La terza uscita della collana “Bruce Lee e il grande cinema delle arti marziali”, targata Gazzetta dello Sport, presenta un vero cult del genere, uno di quei film che hanno segnato la storia del cinema: “I 3 dell’Operazione Drago” (Enter the Dragon, 1973), diretto da Robert Clouse ed interpretato dalla crème de la crème del cinema, marziale e non.
Ricordiamo che in quel periodo la “febbre marziale” sta infiammando tutto il mondo: nel corso di appena due anni fiumi di pellicole scorrono attraverso cinema e TV di ogni Paese, decine di gongfupian (film che mostrano combattimenti a mani nude) vengono richiesti da distributori d’ogni angolo del pianeta (e purtroppo in gran parte dei casi ricevono in cambio pessimi wuxiapian, film di cavalieri erranti ed eroi svolazzanti, girati in fretta e a bassissimo costo). I produttori statunitensi decidono di cavalcare quest’onda inarrestabile, e anche se per i primi veri gongfupian americani si dovranno aspettare gli anni Ottanta con Chuck Norris, già nel 1973 una celebre casa distributrice, la Warner Bros, decide di produrre per la prima volta una pellicola che tratti apertamente e prepotentemente di arti marziali. Ma i film di arti marziali hanno gli occhi a mandorla, e così si opta per una co-produzione con una casa di Hong Kong (come già avevano fatto gli italiani, con risultati penosamente inferiori): questo segna la grande occasione della neonata Golden Harvest, appena staccatasi dalla celebre “casa madre” Shaw Bros.
Il risultato è ancor oggi fra le vette più alte raggiunte dal genere marziale.
Il contributo della Warner Bros fu il regista, Robert Clouse (ancora alle prime armi e lanciato da questo film) e due attori dalle ottime conoscenze marziali: il già affermato italoamericano John Saxon e un bravo caratterista come Jim Kelly, destinato quest’ultimo ad incarnare il prototipo della martial blackspoitation, un fugace sottogenere che presentava film di arti marziali (di pessima qualità!) interpretati esclusivamente da attori di colore.
La Golden Harvest, padrona di casa, riversò invece sul set il suo personale esercito di professionisti del genere: attori, stuntman, tecnici e tutti quelli che orbitavano intorno a quella che ancora oggi è fra le migliori case di Hong Kong. Il ruolo principale è ovviamente ricoperto da Bruce Lee, in forma smagliante e perfetta nel suo (purtroppo) ultimo film: durante le riprese del successivo (incompiuto) “Game of Death” il Maestro verrà a mancare. Han, villain d’eccezione, è interpretato da un consumato Shih Kien, apparso in 130 film ma conosciuto in Italia solo per questo titolo e per il suo divertito ruolo ne “Il ventaglio bianco” di Jackie Chan.
In realtà “I 3 dell’Operazione Drago” è un film corale, e troviamo in piccoli ruoli grandi nomi del genere, che in seguito sarebbero diventati star incontrastate e celebri in tutto il mondo (anche se non sempre anche in Italia). Da uno Jackie Chan brevemente picchiato da Lee nel sotterraneo di Han, a un Yuen Biao che si allena all’aria aperta; dal celebre caratterista Yuen Wah (storica controfigura di Lee stesso) che appare fra i combattenti al granitico e massiccio Bolo Yeung, destinato ad essere riscoperto da Van Damme (in “Senza esclusione di colpi!” e “Double Impact”), da Cynthia Rothrock (“Cop Girl - Artigli di Tigre”, “Tiger Claws II”), così da partecipare a gustosi prodotti di genere statunitense (“Demolition Cop”, “Shootfighter” 1 e 2). L’unico ad avere un posto di rilievo è Sammo Hung, pilastro del cinema di Hong Kong che proprio in quel periodo era riuscito a fare il salto di qualità da stuntman e coreografo ad attore: qui è l’antagonista di Bruce Lee nel combattimento che apre il film. (Curiosamente, fra i primi film interpretati da protagonista assoluto, Sammo riscuoterà successo internazionale con una commedia dal titolo parodico “Enter the Fat Dragon”.) Questi e tanti altri nomi rendono “Enter the Dragon” fra i più grandi film del genere.
