Spesso le intuizioni migliori nascono dalla fusione di due temi che paiono antitetici. È il caso di questo magnifico thriller di Rennie Airth, autore relativamente poco noto in Italia ma già vincitore del premio per la Letteratura Poliziesca in Francia nel 2002 proprio con questo romanzo. Immaginate il mondo di Aghata Christie nel 1921, con la campagna del Surrey che fa da sfondo al più classico dei Mystery all’inglese. In questo contesto inserite un feroce serial killer, un uomo disturbato degno del dottor Lecter. Le sue turbe nascono da abusi infantili ma si sono alimentate durante la Grande Guerra, nelle trincee della Somme, sature di sangue, violenza e disperazione. E, sulle sue tracce un poliziotto altrettanto tormentato, un uomo che ha perso moglie e figlia durante l’epidemia di influenza del ’19 dopo essere emerso quasi per miracolo da quegli stessi campi di battaglia. Una sfida tra due animi torturati dalla sofferenza. La vicenda si svolge in un tempo in cui  gli investigatori non dispongono di moderni ritrovati della tecnica, la psicanalisi è considerata quasi una scienza occulta e quindi considerata con sospetto negli ambienti giudiziari e  gli inseguimenti, il più delle volte si svolgono in bicicletta, con agenti armati di manganello e fischietto. Insomma niente profiler o tecnici del CSI. Un’atmosfera dominata da grandi case padronali intorno alle quali sorgono villaggi immersi in uno scenario senza tempo. Segreti accuratamente celati, pettegolezzi, tradizioni che si trascinano da decenni. E qui la mano di un folle scatena il massacro di un’intera famiglia in un’antica proprietà. Unica testimone una bimba incapace di  comunicare se non attraverso enigmatici disegni. Da Londra viene convocato John Madden, investigatore di Scotland Yard, l’ispettore “maledetto” che sembra aver rinunciato a vivere eppure dimostra insospettate  capacità umane. Madden riesce a stabilire una comunicazione con la bimba, instaura rapporti di stima e collaborazione con giovani agenti e arcigni superiori e, soprattutto, colpisce la dottoressa Helen Blackwell, una giovane consapevole dalla difficile posizione di una donna istruita in una società rigidamente tradizionalista. Ed è proprio Helen a presentare Madden a un amico austriaco, specializzato in psichiatria. Contro il parere dei suoi capi, poco propensi ad approcci investigativi non convenzionali, Madden ha un’intuizione che lo porta sulle tracce di un serial killer pericoloso e lucidissimo nella sua follia. Seguendo tale pista Madden risale ai tempi della guerra, alla tragedia del conflitto di trincea, e ricostruisce altri simili delitti la cui memoria si è persa - o qualcuno ha voluto insabbiare – nel tempo. Ma il maniaco continua a portare morte nella campagna inglese e la risoluzione del caso diventa una questione politica. Lottando contro il tempo per fermare l’assassino ed evitare che l’indagine cada in mano a burocrati interessati solo a farsi pubblicità, Madden e il suo piccolo gruppo di collaboratori scava, ricerca, tende trappole. Ed è in questa commistione tra tecniche moderne e “cellulette grigie” alla Poirot che Airth riesce a creare una vicenda dai toni classici ma piena di grinta che ha già un secondo episodio - A Blood Rimmed Tide - pronto per le stampe. Un Fiume di Tenebre colpisce e avvince, porta una ventata di novità soprattutto con il rispetto e la grande conoscenza delle regole di due filoni solo apparentemente inconciliabili.