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Parabola di un campione: quando lo sport distrugge
La vicenda di Marco Pantani sembra l'inarrestabile ascesa di un atleta che vince tutto e sempre di più. È la favola di un ragazzo di provincia che ha un sogno e lo realizza. Ma poi arrivano l'esclusione dal Giro d'Italia del 1999, le insinuazioni, la droga. A questo punto di inarrestabile c'è solo la caduta. Una caduta provocata, raccontano due libri
LeggiKarl Iagnemma. Una visione analitica dell'amore
Intervista a un giovane ingegnere americano, ricercatore e scrittore.
LeggiPresentazione
Con questa rubrica, si vuole aprire un angolo dedicato non alla fiction letteraria, ma alla ricostruzione della realtà attraverso le pagine dei libri. Questa la linea di fondo che unirà recensioni ad articoli che vogliono indagare i gialli quotidiani abbracciando non solo i fatti di sangue che hanno (e continuano ancora oggi) a scandire la realtà di tutti i giorni, ma anche quei fatti che rimangono oscuri, poco indagati o che presentano, malgrado processi e sentenze, aspetti non ancora comprensibili
LeggiDiego Zandel
Nel mio immaginario vivono due miti: quella dello scrittore serenamente commerciale che vive dei suoi libri sfornati in continuazione e quella dello scrittore che persegue solo i comandamenti della sua voce interiore
LeggiVerde Nero [2] Fotofinish
Seconda uscita per la collana di Edizioni Ambiente. Si tratta di un'antolgia palermitana con racconti di Giacomo Cacciatore, Gery Palazzotto e Valentina Gebbia
LeggiLa Gialloteca e i suoi autori a Palermo: un dibattito sulla narrativa di genere
[12] Nell'occhio della verità. I libri maledetti
Nel febbraio del 2OO2 si parlò molto anche di un libro che Annamaria Franzoni stava leggendo. Ma forse non l'ha mai letto
LeggiFiglio di Vetro
Racconto di Giacomo Cacciatore
Pubblichiamo un estratto di Figlio di Vetro, secondo romanzo di Giacomo Cacciatore, uscito a febbraio per Einaudi, gentilmente concessoci dall'autore. Lo si può leggere anche sulla sua fonte originaria, il sito ufficiale della casa editrice, einaudi.it
LeggiAndrea Carlo Cappi
Credo che molti scrittori pubblichino libri perché quello che sentono e pensano sia condiviso e possibilmente amato dal pubblico. Carenza affettiva? Probabile. Di sicuro, se il pubblico non amasse quello che scrivo, nessuno mi pubblicherebbe più e non avrebbe più senso scrivere
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