Avevamo fatto l’amore Lara ed io. Splendida, dolce Lara. Ce ne stavamo abbracciati sotto le coperte, goduti e felici, fantasticando sulla nostra nuova vita a Roatan. Ricordo come quel figlio di una cagna col distintivo appuntato sul sedere, guardava la mia donna nuda, in piedi, contro la parete. Lo sguardo spaurito di lei, che cercava di coprirsi il seno e il pube, scontrando i propri occhi colmi di vergogna contro quelli irridenti del manichino in divisa. “Non te la puoi permettere.” Dissi allo sbirro, sputandogli sulla faccia. Mi gonfiarono per bene, prima di scaraventarmi giù dalle scale e caricarmi al volo dentro la macchina. Povera Lara, le spezzai il cuore quella volta. E adesso, non le ho frantumato forse il cuore? Io sono morto, e non so neppure il perché.
E’ un bene che mi scorrazzino in giro per i fondi dell’edificio ospedaliero, stavo soffocando dentro il loculo scorrevole dell’obitorio. Non ho mai sofferto di claustrofobia ed è il colmo che debba accadermi ora che sono crepato.
Per tutti quei lunghi quattordici mesi, ogni giorno e feste comprese, hanno tentato in ogni modo di farmi rivelare dove avessi nascosto il bottino. Quindici fottuti milioni di euro. Me li sognavo la notte. Sarebbero stati tutti miei, se solo riuscivo a venire fuori da quel marcitoio di carcere. Come? Che cosa avrei potuto inventarmi? Ci pensò quella serpe del mio avvocato ad aguzzare l’ingegno. Ci sapeva fare alla grande, in certe cose. Lui con me fu chiaro da subito: “Mi dai cinque milioni e ti faccio uscire entro diciotto mesi”. Mi disse un giorno, nella sala colloqui del “due Palazzi” di Padova.
“Sono nelle tue mani, avvocato”. Accettai di corsa, offrendo la mia nuca sguarnita alla sua mannaia affilata dall’ingordigia.
Andò come promise. Un anno, due mesi e quattro giorni dopo il mio arresto, fui rilasciato per un vizio procedurale.
D’altronde è il migliore avvocato su piazza, non per niente difende fior di politici. Lui è il vero genio del male. Non puoi fare quel mestiere se non hai il coraggio di camminare a braccetto col diavolo. Lui, non solo ci cammina fianco a fianco, il mio avvocato è molto di più che un compagno di gitarelle luciferine. L’avvocato Pedini è la guida esperta del demonio, il fiero maestro di cerimonie che lo assiste nella cernita delle anime, ogni volta che il satanasso fa un salto ai nostri piani nobili. Ma questa è un’altra storia, io sono morto e sto per finire sul serio tra le braccia del maligno. Quando si farà vivo con me? Che cosa aspetta? Se solo capissi perché sono morto.
Mia madre ha portato il vestito della festa. Quello che mi piaceva tanto. Lo feci confezionare su misura, in occasione del matrimonio del povero Sante.
Mi sta vestendo la virtuosa donna. Aiutata da mia zia, anche lei in lacrime. Hanno portato l’intimo nero, coordinato: boxer, maglietta e calzini. Profuma di lavanda.
Mia madre, da sempre, sistema un sacchettino di fiori di lavanda, tra la biancheria riposta nell’armadio. Ogni volta che entravo a casa sua, era come tornare bambino, quando correvo sulle colline profumate dalle spighe di San Paolo. Io bambino, io morto.
Con gesti lenti e rassegnati, mi stanno mettendo in ghingheri. Non hanno fretta, non sono ancora diventato duro come il marmo: le mie braccia e le mie gambe si piegano agevolmente. Ho solo dei tappi di garza dentro le orecchie e una sciarpa bianca attorno al mento, con un bel fiocco sulla testa. Sembro un ragazzino col mal di denti. Un ragazzino con le rughe, morto dal dolore.
Hanno compiuto l’opera di vestizione. Le due donne, a testa bassa, recitano una preghiera sottovoce. Non capisco le parole, sono troppo lontane perché si distinguano. Mia madre regge in mano le mie scarpe di vernice: non sono riuscite a infilarmele ai piedi. Le ripone nel sacchetto di plastica della coop ed escono dalla stanza.
Dov’è mia figlia? Sento la sua voce, capisco che sta piangendo, singhiozzando istericamente. Non se la sente di entrare. Fatti vedere figlia mia, io posso vederti sai? Fatti vedere, non piangere. Mi sto struggendo, e sono morto.
Eccola! E’ accompagnata da Lara. Splendidi amori miei. Si sorreggono a vicenda, barcollano e tremano. Mia figlia fugge via. Lara si avvicina, sembra che mi stia sorridendo. Quanto sei bella, amore mio. Non te ne andare, muori insieme a me, non è così tragico. Potremmo stare uniti per sempre.
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