulla di particolare, tranne la sua straordinaria bellezza architettonica artistica e paesaggistica, se non fosse per un fatto che ancora oggi le dà la nomina di "paese delle streghe". In breve, a metà del 1587 un grave carestia aveva costretto alla fame il paese, che al tempo era la podesteria più ricca di Genova. Era un periodo difficile e storicamente molto chiuso, brutte supposizioni e paure era facile averne, credere nella superstizione e quant'altro quindi immaginate la colpa a chi poteva essere andata. STREGHE. Ossia, donne. Su di esse si riversarono e si generarono le più grandi e brutte fantasie, che ancora oggi sono stereotipi. Su richiesta del consiglio degli anziani del paese la santa inquisizione mandò due validi vicari e cominciò a far razzia, imprigionando e torturando, strappando confessioni impossibili e mettendo tutto a registro. Ovviamente si poteva finire imprigionate solo per aver avuto la capacità di curare con erbe e metodi non propriamente medici, per saper far nascere i bambini, per essere più brutte e gobbe, e anche per antipatie. Bastava andare a confessare e puntare un dito su qualcuno. Ovviamente la cosa sfuggì di mano, le carceri erano piene, compresa la sede del tribunale, il palazzo di San Dalmazzo. Tuttavia nessuna di queste fu bruciata, diversamente da come si pensa e folkloristicamente si immagina nei roghi delle streghe nella piazza, ma furono deportate o morte di stenti. Alla fine del processo si scoprirono derrate alimentari nascoste, fienili pieni. La carestia forse non era mai esistita? Morale della favola, quel paese ferito nella sua storia da questo fatto di grave intolleranza, vive oggi di tutto l'alone che le "streghe", vere o meno, buone o meno, possono avergli dato. Triora, tuttavia, e a mio avviso, non è così estranea alla magia. Provate ad andarci e mi direte…
Secondo te, esistono le streghe oggi? Se sì chi sono?
Parlando per Triora, si, almeno secondo me. Che siano le buone vecchine che si incontrano nei carrugi (vicoli), o qualche nonna che sa togliere il malocchio o che conosce metodi naturali e stranissimi per curare, si. Fattucchiere e maghe non so, ma per mia esperienza non è escluso nemmeno questo. Soprattutto a Triora…
Ma le vere streghe di oggi chi sono? Le streghe di oggi sono gli oggetti, come a quel tempo, del razzismo e dell'intolleranza. Sono quegli individui sui quali si punta il dito (come un tempo) e si scaricano su essi tutte le colpe. Sono il capro espiatorio. Sono state, nella guerra, gli ebrei. Sono oggi forse gli omosessuali? O le persone di colore? È un argomento duro e molto pericoloso che preferisco non approfondire, non sarebbe nemmeno il caso qui. Ma la mia idea è questa. Permettetemi però di citare una frase splendida che forse riassume meglio il concetto: "Le streghe hanno smesso di esistere quando noi abbiamo smesso di bruciarle." (VOLTAIRE, da Lettere filosofiche, 1734).
Oltre a Triora, incontrastata protagonista, ci sono altri personaggi, ovviamente che vi si muovono. Ce li presenti?
Due ragazzi, giovani, quasi della mia età. Due ragazzi semplici ma che non hanno più intenzione di perdere tempo in una città che non dà loro alcuno stimolo. Quello stimolo e quella voglia di mistero e avventura se la creeranno da soli, come è giusto che sia, ricercando e appassionandosi (anch'essi con molta fantasia) a una storia che fin da piccoli li attira, quella della vicina Triora. Uno di essi è il più trascinatore, fantasioso e mezzo pazzo, introspettivo e osservatore, che convincerà l'altro, Andrea, che sarà poi il protagonista principale, a passare una notte diversa alla ricerca negli antichi ruderi di un accesso (per sentito dire) alla città sotterranea. Andrea è più calmo, più metodico e freddo, ma non privo di sentimenti, anzi, si scoprirà quello dal cuore più caldo. Troveranno l'accesso? Il resto a voi scoprirlo…
C'è una componente autobiografica?
Come ho detto prima il romanzo è un continuo mescolarsi di realtà e fantasia. Quindi c'è una forte componente autobiografica. Chi mi conosce l'ha scoperta subito benché io la volessi lasciare celata. Chi invece non mi conosce, beh, si immagini… i personaggi comunque prendono sembianze dalla mia vita di tutti i giorni, portati però in situazioni così limite che non saprei se le reazioni potessero essere effettivamente come quelle descritte. Mi sono riconosciuto solo alla fine in quello che ho scritto…c'è molto di me e non mi dispiace. I personaggi pensano con la mia testa e non mi dispiace. Non mi dispiace nulla di questa componente che mi permette di sentirmi sempre un po' "a casa" nelle mie parole.
Stavo riflettendo a questo punto su un aspetto. Da una parte l'ambientazione locale è uno dei punti di forza del romanzo, ma dall'altra non può, secondo te, diventarne anche il limite? Mi spiego, in una storia in cui un paesino locale è così fortemente centrale non può essere di scarso interesse per chi vive altrove e quindi avere una scarsa distribuzione?
