La missione impossibile in Nigeria di ‘Campi di Morte’ è lontana ma non dimenticata. La vendetta di ‘Pietrafredda’ si è consumata anche se non esaurita completamente. Il Prof ha cambiato città, si è stabilito a Gangland, la mia Milano che, sempre di più, emerge dalla cronaca come una città multirazziale, violenta, set ideale per storie di spionaggio ( e questo romanzo lo è anche se non esclusivamente...). Una città violenta. La storia si apre con un’immagine inconsueta per le avventure del Professionista. Vediamo un commissario, anzi un vicequestore, che sembra... il famoso commissario Cliché di tanti noir o post noir non so più come si dica. Non è un ritratto infamante, solo il modo in cui io vedo questo personaggio e le storie che gli stanno intorno. Solo che, a Gangland, le regole sono diverse, violente, feroci. E il poliziotto senza pistola, bonaccione e psicologo, per quanto animato di buoni propositi, non può sopravvivere. Perché dietro la realtà quotidiana che può apparire ingannevolmente placida si nasconde una lotta per il potere che porterà Chance sino alla Transnistria. È innegabile che il fulcro del romanzo sia ‘nero’, un nero criminale italiano dove non ci sono sconti per nessuno perché il nemico è l’Uomo Nero, i soldi sono tanti e il tradimento è moneta corrente. Ci sono personaggi già noti. La banda del Professionista. La Bimba, quasi una figlia, mix di adrenalina e candore. Il Freddo Kim e il Gobbo che, beato lui, riesce sempre a trovare la battuta per sdrammatizzare. E poi le donne. Volti nuovi, inaspettati sempre tratteggiati con quella sensualità che è un marchio di fabbrica delle avventure di Chance. Un’avventura che comincia come un ‘nero criminale’ con le bande rivali, il colpo impossibile ma che rivela, come spesso accade, legami con una realtà più complessa in cui l’italianità è un tassello, una sfaccettatura di un crimine legato alle trame spionistiche e a realtà che ci ‘sembrano’ lontane. Resta innegabile i desiderio di alternare a un’avventura... ai confini del mondo... come ‘Campi di morte’, una storia più vicina a noi, un omaggio a un pozzo di sogni senza fondo che affonda nella mia memoria di lettore e spettatore. È una Milano che odia... perché la polizia non può sparare, negli anni ‘70 come oggi. Anche se lo scenario criminale è cambiato, sono entrati in gioco clan e bande venute da lontano, confluiscono interessi internazionali. Ma non è sempre stato così? La lotta per il potere non ha sempre chiamato a combattere professionisti e velleitari, coinvolgendo signore borghesi dal doppio volto, mediatori internazionali, faccendieri dal viso pulito e l’anima nera. Gangland è questa. La città in cui mi muovo ogni giorno, di cui leggo la cronaca sui giornali ma che vedo, in certi aspetti criminali, anche di persona. E tutto questo entra nella mia mente, filtra attraverso la fantasia, il ricordo di autori amati come Richard Stark e registi come Castellari, Lenzi, Di Leo ma anche stranieri... come Winner, Siegel e Peckinpah e ovviamente Marchal. Insomma una città che è tutte le città ‘nere’ della narrativa scritta e filmata. È la Milano di Scerbanenco? Un po’ sì, ma reinterpretata oggi con i miei occhi. La maggior parte delle ambientazioni, i locali più o meno equivoci, molti dei personaggi sono fotografati dalla realtà che vedo tutti i giorni eppure un poco deformati perché, questo non voglio scordarlo mai, io invento storie, non scrivo articoli di cronaca o copie di lavori di altri. Così il panorama dell’avventura si allarga inglobando avventure e viaggi, letture, suggestioni. Le scene sul lago di Garda mi vennero in mente nel 2008 quando con cappi andai a Limone sul Garda per seguire la promozione dei romanzi di Raymond Benson legati alle riprese di ‘Quantum of Solace’. Che bella ambientazione, pensai. Pioveva sempre. E così è venuto fuori l’assedio alla villa... Non potevo resistere a inserire, tra molti personaggi fittizi anche un collega. Tarciso e il suo cane Morisco sono una riconoscibile strizzata d’occhio per i lettori di Segretissimo. Così come nei due racconti italiani che accompagnano il romanzo (e pubblicati in raccolte poco note e praticamente inediti) echeggiano luoghi, personaggi, amici e donne che in questi anni hanno attraversato la mia vita. Questa è la fiction, quella del Professionista in ogni caso. Che porta in scena un set ‘esotico’ come la Transnistria di cui sentii parlare per la prima volta leggendo il magnifico saggio ‘McMafia’ nel 2007. Oppure quella Genova che ho riscoperto recentemente, fotografata e percorsa con amici e colleghi. Lo sfondo del finale di questa avventura ma teatro per futuri episodi. Perché una città di mare ha sempre mille storie da raccontare, da suggerire a un autore ‘nero’. Ovviamente c’è un intrigo spionistico, alcuni personaggi frutto di fantasia che già conoscevamo, Yamaguchi il mediatore per primo. E poi l’Uomo Nero, sicuramente una delel trovate cui tengo di più. Un cattivo nel senso classico di questo filone narrativo ma anche l’incarnazione di un incubo. Il nemico indistruttibile...
[71] Perché si uccide un commissario?
Tiro all'italiana... il Professionista torna a Gangland
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Rubrica Colpo in Canna
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