Per il nostro appuntamento di luglio, in questa calda e torrida estate, non abbiamo "badato a spese". Già perchè non ci siamo accontentati di una semplice intervista. No, cari lettori, nel nostro salotto letterario, questo mese, si svolgerà infatti una intervista doppia. Alessandro Morbidelli e Bruno Pedrini, rispettivamente autore e protagonista di Ogni cosa al posto giusto (libri/9997), entrambi alla loro prima volta editoriale.
Nome
Alessandro
Bruno
Cognome
Morbidelli
Pedrini
Professione
A: Lavoro in uno studio di progettazione dove trascorro il mio tempo a inventare edifici, istallazioni religiose, interni di design e tutto ciò che ha a che fare con l'architettura, materia che ho studiato nella vita e cha al momento mi dà da mangiare. Di tanto in tanto invento antologie e concorsi letterari.
B: Ho ereditato e poi venduto una piccola azienda metalmeccanica. Questo mi consente di vivere di rendita, anche se le persone che mi circondano credono che abbia un lavoro complesso, che spesso mi porta fuori casa per qualche giorno. In realtà, sono giustiziere in incognito e mai per caso, e se posso faccio la "cresta".
Chi è Alessandro Morbidelli?
A: Una persona semplice, entusiasta, empatica, che si emoziona per le novità e per le belle persone. Uno che è cresciuto leggendo e che poi ha iniziato a scrivere per gioco. Una persona che nella sua vita ha ricevuto tanto da tanti e che di tutto questo ha saputo, il più delle volte, farne tesoro. Uno che si è spesso incazzato e che continua a farlo tuttora. Un permaloso che dieci volte su dieci se la lega al dito. Uno che non dimentica. Uno che in un certo momento della sua vita, per sopravvivere, ha avuto bisogno di Bruno Pedrini.
B: Un chiassoso e un disordinato. Uno che se l'è presa con me più e più volte, ma che alla fine mi vuole un mondo di bene, altrimenti non mi circonderebbe di donne come il commissario Zanca, come Maria la badante o come la mia amica Silvia. Certo che quell'Amedeo Paolini poteva però risparmiarse(me)lo…
Chi è Bruno Pedrini?
A: Un solitario che soffre la sua solitudine. Un egocentrico che cerca la sua posizione nell'ordine naturale delle cose e che al tempo stesso vorrebbe un piedistallo su cui salire. Uno sbruffone, sempre pronto a ostentare banconote e sorrisi da televendita. Ma anche un tipo professionale, che porta sempre a termine il proprio compito, che fa giri tortuosi, ma arriva sempre al punto.
B: Un eroe. Un dio sceso tra gli uomini, uno che non si fa troppi problemi nell'infrangere la legge, uno che vive al limite. Uno che sa come far saltare i nervi alle persone e ne gode. Uno che ama le donne e ci favoleggia sopra. Uno che ha bisogno di sentirsi dire "grazie" e per questo cerca la giustizia per chi è in debito con la sorte. Un perseguitato: dalla Polizia, che non riesce ad incastrarlo, dalla natura, che lo colpisce con semi di pioppo, pollini e acari, e dalla vita, che gli rinchiude un pezzo di cuore dietro le sponde metalliche di un letto. Uno che per il tempo di un romanzo, per vivere, ha avuto bisogno di Alessandro Morbidelli.
Come definiresti "Ogni cosa al posto giusto"?
A: Sicuramente da comprare. Uno di quei romanzi che, anche se non li leggi, l'importante è averli comprati. Un romanzo da regalare a tutti: alle amiche diciassettenni e ai loro fidanzatini diciottenni freschi di patente, agli uomini di chiesa, più o meno moribondi, alle nonne e ai nonni, ai genitori, ai fratelli, alle sorelle, ai cugini e ai parenti lontani, ai cultori di Beautiful, alle escort, siano queste personali, di amici o del politico di riferimento, alle donne commissario e alle badanti, ai proprietari di locali kebab e a quelli di chalet marinari, alle spose promesse e ai pirati della strada, a chi medita vendetta e a chi possiede delle microcamere e non sa cosa farsene. E non è detto che al vostro gatto non piaccia… La sua dimensione lo rende adatto a essere usato come supporto per scrivere la lista della spesa, la pagina bianca iniziale e quella bianca finale lo rendono adatto a essere usato come lista della spesa. In grandi quantità potrebbe alimentare un focolare per tutto l'inverno e la copertina rossa si mimetizzerebbe perfettamente con le fiamme, quindi non ci sarebbe nemmeno il problema degli inestetismi cromatici. Poi se se ne comprano dieci copie l’autore ci aggiunge anche una tazza d'orzo in omaggio (senza colpo di fucile).
B: Ogni cosa al posto giusto è semplicemente casa mia. È qui che me ne sto in tranquilla contemplazione: ascolto mia nonna chiamare mia madre dalla sua stanza, seguo le delicate movenze di Maria e sprofondo nel suo profumo di sapone, cerco fuori dalla finestra la sagoma nera della mia strega persecutrice, il commissario Vanessa Zanca, e aspetto che Fauce mi consegni il mio pane quotidiano. In poche parole, è la calma prima della tempesta, quello che quotidianamente succede e che prepara il campo alla reazione a catena.