L’edizione da ieri in edicola è pregiata non solo per l’ottima rimasterizzazione della pellicola, ma anche per la presenza di materiale extra come speciali, dietro le quinte e trailer vari.
Le scene tagliate, invece, sono state reinserite nel film e addirittura presentate con doppiaggio italiano, quando invece spesso vengono lasciate con i sottotitoli. Però c’è da sottolineare che non è stato reinserito tutto l’archivio di scene originariamente espuntate dalla pellicola, ma niente paura: c’è un altro film che viene in soccorso!
Dopo la discutibile operazione commerciale di “L’ultimo combattimento di Chen” (Game of Death, 1978), il quale alternava sequenze che Bruce Lee aveva girato per un progetto incompiuto con altre posticce interpretate da un sosia, è la volta dell’orribile “L’ultima sfida di Bruce Lee” (Si wang fa / The New Game of Death, 1981), che alle solite pessime sequenze con sosia alterna stavolta brevissime sequenze “rubate” da altre pellicole interpretate da Bruce Lee: addirittura, in una sequenza che mostra l’infanzia del protagonista, vengono presentati spezzoni tratti dai primi film interpretati dal giovanissimo attore.
Mentre, come si diceva, le sequenze rubate ad altri film sono brevissime, quelle tratte da “I 3 dell’Operazione Drago” sono invece lunghe e soprattutto a tutt’oggi alcune ancora inedite! La prima metà de “L’ultima sfida di Bruce Lee” utilizza due lunghe sequenze tagliate di netto al film di Robert Clouse, oltre che varie inquadrature qua e là. La scena in cui Bruce Lee discute con il monaco buddhista viene in seguito reinserita all’interno dell’edizione rimasterizzata di “Operazione Drago”, con doppiaggio ovviamente diverso: mentre infatti la scena era pensata originariamente per illustrare lo stile di lotta del personaggio, era stata poi rimaneggiata per aderire alla ridicola trama de “L’ultima sfida”.
L’altra lunga sequenza, invece, non è stata reinserita. In questa il personaggio di Lee ha una lunga discussione con il padre: mentre ne “L’ultima sfida” discutono del fratello scapestrato, originariamente il padre racconta al figlio della sfortunata sorte della di lui sorella, violentata ed uccisa dagli uomini di Han. Nell’edizione attuale di “Operazione Drago” questa scena viene brevemente mostrata, sfumando subito nel flashback della fuga della sorella di Lee (interpretata dalla bravissima Angela Mao, vera icona del cinema marziale femminile), anche se durante questo flashback si trovano altre scene tagliate precedentemente, come quella in cui il padre cerca di difendere la figlia ferendo al volto il personaggio di O’Hara, che per il resto del film verrà mostrato sfigurato.
Merita infine une menzione una illuminante sequenza mostrata in modo frammentario ne “L’ultima sfida”. Quando Lee arriva sull’isola di Han, si reca al suo alloggio e si guarda in giro: c’è un accappatoio giallo e nero, colore simbolo della cricca di Han, una gabbietta per uccelli che Lee si sofferma a guardare, e poi una scrivania con un libro, che l’attore prende in mano e guarda con un sorriso. Tutto questo è assente anche nell’edizione rimasterizzata di “Operazione Drago”, ed è un peccato perché spiegherebbe un particolare del personaggio che viene invece taciuto. Il sorriso di Lee è dovuto al fatto che c’è lui stesso in copertina, e visto che al monaco Shaolin (che, per inciso, era maestro anche del cattivo Han) aveva illustrato la propria disciplina, è plausibile supporre che il libro sulla scrivania fosse uno di quelli in cui Lee divulgò il Jeet Kune Do, il particolare stile marziale che egli stesso codificò e che lo rese immortale anche nelle arti marziali, oltre che al cinema.
Non ci rimane che augurare una buona visione a quei fortunati che ancora non conoscono “I 3 dell’Operazione Drago”, perché avranno il piacere di conoscere un dei più grandi film di arti marziali di sempre.
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