Nel precedente articolo di questa rubrica abbiamo incontrato “La svastica sul sole”, romanzo di fantascienza ucronica di Philip K. Dick che racconta cosa sarebbe successo se la Seconda guerra mondiale fosse stata vinta da tedeschi e giapponesi. La narrazione però avviene a giochi fatti, quando cioè la guerra è finita: cosa succederebbe se un libro del genere, che racconti cioè gli sviluppi di una guerra futura, venisse letto... prima che quella guerra anche solo si prospetti? Un’eventualità del genere è ovviamente impossibile, ed è quindi un lavoro per... un cacciatore dell’impossibile!

Nel 1997 la collana Crimini&Delitti delle Edizioni EL dà alla luce “Cacciatore dell’impossibile”, la prima avventura del personaggio seriale creato da Andrea Carlo Cappi. Il protagonista è il Cacciatore di Libri che si ritroverà in molti altri racconti dello stesso autore, ma in questa sua prima avventura è ancora un normalissimo liceale ignaro del proprio futuro. Quando un giorno un professore del suo liceo gli infila di nascosto un libro nello zaino, per poi morire colpito da un “ombrello bulgaro” (che nasconde un proiettile avvelenato), il futuro del protagonista prende una piega del tutto imprevista: è il suo primo contatto non solo con un complotto internazionale, ma addirittura con un libro... che viene dal futuro!

«Non capivo cosa fosse, né da dove arrivasse. All’esterno aveva l’apparenza di un quaderno dalla copertina uniformemente azzurra, senza titolo, mentre all’interno sembrava l’ultimo capitolo di un libro, rilegato autonomamente. Nella prima pagina erano riportati autore e titolo: Anatoli Kaminsky, Storia del XX secolo. Nel frontespizio si leggeva invece: “Capitolo XXXI: Gli anni Ottanta e la liberazione dell’Europa occidentale”.»

Alessandro Cacciatore (questo il nome posticcio inventato dal protagonista lì per lì) si trova quindi per le mani un libro stranissimo: l’azione si svolge nel 1981, eppure il libro racconta con dovizia di particolari avvenimenti che svolgeranno non solo durante quel decennio, ma addirittura negli anni ’90: com’è possibile? Inoltre si parla della caduta dell’Europa sotto un regime dittatoriale per nulla invidiabile: «Nemmeno un George Orwell con la gastrite sarebbe riuscito a concepire uno scenario così pessimista.»

Le vicende rocambolesche del romanzo breve porteranno il protagonista a vivere avventure incredibili e stupefacenti: «Non capivo più niente. Avevo cominciato col trovarmi coinvolto in un giallo, poi ero stato sbalzato in piena fantascienza e adesso mi ritrovavo in mezzo a una storia di spionaggio.» Agenti del KGB, infatti, sono disposti a tutto per mettere le mani sul libro di Kaminsky, ma rimane il mistero: com’è possibile l’esistenza di un libro che racconti eventi futuri come già avvenuti?

«Ho letto una storia simile in un romanzo di Dick», è il commento del protagonista, ma stavolta non c’entra né la fantascienza né l’ucronia. “Storia del XX secolo” altro non è che materiale propagandistico preparato ad hoc da storici sovietici che, in attesa di un’offensiva su larga scala, stanno preparando già i “libri di storia scritti dai vincitori” per risparmiare tempo in seguito. Questo però non rende il libro meno pericoloso, e nelle sue roboanti e divertentissime avventure, Alessandro dovrà farsi aiutare anche da un suo amico poco pacifico: «Valentino portò la mano alla tasca dei pantaloni e ne estrasse un piccolo coltello, che aprì silenziosamente. Il suo sangue freddo era ammirevole, ma cominciavo a chiedermi quali fossero i suoi passatempi fuori dall’orario scolastico.» Si tratta del personaggio del “killer letterario” protagonista del racconto “Tutti i diritti riservati” di Matteo Curtoni (che abbiamo incontrato in un precedente numero di questa rubrica, nel quarto speciale dedicato agli pseudobiblia in giallo), prestato a Cappi in un delizioso gioco letterario.

 

Andrea Carlo Cappi
Andrea Carlo Cappi
Il Cacciatore di Libri sarà protagonista di altre gustosissime avventure, piene di azione e pseudobiblia, e di cui torneremo a parlare in questa rubrica.

In occasione della presentazione qui della prima avventura di questo personaggio, abbiamo incontrato Andrea Carlo Cappi e gli abbiamo chiesto di raccontarcene la genesi.

Come nasce il personaggio del Cacciatore di Libri (anche se qui è ancora dell’Impossibile)?

È nato inconsciamente nel 1992, quando alla Libreria del Giallo di Milano incontrai un signore che lo fa veramente. In quel momento coniai la definizione “cacciatore di libri”, ignaro del fatto che nel frattempo Arturo Pérez-Reverte dava vita a Lucas Corso, il cazador de libros de “Il Club Dumas” [che sarà protagonista di un futuro articolo di questa rubrica. N.d.R.], quello che ne “La nona porta” di Roman Polanski è stato interpretato da Johnny Depp.

