Angelica, figlia di un noto magistrato, è stata rapita ed è rimasta prigioniera per undici mesi. Quando viene liberata torna a casa incinta e innamorata di uno dei suoi rapitori. Comincia qui la sua nuova vita e la sua sfida contro tutto e tutti: cambia identità, si allontana dai genitori che vorrebbero farla abortire, comincia a frequentare un ragazzo cercando di dimenticare A... Le cose, però, non vanno sempre come si vorrebbe e, proprio quando la protagonista crede di aver trovato un nuovo equilibrio, la sua vita sarà nuovamente sconvolta da eventi incontrollabili.
Questa in breve la trama de L'importanza delle origini, opera prima di Angela Grigoletto, uscita da alcuni mesi con Kimerik editore.
Il romanzo si divide in maniera forte tra alcune cose che funzionano e altre che davvero lo appesantiscono, frutto con ogni probabilità dell'inesperienza dell'autrice; così come si divede tra una prima parte lenta e a tratti noiosa e una seconda parte decisamente più appassionante.
Cosa funziona? La trama. L'idea è buona, avvincente, la costruzione dell'opera attraverso il piano del presente e il piano del ricordo rende la narrazione interessante e a tratti molto appassionante.
Cosa, invece non va? Lo stile, molto didascalico e pesante, soprattutto nelle prime cento pagine; i personaggi a tratti stereotipati e poco realistici; il ritmo che, soprattutto all'inizio, annoia anzichè invogliare il lettore.
Come si accennava le carenze sono dovute soprattutto all'inesperienza dell'autrice, che, facendosi le ossa, aggiusterà il tiro in eventuali opere successive.
Anche la forte divisione del romanzo tra una prima parte decisamente più difficoltosa e una seconda parte molto più appassionante e meglio costruita, dà l'idea che la confidenza con la pratica abbia reso la scrittura molto più naturale e calibrata.
Forse l'opera avrebbe meritato una revisione maggiore, cosa che avrebbe certo appianato la forte disparità tra le due parti e che avrebbe anche pulito gli eccessi che costellano le pagine e che la rendono a tratti poco credibile.
Nel complesso un libro discreto, che non spicca forse per caratteristiche particolarmente forti, ma che di sicuro è il primo passo di un'autrice che con testardaggine, umiltà e molto lavoro potrà ripresentarsi in libreria più matura con una seconda opera.
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