Costello, un ex killer ora ristoratore, giunge a Macao dove genero e nipotini sono stati massacrati. Unica superstite della famiglia, seppure gravemente ferita, la figlia alla quale Costello promette di vendicarsi. Imbattutosi casualmente in tre killer che per conto di Fung, un boss della mala locale, hanno appena eliminato una coppia di amanti, Costello li assolda per portare a termine il suo piano…
Vendicami, memorabile (ma c’era veramente qualcuno che ne dubitava?) ennesima ricognizione cinematografica in lungo e largo per i generi (noir, western, revenge-movie) di Johnnie To alla ricerca (perché no…?) del film perfetto, quello capace di re-inventare luoghi e temi cinematografici visitati più e più volte sottraendoli per una volta all’usura del tempo e della memoria per ricollocarli nei luoghi cardine dell’immaginario cinematografico.
Vendicami è talmente lussureggiante quanto a situazioni che è cosa ardua stare dietro a tutte. Basti sapere che le sorprese visive non mancano e assumono le caratteristiche di scontri a fuoco orchestrati alla perfezione e che si sviluppano seguendo non soltanto l’aumento esponenziale del volume di fuoco ma anche un alto grado di astrazione (che il ralenti si occupa di sottolineare…), che rende lo scontro stesso qualcosa di più di una semplice sparatoria. Piuttosto si è dalle parti del confronto tra due diversi modi di rapportarsi ad un proprio credo personale, fino a giungere al clou del duello nella discarica, con le balle di rifiuti rotolanti usate come moderni scudi.
Ma a convincere di più è l’idea di ancorare la vendetta, azione che di per sé richiede volontà e concentrazione assoluta sulla meta finale, ad un uomo come Costello (un Johnny Hallyday vicino alla mummificazione ma perfetto per il ruolo) la cui memoria, colpa di una bullett in the head, è in procinto di svanire! Come coup de théâtre è più che sufficiente a gettare una luce diversa sugli sviluppi. Tanto per cominciare siamo abituati a vedere la marcia implacabile della vendetta come ostacolata solo da interventi esterni mentre stavolta accanto a questi ultimi se ne aggiunge un altro di ostacolo, quanto mai subdolo proprio perché interno. Ovvio che di fronte ai tracolli della memoria Costello reagisca, tentando in tutti i modi di fissare tutto quello che la memoria lascia andare. Ecco quindi l’utilizzo di tutta una serie di foto (ma non solo…) con sopra scritti i nomi degli amici e dei nemici (espediente che richiama direttamente Memento…) aiutato anche dai tre killer ora schierati dalla sua parte (Chau Sang/Anthony Wong, Lok/Lam Suet, Chu/ Lam Ka Tung, un bel pezzo di cinema di Hong Kong…), fino al duello finale che giunge ad essere la vera e propria apoteosi del riconoscimento visivo “indiretto” e che regala l’ultimo sprazzo di grande, grandissimo cinema.
Basta così. Basta per il semplice fatto che stiamo qui a sprecare parole quando il film, questo film, è uno di quelli che si potrebbe vedere benissimo anche senza dialoghi. Non perderebbe un grammo della sua bellezza.
In concorso al 62mo Festival di Cannes.
Da non mancare.
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