E ci sono di mezzo gli scacchi…
Caro Caino di Ignacio García Valiño, Piemme 2010.
Una famiglia come tante altre: il padre Carlos Alberto, la madre Coral Arce, un figlio Nico (Nicolas), una figlia più piccola Diana, la governante Araceli, il cane Argos. Bella villa, Mercedes 600 metallizzata, il solito Armani che si infila tranquillamente nei polizieschi, questa volta sotto forma di profumo, a darci l'idea di un discreto benessere.
Tutto filerebbe liscio come l'olio se il giovane Nico, appassionato in modo ossessivo agli scacchi, non tenesse un atteggiamento fortemente ribelle e provocatorio verso i genitori, in modo particolare contro il padre. La sua reazione fredda e distaccata alla morte del cane Argo travolto da un camion, induce Carlos a chiedere l'aiuto dello psicologo Julio Omeda, perché riesca a capire quali problemi siano alla base del comportamento inusuale del figlio.
Anche Julio è appassionato di scacchi, anzi è proprio un Maestro Fide con una discreta esperienza alle spalle, e proprio attraverso questo giuoco cercherà di stabilire un rapporto con il ragazzo, introducendolo nel locale circolo di scacchi. Ma lo psicologo è stato (vedi il destino) per un certo periodo fidanzato con Coral Arce e la situazione si complica.
Un romanzo quasi tutto incentrato sulla figura del piccolo demonio (della razza di Caino, da cui il titolo) capace di programmare piani diabolici che mettono in agitazione la famiglia e semina dubbi a chi vorrebbe capirlo e correggerlo. Nello stesso tempo un affresco, non sempre veritiero sul gioco e sul mondo degli scacchi (mi riferisco a esempio alla tecnica dell'"adescamento" ritenuta antisportiva mentre fa semplicemente parte del bagaglio tattico di ogni giocatore), con rievocazioni di grandi campioni del passato, di partite storiche e analisi di quelle di Nico.
Tutto quanto un po' artificioso, gonfiato, poco credibile, compresa la soluzione finale con la palese sensazione che, per creare un astutissimo mostriciattolo, si sia superato il limite.
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