Prova a inventare un "trailer" del romanzo.
A: Un uomo è seduto di fronte al televisore, comodamente adagiato su una poltrona. Lo vediamo da dietro, quindi c'è piena visuale dello schermo, che proietta notizie di cronaca nera: stupri, violenze, omicidi e quant'altro… Dal nostro punto di vista, spunta una mano che si appoggia alla spalla dell'uomo. Una voce fuori campo dice: «Passiamo alle belle notizie?». L'uomo seduto si volta appena, non lo vediamo in volto, ma lo sentiamo rispondere: «Certo». Cambia canale e sullo schermo un uomo legato e urlante (aumento di volume come le pubblicità telefoniche, please) invoca pietà, mentre bastoni e randelli vari calano sul suo corpo con violenza.
B: Siamo in Paradiso. Tra le valli bianche come latte e vaporose di nuvole e di vapori, ci sono molte anime trapassate: sono tutte vestite di bianco e sembrano prive di qualsiasi rancore o passione, un'estasi perenne. Tra questi si muove un uomo ben vestito, completo Armani grigio scuro, o azzurro, cravatta e scarpe italiane: lo vediamo dal collo in giù, tiene in mano una valigetta nera. Si ferma quando da lontano gli si avvicina una figura irrorante luce, imponente: è Gesù Cristo. Quando i due si trovano l'uno di fronte all'altro, si sente la voce del Salvatore dire: «Non voglio che muoia, intendiamoci. È solo che quella volta, quando mi ha lasciato morire appeso… beh, non l'ho proprio mandata giù!». L'uomo ben vestito, dopo una pausa di riflessione, dice: «Va bene, ci penso io…». Poi un flash. E troviamo un uomo, lo stesso dell'incontro paradisiaco, che sobbalza da un letto: era un sogno. Ovviamente quell'uomo sono io e la mia faccia non si vede mai.
Chi è Fauce?
A: Preferirei tacere riguardo a questo personaggio. La verità è che mi fa un po' paura, non sai mai quando e come potresti trovartelo di fronte e sono sicuro che non sarei assolutamente pronto a un confronto diretto.
B: Un maledettissimo figlio di puttana! È lui che commissiona tutti i miei lavori: un tipo teatrale e diabolico, sempre pronto a prendermi per i fondelli, a mettere in dubbio la mia professionalità. Inoltre, cosa ancora più grave, è riuscito a ingannare tutti: dalla mia badante a mia sorella. Davvero, credo sia semplicemente il Diavolo nel suo capolavoro!
Come mai la scelta dell'ambientazione marchigiana, visto che le Marche sono una regione definita tranquillissima?
A: Diciamo che Jesi, famosa più per aver dato i natali a certi ex allenatori dell'Inter o a schermitrici olimpiche che per la sua realtà "nera", in realtà è la "base" di Bruno Pedrini. Da qui Bruno si muove verso Mezzo Borgo, il luogo della vicenda, un fittizio paese che si affaccia sulla costa adriatica e che riassume un po' le caratteristiche tipiche della ruralità costiera urbana. Un contesto che potrebbe localizzarsi senza problemi lungo la riviera romagnola, o quella marchigiana, o ancora più a sud.
B: A Jesi sono nato, sto benone. Abito vicino all'ultimo baluardo del cinema d'essai, il "Diana", passeggio per i parchi, quando i pollini non mi assalgono, e sorseggio vino di visciola al vecchio Bar Trieste. Un luogo tranquillo, certo. È da qui che parto verso l'ignoto. Ed è qui che torno a lavoro compiuto.
Quanto è importante l'ironia?
A: Nella narrazione, l'ironia è un vestito che deve essere fatto su misura: mai troppo stretto, mai troppo largo. Senza l'ironia sarebbe impossibile sopportare un personaggio come Bruno Pedrini. Senza la grottesca rappresentazione delle azioni e del loro concatenarsi, sarebbe debole l'intera struttura degli eventi. Bisogna tuttavia saper dosare le parole giuste: è a questo punto che l'ironia diventa motivo di riflessione e non un semplice pretesto canzonatorio o dequalificante.
B: L'ironia è importantissima. Mi immagino un bicchiere che piano piano si riempie di sassi. Questo è il calice che ogni mio perseguito deve ingoiare quando ha a che fare con me. L'ironia è la sabbia che potrei aggiungere ogni volta negli interstizi, per rendere ancora più indigesto il boccone.
Vanessa Zanca o Maria la badante?
