Vi è una giustizia che regola i singoli individui tra di loro affinché i rapporti personali non violino quelli dell’altro, vi è anche un senso della giustizia innato che ci appartiene come codice etico, ma ve n’è poi uno che regola l’esercizio del potere giudiziario in luoghi preposti, affinché il bene prevalga sul male, in una parabola esistenziale che fa parte del nostro vivere. Un tempo invece, si otteneva giustizia attraverso strumenti quali gogne, asce per la decapitazione, scudisci e fruste, per arrivare fino alle ghigliottine esposte in piazza. Oggi la giustizia è originata in maniera differente, certo con stili meno barbarici anche se per certi versi non meno discussi.  Forse allora aveva ragione il filosofo greco Cicerone nell’affermare che la giustizia a tutti i costi diventa ingiustizia? Sulla base di questa considerazione oggi nella nostra rubrica ospitiamo uno degli avvocati più famosi e discussi d’Italia, il Pofessor Carlo Taormina. In questa sede come è ovvio che sia, parleremo con l’avvocato della moralità di certe inchieste e della sua causa più recente e discussa di Cogne, tralasciando il suo impegno politico e quello ancora più  dibattuto sui vari casi che hanno accompagnato la sua lunga carriera, dalla difesa dell’ex capitano delle SS Priebke responsabile dell’eccidio delle fosse Ardeatine, alla difesa dei sotto ufficiali e degli ufficiali coinvolti nella strage di Ustica. Carlo Taormina non teme l’impatto mediatico delle sue dichiarazioni ecco perché cerchiamo di scoprire insieme quanto la giustizia italiana sia giusta e quanto le dichiarazioni di molti mass media siano trainanti dell’opinione pubblica.

Perché ha deciso di intraprendere la carriera d’avvocato?

Sono quelle passioni innate, non c’è una ragione di carattere  razionale ma l’esigenza di difendere chi è in difficoltà sia imputato che vittima.

Perché si decide di difendere colui che è un presunto colpevole? Crede sempre nell’innocenza dei suoi clienti?

Difendo il presunto colpevole proprio perché è presunto… poi se dalla lettura degli atti si accerta la sua colpevolezza, sono comunque obbligato a garantire la congruità della risposta penale. L’atto delinquenziale ha molteplici motivazioni, disagio, difficoltà personali, malattia, anche il peggiore dei delitti ha una motivazione e bisogna assolvere o condannare senza sminuire la persona responsabile.

Qual è il caso giudiziario più difficile che ha dovuto affrontare?

E’ complicato scegliere, forse la vicenda delle SS con Priebke perché ero di fronte a una sentenza che aveva assolto altri imputati mentre per lui vi è stato esito differente. Oppure quella di Craxi, Arnaldo Forlani, l’ex ministro Calogero Mannino… battaglie giudiziarie esaltanti certo, ma pur sempre difficili per lo strapotere dei giudici che porta troppo spesso a stravolgere le norme.

Si sente coinvolto emotivamente dai suoi casi?

Dipende… il caso della Franzoni mi ha coinvolto molto. Non merita la pena, lei sa chi dovrebbe essere al suo posto. Mi sono pentito oggi di questo mio coinvolgimento emotivo tenuto conto degli alterchi che la stampa sta testimoniando in questi giorni. Il suo e quello dei suoi avvocati è stato un atteggiamento ingrato.

Quanto conta l’impatto mediatico in un processo?

Tutto sommato nella logica dei giudici non molto, molto conta invece sul piano della carica difensiva, molte persone ritengono ancora oggi che la Franzoni sia innocente grazie anche alla battaglia mediatica che ho portato avanti io stesso.

Perché ha dichiarato che se Annamaria Franzoni restava sua cliente sarebbe stata assolta?

Perché avrei saputo consigliarla nel modo corretto, ribadisco che credo nella sua innocenza.

Ha avuto alterchi con il RIS di Parma e il colonnello Garofano, pensa che i rilievi di Cogne non siano stati effettuati secondo procedura?

Si, per una serie di errori nello svolgimento dell’inchiesta, i carabinieri giunti sul luogo del delitto hanno contaminato la zona, solo dopo molte ore si è provveduto a recintarla. C’è stata troppa approssimazione direi anche incapacità, vi è stata la perdita della registrazione per esempio del liquido ematico sul pavimento e poi una perizia autoptica effettuata con ritardo sul corpo del bambino. Si sono aggiunti anche gli accertamenti del R.I.S. sbagliati dal punto di vista delle valutazioni tecniche, insomma, vi è stata una sommatoria di condizioni erronee alle quali la magistratura non ha fatto attenzione. Sono state distrutte anche delle fotografie del luogo, perché non ritenute importanti dai carabinieri, i magistrati non sanno ancora adesso cosa vi fosse raffigurato in quelle foto.

Che cosa pensa del processo Cogne Bis?

Oggi la signora Franzoni è chiamata in giudizio per avere calunniato il suo vicino di casa come possibile autore dell’omicidio di Samuele.

Ci spieghi meglio…

La Franzoni dichiarò che mi recai alla loro abitazione, che leggemmo la denuncia che volle verbalizzare nei confronti del vicino di casa e vi apportò anche delle modifiche, in corso di dibattimento il marito, Stefano Lorenzi, ha confermato questa versione mentre lei ora ha ritrattato tutto dicendo che è stata una mia iniziativa. L’ho denunciata per le dichiarazioni apparse qualche giorno fa sul settimanale Oggi. Me la prendo con il quadro difensivo e con la Franzoni che ha avuto di certo una caduta di stile. È male consigliata, continuo a dirlo

È ancora convinto della sua innocenza?

Si, certo.

Assassini si nasce o si diventa?

Si diventa… anche se alcune situazioni sfuggono dalla norma. Siamo tutti dei delinquenti, la differenza è che alcuni riescono a raggiungere una consapevolezza diversa nei confronti del prossimo e della società, altri no.

Qual è la miglior difesa in un processo?

Ogni processo ha la sua… oggi è complicato difendere le vittime dei delitti perché c’è inerzia da parte dei magistrati su reati che per il cittadino magari sono importanti. Cerco di tradurre le tecniche di difesa dell’imputato verso il crimine, ognuna ha la propria storia e come prima regola ci vuole preparazione e imposizione dei magistrati nei confronti del pubblico ministero. Noi avvocati siamo degli anarchici, degli antagonisti del potere.

Siamo curiose di sapere la sua opinione su un altro processo che ha fatto tanto parlare… secondo lei Alberto Stasi è colpevole?

Se volete un parere tecnico, agli atti del processo non esiste la prova della sua responsabilità, se poi sia colpevole realmente ma non può essere provato, non conta a livello processuale, conta  solo per la società.

Ci sono a suo parere innocenti in galera? E colpevoli liberi?

Ce ne sono ma non molti, ci sono soggetti però che in galera subiscono conseguenze peggiori da quelle che dovrebbero subire e questo è causato dal tipo di gestione dei processi. I magistrati sono dispotici, fanno abuso di potere e poi abbiamo anche delle leggi che non sono regolate con equilibrio, si abbonda con i privilegi, si fa scontare al cittadino comune il vantaggio che si è voluto dare ai potenti e ai colletti bianchi.