Alcune persone che hanno letto il libro, anche non essendo della zona, mi hanno confessato che entro l'estate sarebbero venute a visitare questo magico paese spinte da una forte curiosità e suggestione. Alcune mi chiedono di parlar loro di Triora, cosa che faccio sempre con piacere, dilungandomi moltissimo. Non sono le uniche, anche gente locale mi chiede magari dove sia quel dato luogo particolare, e io mi diverto a "confessare" dove le azioni si svolgano. Mi piace anche personalmente, da solo, andare sui luoghi del libro. Da quando l'ho finito di scrivere mi sembra, forse sarò esagerato, che sia successo davvero ciò che ho scritto. Mi piacerebbe vedermi arrivare Aetern a salutarmi o scoprire che in realtà, tutto quel mondo sotterraneo, anche in parte, esiste. Può essere interessante quindi anche per chi non conosce i luoghi, perché spero ne sia incuriosito, e garantisco che quando li visiterà non rimarrà deluso. Guarnirò comunque il testo, per facilitare l’immaginazione, se sarà possibile, di una cartina disegnata di Triora, magari con i luoghi stilizzati. Questo per dare un po' più di proporzioni e raccapezzarsi meglio nel borgo per chi non l’ha mai visto o visitato!
Come sei arrivato alla pubblicazione?
Dopo varie peripezie e ricerche di case editrici. È stata un'avventura non priva di sconforti e gioie. Prima di convincermi a pubblicare però ce n'è voluto, io sono molto geloso di tutte le mie storie. Ho cominciato a proporre allora alle case editrici più alte, che o non rispondono proprio oppure, non essendo io nessuno, rifiutano o accettano solo proposte da agenzie letterarie. Poi a tantissime case medie, che però vogliono il pagamento di copie o contributi per me proibitivi. Infine provando le piccole e trovando per ultima la Demian, che si è dimostrata sicura di voler investire su di me senza alcun contributo da parte mia. E direi che oggi è soddisfatta! A soli due mesi dalla pubblicazione è esauritala prima tiratura!!
Sei soddisfatto?
Abbastanza soddisfatto. Non posso esserlo totalmente, non si finisce mai di stupirsi. Ho conosciuto, e tutt'ora entro in contatto, con persone splendide che non disdegnano di aiutarmi in qualsiasi modo e senza nessun fine, persone che si complimentano per la storia, persone che si sono appassionate così tanto da leggerla in sole due ore o non riuscendo a dormire per finire il libro! Per questo sono molto soddisfatto! Ed è una carica emotiva non indifferente a spronarmi a dare sempre di più. Qualche volta persone un po' meno gentili o addirittura qualcuno pronto a mettermi i bastoni tra le ruote. Capita.
Un po' meno soddisfatto della presenza alla mie spalle della casa editrice. Essendo di Teramo un po' troppo lontana per starmi dietro e supportarmi, mi trovo costretto a organizzare, pubblicizzare e scegliere luoghi e librerie per la distribuzione, anch'essa fatta da me in prima persona. Essendo un casa molto piccola probabilmente non avrà i mezzi necessari, ma spero che, data la prima positiva impressione del pubblico locale sul mio libro e non solo il mio, si organizzi per una distribuzione più ampia e voglia investire in mezzi e promozione!! Ne andrebbe anche della crescita della casa editrice stessa.
Cosa cambieresti se lo scrivessi ora?
Forse darei più spazio alla storia di ogni personaggio, solamente per avere un quadro globale d'insieme più netto. Per il resto poco o nulla: qualche avverbio, qualche virgola e qualche frase. Non per vantarmi ma questo probabilmente è il primo episodio di una trilogia, quindi le piccole domande celate nel mistero in questo primo, saranno svelate in quelli successivi (chissà). Ma anche qui non vi svelo nulla! Certe volte mi verrebbe voglia di cambiare alcuni passaggi ma mi accorgo che, essendo un testo scritto più di due anni fa, risente della crescita stilistica che magari ho avuto dopo. Non potrei nemmeno continuamente cambiarlo, non finirei mai. Come un pittore deve sapere il momento esatto nel quale deve staccarsi dal suo quadro io ho deciso che rimanesse così.
Perchè leggere Tria Ora?
Per prima cosa per capire se un esordiente può aver prodotto un'opera degna di essere letta. Poi per aiutarlo a crescere e migliorare. Poi per conoscere attraverso i miei occhi un luogo che mi affascina e porto nel cuore e per scoprire cosa la mia fantasia (malata) ha voluto creare in esso e con esso. Per scoprire quali sentimenti mi hanno spinto a creare la storia e cosa nasconde questa di tanto interessante! Perché leggerlo? Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate!!
Inventa uno slogan per il tuo romanzo.
Tria Ora, a voi la Triora Underground.
E infine chiudiamo con la più classica delle domande: progetti?
Moltissimi!! Ogni occasione che mi si prospetta, nel limite del possibile ho deciso di prenderla al volo! Attualmente sto scrivendo per un concorso e aspetto l'esito di altri due. Sto preparando del materiale per partecipare a un grosso concorso letterario indetto dalla mia vicina città di Ventimiglia ed entro gennaio scriverò un racconto di ambientazione ligure di genere noir per un'antologia. Nell'inverno spero di poter riprendere a lavorare al secondo episodio di Tria Ora (sono stato trascinato dall’uscita del primo e dall’estate di presentazioni) e ad altre cose che ho appena cominciato! Nonché continuare con i miei progetti musicali e non, ma questa è un'altra storia…
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