Continua il grande cinema marziale di qualità con la collana “Bruce Lee e il grande cinema delle arti marziali”, firmato Gazzetta dello Sport e Stefano Di Marino. La dodicesima uscita, in edicola da ieri, è uno dei migliori titoli di Jackie Chan nelle doppie vesti di regista e attore: “The Canton Godfather” (Ji ji / Miracles, 1989), fra i titoli meno conosciuti in Italia dell’artista di Hong Kong.

Hong Kong anni ’30. Dopo aver salvato un bosso della malavita, Kuo (Jackie Chan) si ritrova ad avere successo nell’ambiente criminale. Inaugura un night club dove fa esibire una cantante sconosciuta, Yang (Anita Mui), di cui si invaghisce. Kuo attribuisce la fortunata piega della sua vita alle rose che acquista dalla anziana Kao, la quale però ha fatto credere alla propria figlia di essere molto ricca: quando scopre che la figlia sta arrivando in città va nel panico. Kuo decide di aiutare l’anziana donna aiutandola a fingersi una donna ricca per un giorno.

 

Come si capisce dalla trama e dal titolo alternativo “Miracles”, il film è un remake cinese dello statunitense “Angeli con la pistola” (Pocketful of Miracles, 1961) di Frank Capra, che a sua volta era già un remake di “Signora per un giorno” (Lady for a Day, 1933) dello stesso Capra.

Jackie Chan, alla sua undicesima regia e crucciato di aver addosso l’etichetta di “regista marziale”, vuole dimostrare di saper creare film non solo di genere, ma pellicole complete adatte ad ogni palato. Prende in prestito i canoni della commedia americana degli anni ’30 e li adatta al gusto di Hong Kong, chiamando la popolare cantante-attrice Anita Mui ad interpretare una sequenza da musical memorabile.

Virtuosismi tecnici come il lungo piano-sequenza iniziale (tecnica che pochi registi, come Brian De Palma, hanno l’ardire di utilizzare), riprese che attraversano i tetti della città per entrare in una camera e altre l’uso della steadycam proprio nel periodo in cui il talentuoso Tsui Hark la stava sperimentando, fanno di questo film un fiore all’occhiello di Jackie Chan-regista. «Mi invitano nelle scuole per farmi parlare dei film, - racconta Chan nel documentario-intervista “Jackie Chan: My Story” (1997) - ma io non ho nulla da dire. [...] Perché usi la carrellata?, mi chiedono. Non lo so, non ho una teoria. I miei film sono la mia esperienza.»

Anita Mui
Anita Mui
Nel cast va ricordata la compianta Anita Mui, artista poliedrica che per le sue doti canore è stata definita “Madonna of Asia”: nel 2003, appena quarantenne, il cancro la sottrae prematuramente ad un mondo artistico che l’ha sempre amata. Dei quasi cinquanta film forse rimangono degni di maggior nota quelli interpretati al fianco di Jackie Chan, come “Drunken Master II” e “Terremoto nel Bronx”.

Da citare in ruoli minori alcuni caratteristi fedeli a Chan, come Mars (stuntman che fece anche spesso da spalla nei primi film di Jackie) e Hak On Fung (villain di molte pellicole marziali). Infine da notare la presenza di Richard Ng, celebre e prolifico comico di Hong Kong.

Come si diceva, “The Canton Godfather” è fra le pellicole meno conosciute di quelle di Jackie Chan distribuite (in ritardo!) in Italia, eppure segna forse il livello più alto toccato dall’artista di Hong Kong dal punto di vista cinematografico. Quale che sia il motivo, Chan non riuscirà più a ripetere un’operazione simile a questa, tornando nei suoi film a prediligere la parte fisica e rocambolesca che l’ha reso famoso.