Il 25 marzo 2010 a Milano presso il locale Cox sito in via Conchetta, 18 si terrà alle ore 21,00 la presentazione dei lavori vincitori del concorso La Milano Noir e Giald.

Nero, giallo e popolare per raccontare Milano attraverso letteratura di genere, cabaret, racconti orali, film e musica. Da Gadda e Scerbanenco ai nuovi autori. Perché oggi, la letteratura gialla, noir e di genere è ancora capace di far vedere, conoscere, capire, come in un'indagine sociologica d'altri tempi, la nera realtà che ci circonda. Una realtà fatta di esclusione (l'abominio dei CIE e la non-vita delle “non-persone” migranti), di “democrazia criminale”, di mineralizzazione e cementificazione anti-biotiche (alla lettera), di scomparsa del genius loci della città (“Me ciami Brambilla e fu l'uperari”) e di perdita dell'anima. Humour nero come registro stilistico adeguato per raccontare questa Milano nera. Rinnovate esperienze e pratiche di lotta, anch'esse gravide di narratività, come albori del rischiaramento.

Ecco il programma della serata:

- Anteprima del libro noir su Milano, Quello che brucia non ritorna

di Matteo Di Giulio (Agenzia X)

- A seguire verranno presentati i lavori scelti tra quelli arrivati per il concorso: suoni, parole, immagini sulle 12 variazioni del nero di Milano

Partecipano: Paolo Binni, Bettina Bartalesi, Serena Porrati, Aldo Amicucci, Riccardo Avesani, Guido Rolando, Federico Rizzo, Federico Tinelli, Andrea Lenin, Chiara Balsamo, Federico Bovo, Nelson Corallo, Vincenzo Pandolfi, Rosanera, Gert l’infame, Ratzo, GGTarantola, Fanny Molteni, Paolo Rabaudi, Andrea Guerra, Paola Varalli, Antonella Grieco, Marika Battarola, Jerrinez, BSimo, Paolo Pasi, Lucciole, Vito Manoleo Roma, Gianluca Angioi, Giovanni Pirelli, Pear lady Snowhite, Pietro Dossena, Giuseppe Apolito, Francesco Gallone, Titta Raccagni, Alessandro Nebbia.

http://cox18.noblogs.org

 

Milano nera.

Nera come la magia nera del capitale fittizio (finanza, rendita immobiliare e saccheggio sans phrase) che domina la sua economia al punto di averne fatto la propria nave ammiraglia.

Nera come i buchi neri lasciati nel tessuto sociale urbano dalla distruzione dei quartieri storici e dalla deindustrializzazione seguita alla guerra sporca combattuta (e vinta) contro gli operai e la loro durezza.

Nera come la pelle nera (olivastra, gialla o comunque coloured) delle sue nuove plebi, quel “popolo degli abissi” che, per poterne spremere il sudore fino all'ultima goccia, viene clandestinizzato, controllato dai militari nelle strade e sottoposto al ricatto dell'espulsione. Nera come l'anima di chi ci comanda (mafia e 'ndrangheta ormai la fan da padroni in quella che un tempo amava autorappresentarsi come la “capitale morale” d'Italia; del resto, già allora, questa pretesa moralità altro non era che una gran banfata).

Nera come i fazulet (foera di ball!) del Ventennio e i craponi pelati d'oggigiorno.

Nera come il catrame misto tondinovetrocemento metastatizzatosi fino a diventare una metropoli senza confini, blob che ingloba e soffoca il suo intorno, mostruosa abolizione coatta e monocorde (invece che creativo e dialettico superamento) delle tradizionali differenze tra città e campagna.

Nera come la cronaca che spettacolarizza canagliescamente, senza saperla né raccontare né comprendere, la ciclotimia euforico-depressiva di questa metropoli senza confini, i cortocircuiti delle passioni tristi, le fobie aggressive, la psicopatologia del non-vissuto quotidiano, la violenza repressa.

Nera come lo sprofondo esistenziale che coglie il precario, l'“uomo flessibile” just-in-time, uso a lavorar servendo, al termine delle sue spericolate ancorché improbabili acrobazie surfistiche per non cadere nel gorgo della povertà conclamata e del disconoscimento.

Nera come l'abito-divisa delle torve torme di addetti alla security che vegliano gli accessi ai suoi sberluccicanti Antri del Vuoto.

Nera come la voragine della galera che ti uccide per pochi grammi di droga.

Nera come il sangue di Abba rappreso sull'asfalto.

Nera perché rosa dalla necrosi.