L’anno dopo usciva ne “Il Giallo Mondadori” il romanzo di John DunningLa morte sa leggere” in cui il termine inglese book-scout viene tradotto proprio “cacciatore di libri”: non so se la mia definizione sia rimbalzata dalla Libreria alla redazione, visto che all’epoca a capo di entrambe c’era Gian Franco Orsi.

Proprio nel 1993, quando la Libreria del Giallo passò sotto la gestione completa di Tecla Dozio, che già se ne occupava da tempo, cominciai a lavorare io stesso come cacciatore di libri al suo servizio e scrissi il primo racconto della serie, pubblicato in appendice al “Giallo” nel 1994. La mia tenuta di lavoro era identica a quella del personaggio, con tanto di Borsalino in testa. Quando uscì il primo racconto, in realtà avevo già pronti gli episodi successivi... La serie era nata.

 

La quarta di copertina afferma che questo è il tuo «primo romanzo»: è vero?

Verissimo. Il primo romanzo... pubblicato. Anche se per qualche tempo sul “Giallo” non uscivano più i racconti in appendice, la serie continuava su vari giornali e riviste e mi era venuta l’idea per una storia che poteva essere ambientata solo nel 1981, quando il Cacciatore, mio coetaneo, aveva 17 anni. Così, quando nel 1996 ho incontrato una curatrice di E-Elle che stava preparando una collana di thriller per teenager, le ho proposto il romanzo, che è uscito nella primavera del 1997. Poco dopo ho scritto la prima versione di “Morte accidentale di una lady” [Il Minotauro 1997; Alacrán 2005; ristampato nel 2007 nella collana Segretissimo Presenta con il titolo “Ladykill”], il primo romanzo lungo con Carlo Medina, e nel 1998 il sequel di “Cacciatore dell’impossibile”, imperniato sulle scottanti memorie del “vero” assassino di Kennedy: “Cacciatore di intrighi”, in cui il protagonista ha poco meno di 18 anni.

 

Come hai avuto l’idea per il libro “Storia del XX secolo”?

Da tre elementi. Primo, un articolo su “Time” (credo dei primi anni ’90) in cui si raccontava di come l’URSS avesse preparato non solo i piani di invasione dell’Europa occidentale, ma anche tutto il supporto logistico per il dopo-invasione; ho pensato che sarebbe servito anche un manuale di storia “scritta dai vincitori” per indottrinare le nuove generazioni. Secondo: la notizia che un editore che aveva sede nella via in cui abitavo era finanziato dal KGB; potevo avere incrociato sotto casa agenti sovietici con valigette piene di soldi. Terzo: un mio amico che faceva il barbiere a Maiorca mi aveva raccontato di come nel 1981 avesse fatto un taglio di capelli a un turista turco... che una settimana dopo era apparso in televisione come tentato killer del papa; ogni tanto un pezzo di storia ci può passare più vicino di quanto noi crediamo. E... be’, quarto: il desiderio di scrivere una storia che potesse essere al tempo stesso una spy-story senza elementi fantastici e un romanzo di fantascienza sui paradossi temporali, di cui “Storia del XX secolo” è l’utile McGuffin [termine ideato da Hitchcock per indicare un espediente che dia dinamicità alla trama].

Il suo autore, Anatoli Kaminsky, deriva il suo nome da...?

Stuart M. Kaminsky
Stuart M. Kaminsky
Ebbene sì, il cognome viene da uno dei miei giallisti americani preferiti, Stuart M. Kaminsky, scomparso pochi mesi fa [9 ottobre 2009]. Quando ho scritto il romanzo non immaginavo che poi sarei diventato suo traduttore, amico e per qualche tempo suo editore italiano.

Come mai hai preso in prestito da Matteo Curtoni il personaggio di Valentino il killer?

Quando ho scritto il romanzo, Matteo e io ci vedevamo spesso e tra una birra e l’altra ci raccontavamo le nostre storie in lavorazione. Così è stato naturale che un personaggio passasse da una storia all’altra!

In futuro il Cacciatore di Libri tornerà ad esser protagonista di un tuo romanzo?

Chissà... Negli ultimi dieci anni mi sono dedicato a lui con minore frequenza: è apparso solo in tre nuovi racconti... e mezzo (un frammento di una storia più lunga e non ancora scritta, apparso su “Urban” senza la parola Cacciatore nel titolo, ma io so che il protagonista è lui e che dev’essergli successo qualcos’altro, quella sera...); appare in un romanzo breve ancora da sistemare che dovrebbe servire da raccordo tra le storie degli anni ’90 e quelle successive; e ha fatto un cameo nel mio romanzo a puntate di Martin Mystère “Il codice dell’Apocalisse”. Non fa più propriamente il Cacciatore di Libri, ha passato quasi tutti i suoi clienti a un collega più anziano (apparso in un’avventura a fumetti di Martin Mystère) e si dedica a un altro mestiere che ho praticato a lungo anch’io, il consulente per case editrici. In realtà, essendo un mio alter ego ancora di più di qualsiasi altro mio personaggio, ha sofferto un po’ delle vicissitudini che ho attraversato in tutto il primo decennio degli anni 2000. Ma i lettori se lo ricordano e mi chiedono spesso di farlo tornare in azione. Sono sicuro che, quando sarà pronto, me lo farà sapere...