Dopo aver incontrato suoi personaggi estremi come la Walkiria Nera di Segretissimo, Abel (Epix Mondadori n. 9), la Messalina di “Il mago e l’imperatore” (Mondadori 2010), tutto ci aspettavamo da Claudia Salvatori... tranne che una divertentissima storia di Topolino, piena di pseudobiblia e di amore per il giallo.

Per più di quindici anni, infatti, l’autrice ha scritto storie per la testata italiana della Walt Disney, oltre che per altre case, ma la storia che merita di diritto di essere inclusa in questa rubrica è “Topolino e il mistero della sachertorte”, disegnata da Silvio Camboni e apparsa nel 1996 in due puntate sui numeri 2097 e 2098 del settimanale Topolino.

A Topolinia viene organizzato un Festival del Giallo dove quattro affermati autori di gialli presenteranno le loro opere e incontreranno i lettori. Ospiti d’onore sono, ovviamente, Topolino e il suo amico Pippo, i quali così avranno l’onore di stringere la mano a quattro pilastri della letteratura gialla: Agatina Mousie, Rattery Queen, Conan Tope e... Claudette Salvatopi!

Il Festival inizia nel peggiore dei modi: Rattery Queen non si presenta alla conferenza e viene in breve scoperto il suo rapimento. Nell’ascensore da dove lo scrittore è stato prelevato viene trovato un indizio: la ricetta della sachertorte. La stessa ricetta verrà trovata man mano sul luogo dove verranno rapiti gli altri autori di gialli; Topolino scopre anche che i vari rapimenti vengono messi in pratica seguendo fedelmente quanto scritto nei romanzi dagli autori stessi. Qualcuno, profondo conoscitore di quei gialli, sta rapendo gli scrittori usando i loro

Claudette Salvatopi incontra i due eroi a fumetti
Claudette Salvatopi incontra i due eroi a fumetti
stessi metodi, visto che le precedenti intimidazioni a non scrivere più non erano servite. Ma chi è questo losco figuro che odia così tanto i celebri autori?

Al lettore scoprire l’enigma.

La storia non è solo briosa e divertente nello stile “topolinesco”, ma è ricca di passione per il giallo e per il divertissement bibliofilo. La stessa autrice non ha problemi ad auto-inserirsi nella vicenda, affiancandosi a colleghi del calibro di Conan Doyle, Christie e Queen, per così meglio giocare con i dettami del giallo e della letteratura del genere.

Gustosi gli pseudobiblia presentati nella vicenda.

Ad un patito di gialli, che si vanta d’averli letti tutti, Pippo chiede se conosce “Il mistero dei dodici Pippi”, scritto dallo zio P.H. Pipper. Alla risposta negativa, Pippo subito spiega: «per forza, il manoscritto non è mai stato pubblicato! È in un baule nella mia soffitta!»

Alla fine della storia, i quattro autori decidono di narrare la loro avventura scrivendo in collaborazione un romanzo. Il titolo? Ovvio, “Il mistero della sachertorte”: la Salvatopi... pardon, la Salvatori chiude un perfetto circolo pseudobiblico.

Abbiamo incontrato l’autrice, che si è gentilmente e simpaticamente resa disponibile a qualche nostra domanda.

Come è nata l’idea di fondere giallo, gioco letterario e sachertorte in una storia di Topolino?

La sachertorte era un tormentone dei film di Nanni Moretti. Credo che lo scatto sia partito da lì. Poi c’erano i festival letterari e un particolare clima di quegli anni, in cui l’attenzione per i gialli e la sperimentazione nel genere era ancora nuova. Avevo scritto un giallo ambientato nel mondo del fumetto [Superman non muore mai, 1994], e quella poteva essere in un certo senso l’operazione inversa.

Che effetto ti ha fatto vederti non solo trasformata in un fumetto, ma al fianco dei più grandi scrittori gialli di ogni epoca?

Un effetto un po’ fastidioso. Mi sono inserita nel fumetto per narcisismo/esibizionismo, ma è un atteggiamento che non approvo in linea generale, in me stessa prima che negli altri.

 

“Il mistero dei Dodici Pippi” è un titolo inventato di sana pianta o si rifà a qualche romanzo famoso?

Il mistero delle dodici sedie. Era un film di Mel Brooks.

 

Ti è capitato di usare ancora l’escamotage dei falsi libri in altre tue storie di Topolino?

Diverse volte, cred, anche se non ricordo i singoli casi. Le parodie Disney fornivano una quantità di spunti per fumetti metaletterari. I libri entravano spesso nelle storie.