A: Mi aspettavo questa domanda! Vanessa o Maria? Bruno le ama entrambe, a modo suo. Vanessa è la donna che lo perseguita, che gli dà la caccia, ma è anche la donna che lo accompagna nei luoghi dell'adrenalina, quella con cui si mimetizza, perché non può fare a meno di riconoscersi in lei. Però Bruno è anche un predatore territoriale, che ha bisogno di una tana. Nella tana, il mondo esterno rimane fuori, si isola, e con esso Vanessa. Nella tana c'è Maria, la delicata e rassicurante badante che si occupa di sua nonna e, di riflesso, di lui. Qui Bruno si abbandona alle correnti, galleggia in un'isola perfetta che affonda quando torna a farsi sentire quella fame di giustizia che gli attorciglia le budella. Diciamo che quando è sul campo di battaglia, Bruno ama Vanessa ma vorrebbe tornare a casa; quando è a casa, Bruno ama Maria ma vorrebbe tornare in guerra.
B: Vanessa è il mio sogno erotico-amoroso dal tempo della scuola. La spiavo giocare a pallavolo e piegare le mani molli delle compagni con bordate a effetto. Poi lei ha iniziato a spiare me. E io ho continuato a spiare lei, sotto la doccia di un affittacamere di Mezzo Borgo: com'è finita non voglio dirlo! So solo che per quanto vorrebbe cogliermi con le mani nel sacco, per quanto la mia stessa esistenza è la negazione della sua divisa, sotto sotto mi ama alla pazzia, perché quando i nostri cuori battono forte, corrono alla stessa velocità. Maria è la mia dolce donna panna montata con cui dormirei nudo sopra una nuvoletta rosa che profumi di vaniglia. Quando c'è lei, riesco a riposare, ad abbandonarmi completamente. Quando, però, sento la necessità di agire, mi coglie una strana insofferenza e me la prendo anche con lei. Sono uno stronzo, lo so, ma lei mi ama a più non posso.
Definisci con 3 aggettivi "Ogni cosa al posto giusto":
A: Crudo, onesto, appagante.
B: Pieno (di charme, e questo è merito del protagonista), pieno (di belle donne, e tutte amano il protagonista), pieno (di escamotage, e indovinate a chi è dovuto).
Giallo o noir?
A: Noir.
B: Con il nero si passa più inosservati e questo è ciò che mi serve. Anche se una volta ho fatto follie per una giacca destrutturata collezione Giorgio Armani, giallo canarino.
Perchè leggere "Ogni cosa al posto giusto"?
A: Per incontrare e farsi amico un protagonista anomalo, che alla fine soffre della stessa fame di tutti noi.
B: Per incontrare e farsi amico un autore che non si ferma mai, che è in perenne movimento e che ha mille idee che si rincorrono nella sua testa.
Inventa uno slogan per "Ogni cosa al posto giusto".
A: Più che uno slogan mi viene in mente un Jingle, qualcosa tipo Primavera di Vivaldi fischiettata (con starnuto finale).
B: Se lo facciamo seriamente vorrei che a declamarlo fosse Luca Ward e che dicesse: «Bruno, scatena l'inferno!».
Quale è la scena del romanzo che ti piace di più?
A: Non che sia la scena migliore del romanzo, ma sono molto affezionato allo strano combattimento tra Bruno e Tiziano Mercinai, nel capanno dei conigli.
B: Quando un uomo con un fucile incontra un uomo con una tazza d'orzo, l'uomo con la tazza d'orzo… e poi quello che ho visto sotto la doccia dell'affittacamere (grazie autore)!
Quale quella che ti piace di meno?
A: Nessuna in particolare.
B: Tutte quelle in cui c'è di mezzo quel brutto bastardo di Amedeo Paolini.
Come sei arrivato alla pubblicazione?
A: Ho stampato il romanzo in una forma cartacea che fosse maneggevole e tascabile. L'ho spedito a una decina di case editrici e quando la Robin mi ha contattato proponendomi un contratto e un'accurata scheda di lettura, ho accettato.
B: Mi sono decuplicato, ho viaggiato a nord e a sud. Verso Roma qualcuno mi ha apprezzato.
Sei soddisfatto?
A: Soddisfatto e convinto di poter fare ancora meglio.
B: Molto! Esisto!
Cosa cambieresti del romanzo adesso?
A: Non cambierei niente. Sono uno, come ti dicevo, che fa tesoro delle esperienze e quindi quello che ho imparato con Ogni cosa al posto giusto mi servirà sicuramente per il prossimo progetto.
B: Farei schiattare Paolini. Anche se la morte è una liberazione che non va concessa, per lui potremmo fare un'eccezione.
Progetti?
A: Ho appena finito di curare un'antologia di racconti "neri" dedicati al mare che si chiama Onda d'Abisso e che uscirà entro metà luglio per l'Orecchio di Van Gogh. Hanno partecipato nomi importanti della letteratura fantastica italiana (tre premi Urania) che non cito per non fare elenchi e perché i meno noti sono stati bravi quanto i maestri. È un ottimo lavoro che consiglio sia per la qualità dei racconti che per la loro quantità (30!!!). E poi non dimentichiamoci di Bruno Pedrini. Ha ancora diverse cose da mettere al posto giusto.
B: Aiutare Berto, smascherare Fauce, sposarmi con Vanessa e con Maria!
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